Cina
Shein: l’orco cinese che cresce nell’ombra
Shein. Non è un nome familiare per chi ha più di 30 anni. Durante la pandemia, il suo basso profilo, il suo essere avvolto nel mistero, lo ha fatto diventare il più popolare rivenditore globale di moda ultraveloce[1], divinizzato dai teenager stretti dalla crisi economica. Nel giro di un paio d’anni Shein è arrivato all’apice del business dell’abbigliamento, facendo impallidire le grandi firme che, una dietro l’altra, rischiano di scomparire. Shein è un vero mistero. Non è possibile trovare online nessun numero di telefono, nessun indirizzo e-mail e non ha contatti con la stampa[2]. Anche l’anno di fondazione è enigmatico[3], come il nome del suo fondatore[4].
Eppure l’azienda cinese di fast fashion è riuscita a guadagnare redditività incredibile e visibilità internazionale a velocità tale da eclissare, in pochi anni, tutti i rivali globali come Primark e Amazon – nella distribuzione della moda online non ha più avversari[5]. È un’azienda di origine cinese con quasi 10’000 dipendenti e uffici in Cina, Singapore e Stati Uniti. La maggior parte dei suoi fornitori si trova a Guangzhou, la città portuale del Pearl River a 80 miglia a nord-ovest di Hong Kong[6]. Fondata nel 2008, con sede a Nanjing, si rivolge in modo mirato alla “generazione Z”[7], ovvero giovani nati tra il 1995 e il 2010[8], che come tutti hanno le stesse esigenze: appartenere all’onda ed essere unici – ma non hanno soldi da spendere. Per cui scelgono la fast fashion[9], ovvero la moda che cambia continuamente, ogni settimana, e pur essendo di produzione industriale dà sempre l’impressione di essere unici. Perché costa pochissimo, viene prodotta sfruttando i dipendenti[10], inquinando senza controllo[11] e rubando i prodotti esclusivi delle firme di moda più rinomate[12].
A metà degli anni 2000, la fast fashion è il paradigma dominante nella vendita al dettaglio[13] – da quando la Cina entra a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e si trasforma rapidamente in un importante centro di produzione di abbigliamento. Le aziende occidentali vi trasferiscono gran parte della loro produzione. È in quel periodo che il nome dell’amministratore delegato di Shein compare per la prima volta nei documenti aziendali: Xu Yangtian[14]. Personaggio sfuggente, non rilascia interviste. È impossibile reperire informazioni su di lui, non riempie i rotocalchi, non va sullo schermo, nessuno sa veramente chi sia[15].
È tra gli uomini più ricchi della Cina, ma è molto meno conosciuto di personaggi come Jack Ma di Alibaba o Pony Ma di Tencent[16]. Noto anche come Chris Xu, lo descrivono come un cinese-americano che ha studiato alla George Washington University[17], oppure come cinese nato nello Shandong nel 1984, che ha studiato alla Qingdao University of Science and Technology. Nel 2008 fonda un’azienda di e-commerce, la Nanjing Dianwei Information Technology[18], insieme a due soci, Wang Xiaohu e Li Peng. Xu e Wang possiedono ciascuno il 45% dell’azienda e Li il restante 10%.
La versione di Wang e Li
Wang conosce Xu nel 2008. I due decidono di avviare un’attività di marketing e di commercio elettronico internazionale. Wang si occupa dello sviluppo dell’attività e di alcuni aspetti finanziari, mentre Xu si occupa di una serie di questioni più tecniche, tra cui il marketing e l’ottimizzazione per i motori di ricerca. Nello stesso anno, Li tiene un discorso sul marketing online in un forum a Nanchino. Xu, un giovane esile, con un viso oblungo, si presenta e dice che sta cercando consigli commerciali. “Era un principiante”, dice Li. Ma Xu appare da subito tenace e diligente, così Li accetta di aiutarlo[20].
Xu invita Li a unirsi a lui e a Wang come consulente part-time[21]. I tre affittano un piccolo ufficio in un modesto edificio, con un grande tavolo e una manciata di scrivanie, non più di una dozzina di persone. All’inizio provano a vendere ogni tipo di oggetto, tra cui teiere e telefoni cellulari. Solo in seguito iniziano a vendere anche capi di abbigliamento[22]. I tre hanno una brillante idea. Se le aziende straniere si avvalgono di fornitori cinesi per produrre vestiti per i clienti all’estero, sicuramente un’azienda gestita da cinesi potrebbe fare lo stesso con maggior successo.
