Ambiente

Tutto quel che c’è da sapere sul caso Volkswagen

23 Settembre 2015

Volkswagen è al centro di uno scandalo mondiale legato alle sue automobili diesel. La casa automobilistica tedesca è accusata dagli Stati Uniti di aver messo sul mercato auto con sistemi che truccano i risultati di laboratorio sulle emissioni di sostanze inquinanti. Tutto questo, per far sembrare i risultati dei test anti-smog entro i limiti consentiti dalla legge americana. Le macchine interessate sono circa mezzo milione in America, ma potrebbero essere dieci volte di più e vendute in tutto il mondo. La scoperta dell’inganno messo in atto dalla società tedesca risale a molto tempo fa, ma la sua diffusione è avvenuta in modo improvviso, provocando il crollo del titolo in borsa (24 miliardi di euro bruciati in due giorni). Il rischio di una multa da 18 miliardi di dollari fa tremare l’azienda. A Wolfsburg si è riunito il presidio del Consiglio di sorveglianza di Volkswagen, alla presenza dell’amministratore delegato Martin Winterkorn. Quest’ultimo si è dimesso dalla posizione di ad della casa automobilistica, pur ribadendo la sua estraneità ai fatti. L’ex ad è indagato in Germania per lo scandalo. Volkswagen prova a voltare pagina con il nuovo amministratore delegato Matthias Mueller. Le azioni legali contro l’azienda tedesca da parte dei consumatori americani sono circa 80, si aggiunge anche quella di un investitore. Berlino obbliga Volkswagen a lavorare giorno e notte per cercare di risolvere il problema; l’Italia blocca le vendite dei modelli Euro 5. Secondo gli analisti i costi tecnici potrebbero ammontare a 20 miliardi di dollari.

Il trucco ideato da Volkswagen

Dal 2009 Volkswagen ha inserito un codice nelle centraline delle sue automobili diesel che rintraccia i movimenti dello sterzo e dei pedali di solito effettuati da chi svolge i test anti-smog. Se il software riconosce questo codice il sistema riduce le prestazioni del motore e altri parametri, facendo in modo che le emissioni risultino entro i limiti stabiliti dalla legge, ma falsando i risultati che riguardano i livelli effettivi dell’inquinamento su strada.

Le indagini sul diesel-gate

Come spiegato bene da Il post, i controlli sono stati evitati per un lungo periodo, fino al momento in cui un gruppo indipendente che si chiama International Council on Clean Transportation ha eseguito ricerche per comprendere come mai i risultati dei test di laboratorio su alcuni veicoli diesel Volkswagen fossero diversi rispetto ad altre prove eseguite su strada. I ricercatori della West Virginia University hanno così scoperto che su strada una Wolkswagen Jetta emetteva ossido di azoto da 15 a 35 volte in più rispetto al livello consentito dalla legge. La VW Passat ne produceva invece da 5 a 20 volte di più. Nel maggio del 2014 l’EPA (l’agenzia federale statunitense per la protezione dell’ambiente) ha chiesto all’azienda tedesca di indagare e risolvere questo problema. Volkswagen disse di aver rimediato, ma i successivi test non confermarono la dichiarazione.

Le accuse nei confronti della società tedesca

L’Epa lo scorso luglio ha chiesto a Volkswagen di dare una spiegazione in merito a risultati di alcuni test sulle emissioni effettuati su automobili messe sul mercato e poi vendute dal 2009 al 2015. I risultati in questione erano diversi rispetto a quelli ottenuti da prove precedenti. I test riguardavano Passat, Golf e Audi A3. La società, dopo essersi giustificata dietro a presunti e improbabili problemi tecnici, ha ammesso la falsificazione dei test anti-smog. L’agenzia Epa venerdì 18 settembre ha accusato formalmente Volkswagen di aver usato il sistema per falsificare i test sulle emissioni dei veicoli su Jetta 2009-2015, Beetle 2009-2015, Audi A3 2009-2015, Golf 2009-2015 e Passat 2014-2015.

