Grandi imprese
Saipem e petrolio? Eni guarda già oltre
Il petrolio crolla, la controllata Saipem è in crisi e va incontro a una ristrutturazione, ma Eni tiene e rilancia. E, soprattutto, il mercato ci crede.
Potremmo fotografare così il momento della più grande azienda italiana, anche alla luce dei risultati trimestrali che Eni ha presentato oggi al mercato, subito dopo aver annunciato un taglio drastico sia delle previsioni sui conti sia della forza lavoro nell’importante controllata Saipem. L’appuntamento della trimestrale, anche per questo, era particolarmente atteso: per capire con quali prospettive, al di là della contingenza faticosa del petrolio a basso costo e della questione strategica dei riassetti interni, il Cane a Sei Zampe si affacciava al prossimo futuro.
Ed eccoli, i numeri. Sul primo trimestre, l’utile netto senza le componenti straordinarie è di 0,14 miliardi di euro e segna un calo dell’84% rispetto al primo trimestre di un anno fa. La società sottolinea quanto pesi sul dato la questione Saipem e la crisi di un’importante società controllata al 43%: in una nota, infatti, Eni sottolinea che al netto della crisi Saipem, l’utile netto senza componenti straordinarie sarebbe parti a circa 0,45 miliardi, segnando una contrazione del 46%. Non a caso, una contrazione che rispecchia gli ordini di grandezza del calo del prezzo del barile lungo l’anno preso a riferimento, quello conclusosi con il primo trimestre del 2015.
È proprio la straordinarietà delle contingenze aziendali – il caso Saipem – e di quelle di congiuntura – il petrolio deprezzato di quasi la metà – che fanno guardare con ottimismo al futuro, a fronte dei dati presentati oggi. Positivo è sicuramente l’amministratore delegato Claudio Descalzi che parla di “ottimi risultati industriali in tutti i business che ci hanno consentito di rivedere al rialzo alcuni degli obiettivi del piano strategico presentato a marzo. Nel settore upstream – aggiunge – abbiamo raggiunto una crescita produttiva record e abbiamo contenuto significativamente i costi. Inoltre, il recente avvio della produzione del campo di Perla, in Venezuela, e l’ormai prossimo avvio di Goliat, in Norvegia, forniranno un contributo importante nella seconda parte dell’anno”. Anche sulla questione sensibile di Saipem Descalzi si è detto fiducioso in una “veloce ripresa”, sottolineando che “il management sta facendo i giusti passi nella direzione dell’efficienza e del taglio dei costi. L’obiettivo è il deconsolidamento del debito e – ha spiegato il manager – a Settembre ci sarà il business plan completo e sarà possibile entrare di più e meglio nel dettaglio.
L’ottimismo sul futuro si tramuta nella previsione di un aumento della guidance di produzione dal 5% al 7%: gli altri successi rivendicati dal gruppo stanno nel campo della rinegoziazione dei contratti e nell’efficientamento dei processi di estrazione e di raffinazione. In questo modo, è stato possibile rinfinanziare quasi integralmente con la cassa aziendale progetti di sviluppo, e proporre un dividendo a 0,40 euro per azione, contro i 0,56 dello scorso anno. Meno dividendi, nell’ordine del 30% circa, a fronte di un calo del comparto e dei fondamentali dello stesso ben più sostanzioso.
Le prime reazioni degli analisi sembrano confermare, nella maggioranza, le attese positive, nel complesso, della società. Barclays, Ubs, Kepler Chevraux e Banca Akros, per fare qualche nome, sottolineano la solidità del gruppo, la capacità di adeguamento a tempi di petrolio a basso costo e consigliano agli investitori di acquistare, stimando target price del titolo compresi tra i 19 e i 20 euro, a fronte di un prezzo medio dell’ultimo mese inferiore ai 16 euro. Più prudenti le valutazioni di Rbc e Mediobanca, che stimano invece il valore target dell’azione rispettivamente a 16 e 16,9 euro. Gli analisti di Nomura e di Morgan Stanley valutano invece il prezzo obiettivo a 12,5 e 14,5 quindi sensibilmente al di sotto del prezzo oggi accordato sul mercato. Anche il mercato, che è quello che il prezzo lo fa davvero, sembra credere ai dati presentati e a chi li interpreta positivamente: il titolo ha chiuso a 15,92, con un rialzo dello 0,51%, in linea con l’indice Ftse Mib di Milano.
(In copertina, l’amministratore delegato Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni, foto tratta dal sito Eni)
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