Acquistano singoli campioni di abbigliamento al mercato di Guangzhou. Poi elencano questi prodotti online e pubblicano inserzioni in lingua inglese su piattaforme di blogging come WordPress e Tumblr. Solo quando un articolo inizia a vendere effettuano un piccolo ordine all’ingrosso con un determinato grossista[23]. Con l’aumento delle vendite, Li inizia a studiare le tendenze online per prevedere quali nuovi stili potrebbero diventare popolari e fare ordini in anticipo. Utilizzano un sito chiamato Lookbook.nu per trovare giovani influencer occidentali, e gli inviano abbigliamento gratuitamente[24].
Per tutto questo tempo, Xu lavora a lungo, rimanendo spesso in ufficio anche dopo che gli altri sono andati a casa. Xu non parla molto, ma dice a Li di essere cresciuto in povertà nella provincia di Shandong. L’azienda cresce fino a contare circa 20 dipendenti, tutti pagati discretamente[25]. Ma un giorno, dopo più di un anno di attività, Wang si presenta in ufficio e scopre che Xu è scomparso. Alcune password aziendali sono state cambiate. Wang, chiama e manda messaggi a Xu senza ottenere risposta, poi lo cerca ovunque. Xu è sparito. Peggio ancora, Xu ha il controllo dei conti PayPal che l’azienda utilizza per ricevere i pagamenti internazionali[26]. Wang informa Li, poi paga le spese rimanenti dell’azienda e licenzia i dipendenti. In seguito, apprende che Xu ha continuato a operare nel settore dell’e-commerce senza di loro.
La scalata al successo
Nel marzo del 2011 Xu registra il sito web Shein-SheInside.com[28], che inizia vendendo abiti da sposa[29]. Nel settembre 2012 registra una società con un nome leggermente diverso da quello che ha fondato con Wang e Li, la Nanjing Dianshang Information Technology, di cui detiene una quota del 70%[30]. Nel 2013 Jafco Asia finanzia con 5 milioni di dollari l’azienda di Xu[31]. Nel 2015, l’azienda ottiene un altro investimento di 47 milioni di dollari.
Xu cambia il nome in Shein e sposta la sede da Nanchino a Guangzhou, per essere vicina ai fornitori[32]. Si concentra sul fast fashion dirigendosi sui mercati esteri ed inizia ad acquisire i rivali nel campo della moda[33]. Apre in sordina una sede negli Stati Uniti in una zona industriale della contea di Los Angeles e compra il sito Romwe[34], un marchio che, guarda caso, Li aveva creato con una fidanzata anni prima, e che ha lasciato prima che se ne impadronisca Xu. Nel 2019, secondo le stime di Coresight Research[35], Shein realizza vendite per 4 miliardi di dollari[36].
Nello stesso anno la holding pubblicitaria WPP, in collaborazione con Google, pubblica il rapporto “2019 BrandZ Top 50 Chinese Global Brand Builders” che mostra la predisposizione dei consumatori a scegliere un particolare marchio. Ogni marchio è presente in sette mercati esteri, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Giappone. Shein è tra i primi brand ad essere scelto[37], nonostante in Cina pochissimi ne abbiano sentito parlare[38]. Nel 2020, quando la pandemia distrugge l’industria dell’abbigliamento, le vendite di Shein continuano a crescere, fino a raggiungere i 10 miliardi di dollari nel 2020 e 15,7 miliardi di dollari nel 2021[39].
A luglio 2021, l’app di Shein diventa la più scaricata, con oltre 17,5 milioni di downloads, negli store Google Play e Apple. È il marchio più citato su TikTok[40], superando di gran lunga Netflix (che arriva secondo), tre volte più di McDonald’s e Starbucks[41]. Nell’aprile 2022, Shein riceve un finanziamento privato (non si sa da chi) per un valore compreso tra 1 e 2 miliardi di dollari[42]. Il marchio è oramai valutato 100 miliardi di dollari (91 miliardi di Euro)[43], vale a dire quanto Zara e H&M messi insieme[44]. Il prossimo obiettivo è diventare nel 2024 una società quotata negli Stati Uniti[45]. La sua crescita in questi anni è stata supportata da società di venture capital: in prima linea Tiger Global Management, Sequoia Capital China e General Atlantic[46].
L’ultima mossa è dello scorso febbraio. Reuters dichiara che Xu si è trasferito a Singapore, lasciando a Molly Miao la carica di rappresentante legale di Shein in Cina. Un passo importante per ottenere la cittadinanza: a Singapore c’è la sede di Roadget Business, gli operatori legali del sito web di Shein. Utile per aggirare la rigida e spesso imprevedibile regolamentazione cinese delle IPO offshore[47].