Le scuse dell’amministratore delegato di Volkswagen e la nomina di Muller

Dopo aver diffuso lunedì 21 settembre un comunicato con il quale Volkswagen si scusava per aver tradito la fiducia dei clienti ma senza fornire grosse spiegazioni, l’Epa sosteneva già che l’azienda avesse ammesso la colpevolezza. La società ha quindi ammesso di aver truccato le automobili per superare i controlli dei test anti-smog. Martedì 22 settembre l’ad Martin Winterkorn si è scusato “per la cattiva condotta della compagnia” attraverso un videomessaggio e promettendo maggiore trasparenza. Molti però si chiedono se Winterkorn e i suoi fossero al corrente della truffa. E’ emerso inoltre che lo scandalo riguarda non solo il mezzo milione di auto vendute in America ma quasi 11 milioni di vetture vendute anche in Europa. Le vendite dei modelli finiti sotto accusa sono state bloccate. In Germania sono 2,8 milioni i veicoli truccati.

Volkswagen potrebbe essere costretta al pagamento di una multa da 18 miliardi di dollari. Il titolo del gruppo in Borsa ha perso fino ad un quinto del suo valore. Dopo le dimissioni di Winterkorn, VW prova a voltare pagina con il nuovo amministratore delegato Matthias Muller, che promette rigore e la massima trasparenza. Intanto, secondo quanto riporta l’AP, l’ex ad Winterkorn è indagato in Germania. Ad aprire l’inchiesta sarebbe stata la procura tedesca di Braunschweig, in Bassa Sassonia, che si concentrerà sulle “accuse di frode nella vendita di auto con dati sulle emissioni manipolate”.

I primi licenziamenti 

Secondo quanto riferito da Reuters, Volkswagen ha sospeso i capi dell’area ricerca e sviluppo del proprio brand principale VW, e di Audi e Porsche. Il consiglio di sorveglianza aveva fatto sapere venerdì che un certo numero di dipendenti rischiano il posto di lavoro, in attesa di ulteriori chiarimenti sullo scandalo emissioni.

La reazione di Berlino

Il governo tedesco, che secondo il giornale Die Welt era al corrente delle tecniche usate da Volswagen per truccare i risultati dei test anti-smog, attraverso il ministero dei Trasporti ha istituito una commissione di inchiesta per fare chiarezza. Angela Merkel e il ministro Dobrindt hanno respinto le accuse mosse da Die Welt. Il portavoce del ministero dell’Ambiente Andreas Kubler ha dichiarato: “Ci attendiamo dai costruttori automobilistici informazioni affidabili, affinché la Kba, l’autorità competente, possa verificare se manipolazioni comparabili abbiano avuto luogo anche in Germania o in Europa”.

L’ultimatum di Berlino

Da Berlino è arrivato un ultimatum a Volkswagen. La società è obbligata a lavorare ventiquattro ore su ventiquattro per cercare di trovare una soluzione al problema dei software che truccano le emissioni in sede di test di omologazione. Entro 10 giorni le automobili diesel devono essere in linea con gli standard di emissioni. L’Ufficio automobilistico federale tedesco (KBA) ha dato tempo fino al 7 ottobre al gruppo di Wolfsburg per rispettare i parametri nazionali. Se il termine non verrà rispettato, ha annunciato la Bild nella sua edizione della domenica, la KBA ritirerà il permesso alla circolazione, vietando di fatto alle auto coinvolte di essere vendute o anche solo di viaggiare nel Paese.

Cosa dice l’Unione Europea

L’Ue, accusata anch’essa da Die Welt di essere al corrente della truffa operata da VW, attraverso la portavoce dell’esecutivo comunitario Lucia Caudet fa sapere che Bruxelles sapeva che generalmente i test in laboratorio sulle emissioni auto potevano non fornire una rappresentazione adeguata e precisa come quella in condizioni di guida reali: per questo motivo dal primo gennaio 2016 si passerà ai test su strada. Tutti i 28 stati membri sono stati esortati dalla portavoce a “compiere le indagini necessarie e a riferire alla Commissione Ue che discuterà con loro come coordinarle al meglio e faciliterà lo scambio di informazioni”. Germania, Francia e Italia hanno già avviato le indagini.

