Governo
Bramini e la speranza del cambiamento
Le foto di Bramini ed il suo volto sono entrate nelle case degli italiani, perché la grande stampa e le televisioni si sono finalmente interessate della sua atroce storia: un sano imprenditore che ha crediti nei confronti dello Stato per oltre 4 milioni di euro e viene dichiarato fallito. Non solo: per salvare la sua azienda e non licenziare le sue maestranze ha ipotecato con un finanziamento la sua casa, ma non è riuscito a scontare i suoi debiti e la macchina infernale della giustizia occhiuta lo ha cacciato via dalla sua abitazione, senza attendere neppure l’aggiudicazione di un terzo, perché oggi le leggi sono a favore delle banche.
Infatti un custode ha poteri più incisivi di un ufficiale giudiziario: il 18 maggio scorso si è compiuto un’altra ingiustizia di Stato: Bramini è stato scaraventato fuori con tutta la sua famiglia, per mano di quei funzionari e magistrati pagati da quello stesso Stato che lo ha fatto fallire, perché non ha onorato i suoi debiti. Ecco il crimine: come mandare un innocente in galera, come sparare un ambasciatore di pace.
Bramini è lo scandalo dell’applicazione della legge che non soppesa, che non valuta tutti gli interessi in gioco.
Si, perché quei magistrati che lo hanno cacciato via non hanno voluto saperne del suo passato, di imprenditore retto che diventa insolvente, in quanto la Pubblica amministrazione è corrotta, non paga, è lenta, elefantiaca, costituita da una burocrazia fatiscente nella sua mole catrafatta.
Bramini ora è la figura, il segno indelebile di un cambiamento.
Ricorda l’affare Dreyfus quando andò in galera un innocente e la Francia si pentì per mano di un grande intellettuale Émile Zola che scrisse il famoso J’accuse: “Ed è volontariamente che mi espongo. Quanto alle persone che accuso, non le conosco, non le ho mai viste, e non nutro contro di esse né rancore né odio. Per me sono soltanto entità e spiriti di malvagità sociale. E l’atto che compio oggi non è che un mezzo rivoluzionario per sollecitare l’esplosione della verità e della giustizia. Non ho che una passione, quella della chiarezza, in nome dell’umanità che ha tanto sofferto e che ha diritto ad essere felice“.
Bramini per la sua orrenda e devastante storia, simile a quella di molti altri espropriati di Stato per mano di banche che spesso si muovono per crediti usurari, oggi è stato chiamato come consulente nel nuovo governo, proprio da Di Maio, affinché non si ripetano storie come la sua.
È questo che ci auguriamo: leggi che diano dignità al debitore, ai suoi interessi, alla sua libertà.
Bramini rappresenta la povera gente ed il suo volto solcato da rughe nodose è quello di un uomo onesto e dignitoso che pone se stesso al servizio di tutti.
Speriamo che accada, che sia così: un cambiamento che si realizzi davvero.
Monica Pagano, Favor Debitoris
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