Come funziona Shein?
L’azienda si affida soprattutto al marketing digitale e ai blogger per convincere i teenager all’acquisto dei suoi prodotti[49]: un modo poco trasparente per invogliarli a comprare, e probabilmente funziona proprio per questa aura di segretezza. Il brand cinese non ha una propria identità o estetica, ma utilizza algoritmi e analisi dei dati per intercettare le mode dei vari Paesi e riproporle il più velocemente possibile nelle sue collezioni, spesso copiando esplicitamente le creazioni di stilisti, con una qualità decisamente più bassa. Il ciclo di vita di un articolo è brevissimo, i capi sono fatti per essere indossati poche volte, una sorta di obsolescenza programmata, per poi annoiare in favore della nuova collezione[50].
Il software utilizzato identifica rapidamente quali sono i capi più popolari e li riordina automaticamente; per i modelli con vendite deludenti, la produzione viene bloccata[51]. Lo stilista è inutile, al suo posto ci sono ingegneri e software sofisticati che consentono la produzione di abiti progettati per essere utilizzati una manciata di volte e destinati alla discarica[52]. Inizialmente Shein effettua un piccolo ordine (tra 50 e 100 pezzi). Se il prodotto piace viene quindi prodotto in serie su scala più ampia[53]. Gli abiti finiti vengono inviati agli enormi centri di distribuzione. Qui vengono smistati in pacchi per i clienti. Poi vengono spediti direttamente a casa delle persone negli Stati Uniti e in oltre 150 altri Paesi – al contrario di quanto fa la concorrenza, che spedisce enormi quantità di abiti in tutto il mondo su container, e si trova poi tonnellate di tessuti invenduti[54].
Non è l’unica azienda che effettua piccoli ordini iniziali con i fornitori, per poi riaggiornarli quando i prodotti hanno successo. Boohoo, il marchio britannico del fast fashion[55] messo in crisi dalla stessa Shein, contribuendo, copiandolo, alla diffusione di questo modello industriale. Ma l’azienda cinese ha un vantaggio rispetto ai concorrenti occidentali: mentre molti marchi internazionali, tra cui lo stesso Boohoo, si servono di fornitori in Cina, la vicinanza geografica e culturale di Shein le permette di essere più veloce.
Il modello di Shein, basato esclusivamente sull’online, permette di evitare, a differenza dei suoi maggiori concorrenti del fast fashion, le spese di gestione e di personale dei negozi fisici, compresa la gestione degli scaffali pieni di abiti invenduti alla fine di ogni stagione[56]. Secondo la BBC, solo il 6% dell’inventario di Shein rimane in magazzino per più di 90 giorni. Ogni giorno Shein aggiorna il suo sito web con una media di 6000 nuovi modelli[57], una cifra scandalosa anche nel contesto della fast fashion.
Lu, professore dell’Università del Delaware, ha scoperto che in un periodo di 12 mesi, Gap ha elencato circa 12’000 articoli diversi sul suo sito web, H&M circa 25’000 e Zara circa 35’000. Shein, nello stesso periodo, ne aveva 1,3 milioni[58]. Per aumentare le vendite e la visibilità il marchio spinge in modo aggressivo i suoi annunci sui filmati, chiamati anche “haul” (letteralmente “video del bottino”)[59] di Tik-Tok e Instagram, stipulando contratti con influencer come Addison Rae[60], la terza persona più seguita al mondo sul social[61], Makenna Kelly[62] e star dei reality come Georgia Toffolo di “Made in Chelsea”[63].
L’influencer marketing è uno dei modi principali con cui le aziende entrano in contatto con i potenziali consumatori. I vantaggi sono per entrambe le parti. L’azienda può associarsi all’influencer e prendere in prestito la fiducia che quest’ultima si è guadagnato presso il suo pubblico[65]. A loro volta, le influencer condividono i codici sconto con i loro follower e guadagnano una commissione sulle vendite. Secondo HypeAuditor[66], questa strategia ha reso Shein il marchio più chiacchierato su Instagram, YouTube e TikTok[67]: i giovani acquirenti sono attratti all’acquisto dei modelli per il prezzo basso praticato (un abito costa appena la metà di un equivalente di Zara)[68].
