Germania
Caro casa, Berlino prova a resistere
Berlino è sempre più attraente per giovani internazionali. È già una città globale, ma quasi sicuramente lo diventerà sempre di più per l’apertura mentale, l’offerta culturale e i servizi offerti. I flussi migratori (dall’Unione europea e non) hanno già rivoluzionato il mercato immobiliare della capitale tedesca, la città che fino a pochi anni fa era definita dai politici locali “povera, ma sexy”. Con il confluire di persone e fondi internazionali, la popolazione storica però si è ribellata. La città vuole conservare la propria natura trasgressiva. O meglio: vuole mantenere la composizione multiculturale e promuovere una maggiore forma di solidarietà nei confronti deli residenti storici.
Mentre l’attenzione mediatica era focalizzata sul voto federale, Berlino votava infatti per un referendum non vincolante che chiedeva la confisca degli appartamenti detenuti dalle società immobiliari con un portafoglio di oltre 3.000 appartamenti. Il referendum non implica la confisca automatica, soprattutto non alle condizioni richieste, ma obbligherà sicuramente il Senato di Berlino a discutere come calmierare l’aumento degli affitti.
IL PROBLEMA: POCHE OPZIONI
“Circa l’84% dei residenti vive in una casa in affitto,” spiega Wibke Werner, responsabile dell’associazione per la tutela degli inquilini Berliner Mieterverein. Questa percentuale è decisamente più alta rispetto alla media nazionale (54%). Da ricordare poi che la Germania è il paese europeo con la minore percentuale di persone che vive in una casa di proprietà. In poche parole, molte persone sono in affitto, molte di più che nel resto del Continente.
“Nell’ultimo anno 19.000 nuovi appartamenti sono stati costruiti. Ma abbiamo in totale 1,9 milioni di appartamenti e 3,7 milioni di abitanti. Durante la pandemia non siamo aumentati, ma normalmente arrivano a Berlino sempre più persone che cercano un appartamento. Quindi la domanda è maggiore dell’offerta. Non abbiamo abbastanza appartamenti, soprattutto appartamenti a prezzi convenienti o accessibili. Si tratta circa di 100.000 appartamenti che mancano in questo segmento,” aggiunge Werner.
Gli affitti poi continuano ad aumentare. Secondo dati pubblicati da Statista, rispetto al 2° trimestre del 2016, gli affitti sono aumentati di circa il 22,3%. L’aumento dei prezzi delle case in vendita è ancora più sostenuto.
PROBLEMI LOCALI
È quindi facile capire il risultato del referendum: circa il 56% ha votato a favore dell’iniziativa, rispetto al 39% contro. Molti non si aspettavano questo risultato, almeno non queste percentuali.
Nel quartiere poi simbolo di Berlino, Kreuzberg, questa percentuale è stata ancora più alta. “Friedrichshain-Kreuzberg ha votato il 72% a favore nel referendum, di gran lunga la cifra più alta di tutti i quartieri di Berlino,” spiega a Gli Stati Generali Ralf Hutter, giornalista freelance e residente di Kreuzberg.
Hutter spiega che Kreuzberg è particolarmente attraente per le persone e le imprese. “Molti i negozi al dettaglio, molta la vita nelle strade. Kreuzberg è stato attraente e famoso per decenni, più di altri quartieri. Vivo dove ad altre persone piace andare in vacanza e fare festa. Allo stesso tempo, Kreuzberg è sempre stato un quartiere relativamente povero.” Hutter vive in un condominio di proprietà di un gigante immobiliare.
Google ha annunciato due mesi fa che avrebbe investito 1 miliardo di euro (1,2 miliardi di dollari) in Germania nei prossimi nove anni per espandere i datacenter e garantire forniture di energia rinnovabile per farle funzionare. A Berlino-Brandeburgo è in via di sviluppo il progetto Google Cloud. Negli ultimi mesi diverse società hanno annunciato investimenti nella zona, incluso Tesla.
Il prezzo delle case in Germania, a Berlino e soprattutto a Kreuzberg continua insomma ad aumentare. L’aumento dei prezzi è un fenomeno che continua dal 1995, con un’intensificazione negli ultimi 10 anni. Questo, secondo Hutter, è dovuto anche al fatto che il mercato immobiliare tedesco negli ultimi anni sia “sempre più nelle mani di società immobiliari che stanno diventando sempre più grandi. In parte è dovuto anche al fatto che società internazionali stiano investendo sempre di più e si aspettino un certo tipo di ritorno sull’investimento.”
RIPERCUSSIONI IN GERMANIA
Nonostante questa natura sicuramente locale, il referendum ha anche un valore federale, se non europeo, perché potrebbe spingere altre città, in primis tedesche, a misure analoghe.
“A maggio, l’iniziativa referendaria ha organizzato un fine settimana in cui molti sono venuti da molte altre città per aiutare a raccogliere le firme. Queste persone hanno poi anche partecipato a dei seminari sull’argomento. A quel tempo si diceva che alcune città stessero considerando di lanciare un’iniziativa analoga se il referendum berlinese avesse avuto successo,” dice Hutter, sostenendo che l’esproprio richiesto nel referendum è una delle ultime misure a disposizione.
A metà aprile la Corte costituzionale federale si è pronunciata sul Mietendeckel, la legge sul tetto degli affitti introdotta dal Senato di Berlino, sostenendone la nullità. La legge congelava di fatto gli affitti dalla fine di febbraio 2020, per un periodo di 5 anni, permettendo solo un aumento dell’1,3% a partire dal 2022.