Il coinvolgimento di Audi nello scandalo emissioni

Molti modelli Audi sono coinvolti nello scandalo sulle emissioni truccate, con 2,1 milioni di auto nel mondo dotate del software sotto accusa. A rivelarlo alla Bloomberg è il portavoce Juergen de Graeve. I modelli incriminati sono A1, A3, A4, A5, A6, TT, Q3, Q5. Tra questi veicoli 1,42 milioni sono motori Euro5 che circolano nell’Europa Occidentale, 577 mila sono in Germania e quasi 13 mila negli Stati Uniti.

L’Italia sospende le vendite

Con una lettera inviata e riservata ai concessionari, Volkswagen ha bloccato in via precauzionale la vendita dei modelli ai auto Euro 5, col motore diesel EA 189 sotto accusa.

Le class action

In America sono circa 80 le azioni collettive legali già presentate nei 50 Stati contro Volkswagen.

Le azioni legali degli investitori

Secondo quanto riporta Bloomberg, ci sarebbe la prima causa legale da parte di un azionista in Virginia, un fondo pensionistico del Michigan che sostiene ci sarebbe stata una frode ai danni degli investitori: questi ultimi hanno infatti investito nell’azienda straniera che con una valutazione gonfiata dalle bugie raccontate negli Stati Uniti sui test anti-smog.

L’analisi del Guardian sull’emissione di sostanze nocive

Secondo il quotidiano The Guardian le 482mila vetture diesel Volkswagen e Audi vendute negli Stati Uniti, stando a quello che dice l’Epa, avrebbero emesso tra le 10mila e le 41mila tonnellato di gas tossici all’anno, in base al chilometraggio medio americano. Se i calcoli si estendono agli 11 milioni di automobili vendute in tutto il mondo, VW potrebbe dover dare conto di emissioni stimate tra le 230mila e le 950mila tonnellate di ossidi di azoto all’anno. In Europa sono state vendute moltissime automobili diesel.

Ossidi di azoto

Gli ossidi di azoto sono generati dai processi di combustione, qualunque sia il combustibile usato. I gas di scarico degli autoveicoli contribuiscono pesantemente all’inquinamento atmosferico da ossidi di azoto e la quantità delle emissioni dipende dalle caratteristiche del motore e dalla modalità del suo utilizzo (velocità, accelerazione…). La produzione di NOx infatti aumenta quando il motore lavora ad elevato numero di giri (come arterie urbane a scorrimento veloce, autostrade…). La situazione a livello atmosferico peggiora d’inverno, quando aumentano le sorgenti di emissione, come gli impianti di riscaldamento. Si tratta di gas irritanti per le mucose e responsabili di specifiche patologie a carico dell’apparato respiratorio (bronchiti, allergie, irritazioni). Tra gli effetti ambientali è da annoverare il contributo degli ossidi di azoto sia alla formazione del particolato secondario sia al fenomeno delle piogge acide, causa di possibile alterazione degli equilibri ecologici ambientali.

Le nuove indagini

Il 2 ottobre il Financial Times rivela che l’Epa, autorità di controllo statunitense, ha messo sotto indagine 28 modelli prodotti e venduti negli Stati Uniti dalle principali case automobilitstiche del mondo, tra cui Mercedes, Land Rover, Chrysler e General Motors, per verificare se non siano state messe in atto violazioni analoghe a quelle che ha fatto esplodere il caso-Volkswagen. Nel frattempo, anche l’antitrust italiana e la procura della Repubblica di Parigi hanno aperto le indagini.