In Cina, molti sostengono che l’azienda sta diventando “la versione cinese di Zara”, ma il suo obiettivo è addirittura quello di annientarla[69]. Per promuovere i suoi prodotti l’azienda ospita spesso spettacoli dal vivo sulle sue piattaforme. Un aspetto più unico che raro in quanto il live streaming è meno utilizzato dai marchi occidentali, ma ha un enorme potenziale per incrementare le vendite, come dimostrato in Cina[70]. Gli Stati Uniti sono il mercato più grande: Shein qui rappresenta quasi un terzo (28%) del mercato del fast fashion[71].
L’azienda spedisce in 220 Paesi, tra cui l’Europa, il Medio Oriente, l’Australia e gli Stati Uniti[72]. Non ha praticamente alcuna presenza al dettaglio in Cina, e ciò non ne frena la crescita[73]. Per guidare la sua espansione in Europa[74], nell’estate passata ha assunto Jacobo Garcia Miña, il cui curriculum include ruoli senior presso Inditex e l’etichetta di lusso Burberry britannica. Mentre Shein apre negozi pop-up[75] (l’apertura di punti vendita a breve termine[76]) nelle principali città europee, Garcia Miña supervisiona le operazioni da Dublino.
Shein deve il suo successo alla guerra dei dazi, sfruttando abilmente il sistema del commercio internazionale. Nel 2018, con le relazioni commerciali tra le due potenze in crisi, la Cina ha risposto ad una nuova serie di dazi statunitensi rinunciando alle tasse sulle esportazioni[77]. Spedire piccoli pacchi dalla Cina agli Stati Uniti costa meno che spedirli da altri Paesi o addirittura dagli stessi Stati Uniti[78]. L’azienda spedisce la maggior parte degli ordini dalla Cina, e visto che negli Stati Uniti i pacchi di valore inferiore a 800 dollari sono esenti dalle spese doganali, l’azienda non ha praticamente subito danni anche quando Trump ha imposto tariffe altissime per rendere i prodotti cinesi più costosi[79]. Oltre alla sede di Los Angeles l’azienda ha recentemente aperto anche un centro di distribuzione nell’area di Indianapolis e un ufficio vicino a Washington[80].
Per servire il mercato statunitense, i prodotti vengono spediti dal magazzino di Shein a Foshan, nella provincia del Guangdong e la consegna può richiedere più di dieci giorni, un tempo enorme in confronto a Amazon Prime. Ma i prezzi super convenienti assicurano una base di clienti fedeli, attratti da un assortimento di abbigliamento e accessori femminili in continua evoluzione[81]. Un designer che lavora per l’azienda calcola che dal design alla produzione, e da qui alla vendita, occorrono solo tre giorni[82]. Il suo ciclo produttivo è più veloce di quello di Inditex, proprietario di Zara, Pull&Bear, Massimo Dutti, Bershka, Stradivarius, Oysho, Zara Home e Uterqüe[83].
Ciò significa (ad esempio) che dopo che i nuovi stili sono stati esposti durante la Global Fashion Week, devi solo aspettare una settimana e potrai vedere i prodotti finiti, leggermente modificati, nel negozio online di Shein[85]. L’azienda cinese è persino riuscita ad accaparrarsi star come Katy Perry, Lil Nas X e Rita Ora[86] per il suo evento di streaming globale #SHEINTogether del maggio 2020[87]: tutto questo per una società che prima del 2014 non aveva nemmeno una propria catena di approvvigionamento, acquistando direttamente dal mercato all’ingrosso Shisanhang Garment di Guangzhou[88]. Sempre nel 2014 Shein ha fatto il suo ingresso in Medio Oriente e le vendite si sono impennate, con un fatturato che nel 2016 è salito a 617 milioni di dollari e l’anno dopo ha superato 1,5 miliardi di dollari[89].
Le centinaia di fabbriche che collaborano con l’azienda si sono riunite in un centro produttivo molto simile a quello di La Coruña, nel nord-est della Spagna, dove c’è la sede centrale di Inditex[90]. Shein ha quattro strutture di ricerca e sviluppo a Nanjing, Shenzhen, Guangzhou e Hangzhou, oltre a sei centri logistici a Foshan, Nansha, in Belgio, in India e sulla costa orientale e occidentale degli Stati Uniti[91]. I piani futuri prevedono lo sviluppo di nuove attività nei settori dei pagamenti mobile, della catena di approvvigionamento, della pubblicità e, naturalmente, dell’apertura di negozi. Qualunque cosa accada, è probabile che sarà in modo ultraveloce[92].
Perché Shein è pericoloso?