LE ORGANIZZAZIONI ATTIVE CONTRO IL CARO CASA NON MANCANO
Sono decine le organizzazioni che lottano il caro casa in Germania e soprattutto a Berlino e Amburgo, entrambe città a maggioranza di centro-sinistra.
“Il rapido aumento degli affitti, la costante riduzione del numero di unità di edilizia sociale sono tra i fattori che stanno portando a un forte aumento dell’ingiustizia sociale e di conseguenza delle tensioni sociali. I senzatetto stanno crescendo enormemente. L’alloggio è diventato di nuovo una questione sociale molto centrale. Gli alloggi stanno ancora una volta dividendo la società in due classi,” commenta una portavoce dell’associazione Stoppakelius.
Akelius è una delle società immobiliari più grandi che, però, ha recentemente annunciato la vendita del suo intero portafoglio in Germania, Svezia e Danimarca. L’acquirente è il gruppo immobiliare Heimstaden.
Stoppakelius spiega che il tessuto sociale sta cambiando e che questo avrà delle ripercussioni negative anche sulla città più in generale. “Artisti che hanno reso la città interessante devono trasferirsi perché non riescono più a trovare case a prezzi accessibili. Le famiglie non possono avere figli perché non possono permettersi appartamenti più grandi… Allo stesso tempo, molti appartamenti sono vuoti per la maggior parte dell’anno perché sono usati come seconde case da persone ricche che passano solo poche settimane all’anno a Berlino.”
Le ripercussioni sono tali che gli affittuari non possono permettersi neanche di trovare degli appartamenti più piccoli di quelli di cui dispongono. Questo è per esempio il caso delle persone anziane con contratti di affitto a tempo indeterminato. Si ricordi per esempio che la proprietà privata di fatto non esisteva nella Germania Est e che i residenti vivevano appunto in affitto. L’affitto era molto basso e non comportava rischi di impoverimento.
“Le persone anziane in particolare, spesso vivono in appartamenti che sono diventati troppo grandi per loro dopo che i loro figli sono andati a vivere da soli. A volte usano solo metà dell’appartamento e chiudono a chiave le altre stanze. Vorrebbero trasferirsi, ma non riescono a trovare appartamenti più piccoli e adatti, ad un prezzo simile. Tutti gli affitti nei nuovi contratti sono molto più cari. Così rimangono nei grandi appartamenti e i giovani le famiglie vivono in modo molto angusto perché non riescono a trovare un’abitazione più grande a prezzi accessibili. A causa di queste circostanze, la disperazione della gente sta crescendo, come anche la rabbia e la resistenza.”
La logica non è logica insomma. “La ricerca egoistica del profitto da parte delle aggressive corporazioni immobiliari (come Akelius) ha distrutto definitivamente la fiducia nel libero mercato immobiliare. Il referendum rappresenta la possibilità di un intervento correttivo.”
La confisca richiesta nel referendum è prevista da un articolo della Costituzione tedesca che permette la socializzazione della proprietà, delle ricchezze naturali e dei mezzi di produzione in cambio di un indennizzo. Non ci sono però esperienze in merito: l’articolo non è mai stato applicato.
Stoppakelius spiega che lo scopo finale è di obbligare le società con più di 3.000 appartamenti nella capitale tedesca, società a scopo di lucro, a trasferire le loro partecipazioni a una struttura comune. “La maggior parte dei gruppi immobiliari privati con più di 3.000 appartamenti è rappresentata da società per azioni che rincorrono solo il profitto. Le cooperative e società immobiliari che sono già orientate al bene comune, come quelle delle chiese, non dovrebbero essere espropriate perché sono già finalizzate a realizzare un bene comune.”
Stoppakelius chiede che la nuova struttura sia nelle condizioni di arrivare al profitto, senza farsi influenzare unicamente dalle logiche economiche. Riconosce comunque il diritto alla compensazione nei confronti dei gruppi immobiliari.
“La compensazione dovrebbe essere al di sotto del prezzo di mercato, che è stato gonfiato dalla speculazione. Ma ciò che è decisivo è come i politici reagiscono ora. Ha il mandato per redigere una legge che attui la volontà del referendum.”
IL PRIMO CANDIDATO ALLA BUNDESTAG SENZA FISSA DIMORA
“Voglio dare l’esempio e continuare a lottare per l’inclusione del diritto umano di possedere la propria casa nella costituzione tedesca (Grundgesetz),” dice a Gli Stati Generali Thomas Lindlmair, il primo candidato al Parlamento tedesco senza una fissa dimora.
Lindlmair si è candidato con un partito finalizzato proprio a intervenire per fermare il caro casa. Non ha però ricevuto abbastanza voti.
“Non potrei finanziare una campagna elettorale. Inoltre, la gente non mi conosce ancora e gli adesivi che ho comprato con i miei – inesistenti – soldi sono stati consegnati troppo tardi e spesso sono stati strappati. Il risultato è stato chiaramente pessimo,” ha spiegato Lindlmair.
Lindlmair riporta di aver vissuto in diversi appartamenti che sono stati poi venduti. Sostiene che gli speculatori, i riciclatori di denaro e il denaro delle imprese criminali dominino il mercato immobiliare in questo momento.
“La maggior parte degli appartamenti sono stati venduti. Poiché c’è molto più denaro quando l’appartamento è vuoto, ho dovuto andarmene. La mia storia riempie libri interi,” spiega Lindlmair, aggiungendo che è possibile costruire molte più case popolari. “Ma dovrebbe essere un compito statale di interesse generale. Gli alloggi devono rimanere di proprietà dello Stato e del comune. Tutto può essere fatto – manca solo la volontà.”
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