I controlli sui modelli di altre case automobilistiche in Italia 

Come negli Stati Uniti, anche in Italia si è deciso di far partire i controlli su altri modelli di automobili di case automobilistiche diverse da VW, per verificarne la completa legalità su dispositivi e test anti-smog. In un documento messo a punto dai tecnici del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e di cui il Sole 24 Ore è venuto in possesso, sono indicati i tempi e le modalità di questa operazione di controllo che dovrebbe concludersi nel maggio 2016. Sono quasi un milione e mezzo le automobili sotto la lente, circa il 73% dei veicoli Euro 5 diesel circolanti. Le auto controllate saranno però un migliaio e pescate tra Fiat Chrysler  (otto sotto osservazione: dal Freemont alla 500 fino alla Punto e alla Panda), Mercedes Nissan (dalla Classe A al QashQai), Renault, gruppo Peugeot Citroen, Bmw, Ford, Opel e Hyundai Kia.

Perquisite le sedi italiane di Volkswagen. La guardia di finanza ha eseguito perquisizioni nelle sede veronese di Volkswagen Group. La Procura di Verona ipotizza il reato di frode in commercio a seguito del globale scandalo emissioni. Tra gli indagati figurano Massimo Nordio, direttore generale e ad di Volkswagen Group Italia, e Luca De Meo con altri quattro manager in carica durante il periodo in cui sarebbe stato montato dalla casa tedesca su veicoli diesel euro5 un software per aggirare i controlli anti-smog. La guardia di finanza ha inoltre perquisito anche la sede di Lamborghini a Bologna.

Le parole del nuovo amministratore delegato Muller

“Usciremo dallo scandalo solo attraverso un percorso doloroso”, così ha affermato Matthias Muller, nuovo ad del gruppo Volkswagen, che ha preso il posto di Martin Winterkorn, dopo lo scandalo sulle emissioni. L’ad, che ha parlato per la prima volta dopo la sua nomina all’assemblea aziendale straordinaria di martedì mattina a Wolfsburg, di fronte a 20 mila lavoratori, ha annunciato di voler fermare i progetti aziendali non strettamente urgenti, e ha assicurati ai dipendenti un “rapido e brutale chiarimento”, cercando comunque di stimolare l’orgoglio aziendale di tutti. La commissione nominata dal ministero dei Trasporti e dall’Autorità federale tedesca per i trasporti ha invitato Volkswagen a sottoporre entro mercoledì 7 ottobre un piano vincolante per riportare le auto coinvolte entro i limiti di emissioni.

I conti di Volkswagen sono in rosso

E’ successo per la prima volta da 15 anni a questa parte: la casa automobilistica tedesca è andata in rosso nel terzo trimestre con una perdita netta di 1,67 miliardi di euro, dovuta al diselgate, a fronte dell’utile di 2,971 miliardi di euro di un anno fa. Si aspetta quindi un 2016 nero per i costi legali legati allo scandalo sulle emissioni. Volkswagen, che nel terzo trimestre ha già messo da parte 6,7 miliardi di euro di riserve per coprire i costi iniziali collegati allo scandalo, nel suo rapporto interno chiarisce che, in aggiunta a quanto già accantonato, “considerevoli oneri finanziari potrebbero sopraggiungere quando i rischi legali si cristallizzeranno”. La compagnia automobilistica inoltre prevede un utile operativo “fortemente in calo” a fine anno rispetto al 2014, anche se le vendite di automobili a livello globale dovrebbero raggiungere gli stessi livelli record dell’anno scorso e il fatturato è previsto in crescita “circa del 4%”.

Lo scandalo sulle emissioni si allarga. Il governo tedesco ha annunciato che tutti i modelli del gruppo Volkswagen saranno sottoposti a controlli. Intanto la casa automobilista ha fermato le vendite del suv Touareg e dei modelli Audi A6, A7, A8, Q5 e Q7 e la divisione nordamericana di Porsche ha deciso il blocco delle vendite dei modelli dal 2014 al 2016 della Cayenne diesel in Usa e Canada. L’Epa ha accusato Volkswagen di aver truccato il controllo sulle emissioni anche sui motori delle auto di grossa cilindrata. Secondo Bloomberg un ulteriore aspetto di allarme riguarda il fatto che per la prima volta nel problema vengono inclusi anche veicoli con motore a benzina.

 

 

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