Soffocata dall’inflazione e dall’impoverimento deli ceti operai, a scapito della sostenibilità e dell’eco-compatibilità, la moda veloce è il trend irrinunciabile per le nuove generazioni[94]. Pur di avere capi alla moda, spesso brutte copie di brand famosi, i giovani, spendendo cifre irrisorie, variano continuamente il guardaroba, producendo quantità enormi di rifiuti. Il volume dei tessuti nelle discariche statunitensi è quasi raddoppiato negli ultimi due decenni[95]. La produzione richiede grandi quantità di prodotti chimici, acqua ed energia: secondo il World Resources Institute, per realizzare la produzione industriale di una linea di magliette di cotone occorrono 2700 litri di acqua, l’equivalente del consumo medio che una persona beve in due anni e mezzo[96].
Per mantenere i prezzi bassi le aziende di fast fashion utilizzano spesso tessuti in poliestere, derivati dall’estrazione di petrolio e carbone, non biodegradabile come i materiali naturali[97]. L’industria della moda è il secondo più grande inquinatore al mondo, e i marchi come Shein sono una parte fondamentale di tale inquinamento. Il processo per generare poliestere in un anno produce la stessa quantità di CO2 di 180 centrali elettriche a carbone[98], ovvero circa 700 milioni di tonnellate di CO2 all’anno[99]. Le stime dicono che potrebbe raddoppiare entro il 2030[100].
L’Europa prova a tutelarsi. Lo scorso marzo, la Commissione europea ha presentato una proposta per affrontare i danni ambientali causati dal fast fashion. La proposta prevede la definizione di standard per la durata e la riutilizzabilità degli abiti e l’obbligo per le aziende di includere informazioni sulla sostenibilità nelle etichette[101]. Un’indagine del 2021 su Shein[102] della Canadian Broadcasting Corporation ha rilevato livelli elevati di piombo, ftalati e sostanze polifluoroalchiliche (PFAS): sostanze chimiche che creano problemi di salute nell’abbigliamento per bambini e adulti, specialmente per le donne incinte[103].
E quando vengono usate materie naturali, Shein non è meglio. I test di laboratorio hanno rilevato che gli indumenti spediti negli Stati Uniti sono prodotti con cotone proveniente dallo Xinjiang[104]. La regione è nota per il diffuso ricorso al lavoro forzato da parte dell’oppressa popolazione uigura[105], un’etnia turcofona di fede prevalentemente musulmana[106], che produce oltre l’80% del cotone cinese. Il presidente Biden ha firmato una legge che vieta l’importazione di prodotti fabbricati nello Xinjiang. Ma i pacchi della Shein vengono generalmente spediti per posta, piuttosto che su container. Difficile che vengano esaminati dalla dogana statunitense[107].
Il modello di business è impostato per alimentare la domanda, garantendo che ci sia sempre qualcosa di nuovo[108]. In un mondo in cui il consumatore medio butta via il 60% dei vestiti nuovi nello stesso anno in cui sono stati acquistati[109], Shein è parte rilevante di questo sistema[110]. Eppure, dopo le numerose denunce di Greenpeace e altre ONG, Shein usa la carta della sostenibilità per attirare i giovani consumatori[111], lanciando un servizio sulla sua app che consente di acquistare e vendere la moda Shein usata.
È un cenno esplicito al desiderio dei giovani di una moda più sostenibile. Ma è anche qualcosa di più pragmatico: uno sforzo di accaparrarsi una fetta di un mercato di rivendita di abbigliamento, calzature e accessori che dal 2020 ha triplicato il suo valore fino a raggiungere i 120 miliardi di dollari[113]. Nel frattempo, i lavoratori che cuciono gli abiti sono pagati pochissimo per lavorare in condizioni estenuanti e talvolta pericolose[114]: solo 4 centesimi per capo, e ne producono almeno 500 al giorno[115], in turni lavorativi di 18 ore[116], con pause di circa 90 minuti per il pranzo e la cena. Lavorano sette giorni alla settimana, con un giorno di riposo al mese: un orario vietato dalla legge cinese[117].
Lo stipendio mensile è di circa 4000 yuan (circa 550 Euro) e viene trattenuto il primo mese. Per ogni errore commesso alle sarte vengono tolti i due terzi della paga giornaliera[118]. Lo sfruttamento dei lavoratori non avviene solo nei paesi asiatici, è un problema globale, e solo i consumatori di tutte le generazioni, con le proprie scelte, possono invertire questo trend[119], ma chi acquista Shein queste cose non le sa o non le trova rilevanti.
