Grandi imprese

Tim, accordo con i sindacati per l’uscita di 1.300 lavoratori nel 2021

11 Marzo 2021

Tim ha raggiunto con con i sindacati un accordo per l’uscita anticipata, su base volontaria, di 1300 persone che maturano i requisiti pensionistici entro il 2026.

L’accordo per la riduzione del personale è stato raggiunto in base all’articolo 4 della Legge Fornero, che fa leva sullo strumento dell’isopensione, lo stesso utilizzato nel precedente biennio, quando sono uscite dall’azienda, sempre su base volontaria, 2151 persone nel 2019 e oltre 2500 nel 2020. In totale parliamo quindi di 4.737 uscite. Aggiungendo le 1.300 concordate ieri si superano le seimila nell’ultimo triennio.

Le manifestazioni di interesse da parte dei dipendenti sono state sempre significative e nettamente superiori rispetto alle uscite finali. Il costo dell’operazione è completamente a carico dell’azienda e per i lavoratori si apre la possibilità di uscire con cinque anni e mezzo di anticipo.

L’accordo raggiunto con i sindacati rientra in un generale piano di riorganizzazione aziendale che, utilizzando come strumento di gestione il remix generazionale e professionale, permetterà a Tim di assumere giovani, abbassando l’età media (oggi di oltre 51 anni) e introducendo figure professionali specifiche necessarie all’innovazione ed alla digitalizzazione.

L’azienda sta puntando molto sulla formazione delle proprie persone attraverso la Tim Academy, uno spazio fisico e digitale con il quale diffonde e sviluppa nuove competenze in linea con la velocità del business, assicurando così sempre più competitività all’azienda e permettendo anche importanti progetti di riconversione professionale. Inoltre, dallo scorso anno la società ha avviato il progetto UniversiTIM, l’alleanza con le principali Università italiane che ha l’obiettivo di promuovere la ricerca tecnologica avanzata e lo scouting di nuovi talenti nel campo dell’innovazione. Il progetto prevede il sostegno finanziario alle borse di studio per dottorati di ricerca per gli anni accademici 2020-2023 sui temi chiave per la digitalizzazione: 5G, IoT, Big data, Intelligenza Artificiale e Cybersecurity.

L’accordo raggiunto da un lato guarda alle nuove professionalità e dall’altro alle nuove modalità di lavoro, su cui Tim ha fatto scuola con l’accordo sullo smart working raggiunto con i sindacati la scorsa estate. Sul tema Luciano Sale, direttore hr, organization & real estate director di Tim, spiega che l’aspetto positivo della crisi sanitaria, se se ne può trovare uno, «è sicuramente la fortissima spinta verso la digitalizzazione che ha contribuito a modificare prassi lavorative immutate da decenni. Ha aiutato le aziende ad abbattere le ultime barriere tecnologiche e culturali che limitavano l’accesso al lavoro agile, uno strumento che non può più essere considerato solo un elemento di welfare aziendale perché si è rivelato una preziosa garanzia di Business Continuity, di tutela della salute, di contributo a favore della sostenibilità ambientale e dell’economia del Paese. All’interno di Tim il lavoro agile era una prassi consolidata già prima della pandemia e l’emergenza ci ha portati ad estenderlo a quasi tutti i mestieri».

In questa fase emergenziale, peraltro, 36.000 persone del gruppo stanno lavorando da remoto e possono farlo grazie alla tecnologia e all’investimento formativo fatto per mettere ciascuno in grado di svolgere le proprie attività in modo diverso rispetto a prima. «Questa esperienza ci ha suggerito di prevedere modelli organizzativi capaci di coniugare gli aspetti positivi sia del lavoro in sede che di quello da remoto, garantendo sempre il diritto alla disconnessione, come anche quello all’inclusione. Con queste importanti consapevolezze è nato il nuovo modello organizzativo di lavoro agile di Tim che si basa sull’alternanza di lavoro dentro e fuori i locali aziendali»,prosegue Luciano Sale raccontando le due modalità previste per svolgere il proprio lavoro. «La prima prevede due giorni di lavoro da remoto e tre giorni presso la sede aziendale per ciascuna settimana. La seconda invece l’alternanza su base settimanale del lavoro da remoto e di quello in sede. Cambia anche il rapporto tradizionale con l’ufficio: non si lavorerá piu’ nella stessa stanza tutti i giorni, non si avrá piu’ una scrivania assegnata».

 

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.