Shein non rispetta alcuna regola: per la fretta di lanciare nuovi articoli commette spesso furti di design e grossolani errori. Tempo fa è stata condannata per aver messo in vendita un ciondolo a forma di svastica (un errore per il quale si è scusata)[120], successivamente un tappetino da preghiera musulmano venduto come “tappeto greco”, rimosso solo dopo le lamentele dei clienti[121]. I designer cercano modelli su Internet, copiano i lavori di altre persone per poi venderli a Shein[122], che chiede ai propri designer solo di modificare i modelli in modo da renderli “non più riconoscibili”[123].
Ma questo non impedisce le controversie legali: Leah Flores, fotografa e artista di Portland, ha scoperto che Shein ha copiato una sua foto e la vende su un arazzo a 10 dollari. Scorrendo più a fondo il sito web ha trovato altre sette opere di sua proprietà. Flores ha fatto causa a Shein, ottenendo un risarcimento di 40’000 dollari. Un paio di giorni dopo aver ricevuto il primo assegno, ha trovato altre quattro immagini rubate su Shein e Romwe[124]. Bailey Prado, una designer all’uncinetto con sede a Los Angeles e Londra, ha accusato Shein di aver rubato 45 dei suoi disegni[125]. In molti altri casi, tuttavia, i piccoli designer sembrano essere semplicemente sfruttati. Una musicista di nome Katie Bailey ha trovato sul sito una maglietta che aveva commissionato a un illustratore per promuovere la sua band. Shein inizialmente ha rimosso l’articolo, poi è ricomparso un mese dopo, con lievi modifiche, su Romwe.
Una cosa è certa: se Shein dovesse cambiare stile, potrebbe arrivare un’altra startup e prendere il suo posto. Altre aziende in Cina stanno seguendo un modello di business simile. L’anno scorso Alibaba, il gigante dell’e-commerce cinese, ha lanciato un sito di abbigliamento a basso costo per il mercato europeo chiamato AllyLikes[127]. La previsione però è che Shein diventerà ancora più grande, andando oltre la moda, diventando come Amazon, data l’ampia gamma di nuovi prodotti offerti, come gli articoli per animali domestici e gli articoli per la casa[128].
La moda veloce è progettata per adattarsi alle vite frenetiche. I prezzi bassi invitano a una manutenzione ridotta (è più economico e veloce buttare via che lavare e stirare), a un rischio ridotto, o almeno così sembra (si compra in fretta, non c’è bisogno di pentirsi se non va bene), e la comodità è impareggiabile (striscia, clicca e rispondi alla porta)[129]. In assenza di norme chiare per le aziende globali di e-commerce in rapida ascesa, l’onere di rendere la moda più etica continuerà a ricadere in gran parte sui singoli consumatori: una strategia destinata a fallire[130].
L’abbigliamento low cost, prodotto sfruttando esseri umani, ricorda situazioni di schiavitù che appartengono al passato. Per questo il parere su Shein divide nettamente l’opinione pubblica: c’è chi la definisce inclusiva, grazie ai suoi prezzi, e chi invece la critica per l’impatto ambientale, per il trattamento schiavista e per i furti di opere creative. Non dobbiamo farci illusioni: la moda ultraveloce ha poco a che fare con la democratizzazione e molto di più con il profitto.
I governi permettono questo modello di business: non tengono conto dei costi in termini di inquinamento, degrado del suolo, danno alla biodiversità ed alla socialità[131]. Sicché la responsabilità, una volta ancora, ricade sulla nostra consapevolezza di cittadini: il corretto atteggiamento verso le nostre decisioni d’acquisto è l’unico vero strumento che abbiamo per poter combattere l’orco cinese che, nell’ombra e con i nostri soldi, continua a crescere.
[1] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[2] https://www.euronews.com/green/2022/04/05/welcome-to-the-dark-side-shein-is-the-biggest-rip-off-since-fast-fashion-was-born
[3] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[4] https://www.euronews.com/green/2022/04/05/welcome-to-the-dark-side-shein-is-the-biggest-rip-off-since-fast-fashion-was-born
[5] https://jingdaily.com/shein-ipo-working-conditions-sustainability/
[6] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[7] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[8] https://www.tpi.it/esteri/shein-moda-ultra-veloce-danni-permanenti-ambiente-lavoratori-consumatori-20230113969538/
[9] https://thevou.com/fashion/fast-fashion/
[10] https://globallaborjustice.org/gap/
[11] https://aaltodoc.aalto.fi/handle/123456789/112926
[12] https://www.theatlantic.com/magazine/archive/2021/03/ultra-fast-fashion-is-eating-the-world/617794/
[13] https://thevou.com/fashion/fast-fashion/
[14] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[15] https://www.theguardian.com/business/2022/jul/30/chris-xu-shein-mysterious-billionaire-founder-fast-fashion
[16] https://www.theguardian.com/business/2022/jul/30/chris-xu-shein-mysterious-billionaire-founder-fast-fashion
[17] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[18] https://www.theguardian.com/business/2022/jul/30/chris-xu-shein-mysterious-billionaire-founder-fast-fashion
[19] https://www.theguardian.com/business/2022/jul/30/chris-xu-shein-mysterious-billionaire-founder-fast-fashion
[20] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[21] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[22] https://www.theguardian.com/business/2022/jul/30/chris-xu-shein-mysterious-billionaire-founder-fast-fashion
[23] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[24] https://lookbook.nu/
[25] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[26] https://www.theguardian.com/business/2022/jul/30/chris-xu-shein-mysterious-billionaire-founder-fast-fashion
[27] https://news.cgtn.com/news/3d3d674e30497a4e33457a6333566d54/index.html
[28] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[29] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[30] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[31] https://jafcoasia.com/
[32] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[33] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[34] https://it.shein.com/Brands/ROMWE-sc-01455667.html
[35] https://coresight.com/research/shein-how-is-the-chinese-brand-conquering-the-us-fast-fashion-market/#title1
[36] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[37] https://news.cgtn.com/news/3d3d674e30497a4e33457a6333566d54/index.html
[38] https://daydaynews.cc/en/technology/731502.html
[39] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[40] https://www.statista.com/statistics/1256499/brands-tiktok-mentions/
[41] https://www.euronews.com/green/2022/10/17/how-are-shein-hauls-making-our-planet-unlivable
[42] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[43] https://www.euronews.com/green/2022/04/05/welcome-to-the-dark-side-shein-is-the-biggest-rip-off-since-fast-fashion-was-born
[44] https://forbes.it/2022/10/21/shein-sfruttamento-lavoro-channel-4-fast-fashion/
[45] https://technode.com/2022/07/15/fast-fashion-retailer-shein-eyes-new-york-ipo-in-2024/
[46] https://forbes.it/2022/10/21/shein-sfruttamento-lavoro-channel-4-fast-fashion/
[47] https://www.theguardian.com/business/2022/jul/30/chris-xu-shein-mysterious-billionaire-founder-fast-fashion
[48] https://www.earnestanalytics.com/shein-leads-fast-fashion/
[49] https://www.euronews.com/green/2022/04/05/welcome-to-the-dark-side-shein-is-the-biggest-rip-off-since-fast-fashion-was-born
[50] https://www.tpi.it/esteri/shein-moda-ultra-veloce-danni-permanenti-ambiente-lavoratori-consumatori-20230113969538/
[51] https://jingdaily.com/shein-ipo-working-conditions-sustainability/
[52] https://www.theguardian.com/fashion/2022/apr/10/shein-the-unacceptable-face-of-throwaway-fast-fashion
[53] https://www.euronews.com/green/2022/10/17/how-are-shein-hauls-making-our-planet-unlivable
[54] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[55] https://www.solomodasostenibile.it/2020/07/10/schiavitu-fast-fashion/#:~:text=E’%20stata%20una%20vera%20e,che%20produce%20per%20il%20marchio.
[56] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[57] https://www.bbc.com/news/business-59163278
[58] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[59] https://www.tpi.it/esteri/shein-moda-ultra-veloce-danni-permanenti-ambiente-lavoratori-consumatori-20230113969538/
[60] https://www.weekinchina.com/2021/05/fast-and-sassy/
[61] https://www.vanityfair.it/article/addison-rae-bannata-da-tiktok
[62] https://www.news.com.au/finance/money/wealth/how-us-teen-makenna-kelly-amassed-11-million-youtube-subscribers/news-story/01f3f3cf368f96a161a64376ed0bf2b0
[63] https://www.bbc.com/news/business-59163278
[64] https://medium.com/@dboccarossa/addison-rae-and-shein-team-up-on-instagram-933c7820f96a
[65] https://medium.com/@dboccarossa/addison-rae-and-shein-team-up-on-instagram-933c7820f96a
[66] https://hypeauditor.com/
[67] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[68] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[69] https://daydaynews.cc/en/technology/731502.html
[70] https://www.bbc.com/news/business-59163278
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[74] https://ww.fashionnetwork.com/news/Shein-hires-development-director-for-european-market,1426375.html
[75] https://www.theguardian.com/business/2022/jul/30/chris-xu-shein-mysterious-billionaire-founder-fast-fashion
[76] https://www.almalaboris.com/organismo/blog-lavoro-alma-laboris/67-export-management/2495-pop-up-store-cos-e-come-funziona-esempi.html#:~:text=Un%20pop%20up%20store%20%C3%A8,per%20lanciare%20una%20nuova%20linea.
[77] https://forbes.it/2022/10/21/shein-sfruttamento-lavoro-channel-4-fast-fashion/
[78] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[79] https://forbes.it/2022/10/21/shein-sfruttamento-lavoro-channel-4-fast-fashion/
[80] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[81] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[82] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[83] https://www.inditexcareers.com/portalweb/it/inditex
[84] https://prosperousamerica.org/katy-perry-shills-for-shein-as-chinas-direct-to-us-consumer-model-takes-hold/
[85] https://daydaynews.cc/en/technology/731502.html
[86] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[87] https://us.shein.com/campaign/sheintogether
[88] https://www.alamby.com/guidance/guangzhou/shisan-hang/
[89] https://www.alamby.com/guidance/guangzhou/shisan-hang/
[90] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[91] https://www.weekinchina.com/2021/05/fast-and-sassy/
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[94] https://www.bloomberg.com/opinion/articles/2022-04-10/shein-s-100-billion-valuation-is-fast-fashion-s-big-moment
[95] https://www.theguardian.com/fashion/2022/apr/10/shein-the-unacceptable-face-of-throwaway-fast-fashion
[96] https://www.tpi.it/esteri/shein-moda-ultra-veloce-danni-permanenti-ambiente-lavoratori-consumatori-20230113969538/
[97] https://www.bbc.com/news/business-59163278
[98] https://www.euronews.com/green/2022/10/17/how-are-shein-hauls-making-our-planet-unlivable
[99] https://changingmarkets.org/portfolio/fossil-fashion/
[100] https://www.euronews.com/green/2022/10/17/how-are-shein-hauls-making-our-planet-unlivable
[101] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[102] https://www.cbc.ca/news/business/marketplace-fast-fashion-chemicals-1.6193385
[103] https://www.insider.com/toxic-chemicals-in-shein-and-other-fast-fashion-clothing-2022-8
[104] https://www.bloomberg.com/news/features/2022-11-21/shein-s-cotton-clothes-tied-to-xinjiang-china-region-accused-of-forced-labor
[105] https://www.bloomberg.com/news/audio/2022-11-21/shein-s-fast-fashion-comes-at-a-steep-cost-podcast
[106] https://www.osservatoriodiritti.it/2019/04/24/uiguri-cina-chi-sono-storia-persecuzione-xinjiang/
[107] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[108] https://www.euronews.com/green/2022/10/17/how-are-shein-hauls-making-our-planet-unlivable
[109] https://neomam.com/blog/fast-fashion-drowning-in-clothes
[110] https://www.euronews.com/green/2022/10/17/how-are-shein-hauls-making-our-planet-unlivable
[111] https://forbes.it/2022/10/21/shein-sfruttamento-lavoro-channel-4-fast-fashion/
[112] https://www.cbc.ca/news/business/marketplace-fast-fashion-chemicals-1.6193385
[113] https://www.bloomberg.com/opinion/articles/2022-11-03/shein-exchange-fast-fashion-resale-won-t-solve-its-waste-problem
[114] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[115] https://forbes.it/2022/10/21/shein-sfruttamento-lavoro-channel-4-fast-fashion/
[116] https://www.euronews.com/green/2022/10/17/how-are-shein-hauls-making-our-planet-unlivable
[117] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
[118] https://forbes.it/2022/10/21/shein-sfruttamento-lavoro-channel-4-fast-fashion/
[119] https://www.solomodasostenibile.it/2020/07/10/schiavitu-fast-fashion/#:~:text=E’%20stata%20una%20vera%20e,che%20produce%20per%20il%20marchio.
[120] https://www.forbes.com/sites/markfaithfull/2021/02/10/shein-is-chinas-mysterious-15-billion-fast-fashion-retailer-ready-for-stores/?sh=b1b892b6df5a
[121] https://www.bbc.com/news/business-59163278
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[125] https://www.euronews.com/green/2022/10/17/how-are-shein-hauls-making-our-planet-unlivable
[126] https://www.instagram.com/p/CSSJOIcpM_T/?utm_source=ig_embed&ig_rid=f7ae92b7-d5cc-4848-b68e-a4a1d7533b54
[127] https://www.allylikes.com/?lang=it
[128] https://www.wired.com/story/fast-cheap-out-of-control-inside-rise-of-shein/
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