Grandi imprese
Report di sostenibilità: strumento indispensabile
Sostenibilità, nonostante la lentezza qualche piccolo passo avanti. Aziende che lo fanno perché ci credono e ci hanno sempre creduto.
Ovazione!
Altre che lo fanno perché lo fa il concorrente, altre ancora perché hanno capito che è un tema importante per fare nuovo mercato, infine alcune sono costrette. Poco importa. Applausi ugualmente! L’importante è il risultato.
Non molto tempo fa scrivevo che un imprenditore virtuoso oggi deve sapere che gli aspetti etici, oltre a quelli economici, rappresentano un aspetto indispensabile del proprio business. Si è infatti più volte sottolineato come la Sostenibilità stia diventando un punto fondamentale e imprescindibile nella strategia d’impresa, non solo per le grandi aziende, ma anche per le PMI.
Sempre più aziende, sia quelle che lo fanno “spontaneamente” sia quelle che “sono costrette” da obblighi di legge (perché quotate o di interesse pubblico con più di 500 dipendenti) intraprendono la redazione del report di Sostenibilità, riconoscendone il valore per la comunicazione interna, come stimolo per le risorse umane, che si sentono sempre più parte attiva del successo dell’azienda in cui lavorano e soprattutto in termini di comunicazione d’impresa e di vantaggi competitivi. Fare impresa oggi non può prescindere dall’adottare una strategia basata su aspetti che coinvolgano la responsabilità ambientale e sociale, oltre a quella economica.
Lo sanno bene le 150 aziende che hanno ottenuto qualche giorno fa il riconoscimento di Leader della Sostenibilità, dato da IlSole24Ore, in collaborazione con Statista. 150 aziende italiane, su 1.200 prese in considerazione, di cui sono stati analizzati il Report di Sostenibilità e 35 indicatori relativi alle tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica.
Fra queste Gruppo Hera, multiutility nei territori dell’Emilia-Romagna, Veneto, FVG e Marche, che ha reso il suo approccio alla sostenibilità un impegno condiviso, inserendo nel proprio Statuto, il Corporate Purpose, come ci spiega Stefano Venier, Amministratore Delegato del Gruppo: <<per il Gruppo Hera la sostenibilità costituisce da sempre e a tutti gli effetti una leva di business, che accompagna bilanci in continua crescita. Il successo sostenibile è infatti tra le finalità a cui deve conformarsi l’attività di un’azienda come la nostra, che opera in servizi essenziali, generando valore nell’interesse delle comunità, grazie anche alle sinergie che, come multiutility, possiamo sviluppare tra più asset. Dal 2016, in particolare, abbiamo introdotto la rendicontazione del MOL a “valore condiviso”, ovvero delle attività che, oltre a generare margini, rispondono agli obiettivi dell’Agenda Onu e delle politiche nazionali e internazionali. Il bilancio di sostenibilità 2020 riporta i risultati ottenuti lo scorso anno, con il MOL a “valore condiviso” salito a 420 milioni, pari al 37,4% del MOL complessivo. Parallelamente, vogliamo essere un soggetto “abilitante” alla sostenibilità, coinvolgendo tutti gli stakeholder: ad esempio, mettendo a disposizione delle imprese la nostra expertise trasversale per ottenere una sempre maggiore circolarità, o realizzando iniziative di sensibilizzazione per la riduzione dei consumi. Inserire nello Statuto il corporate purpose di Hera, – continua Venier – ovvero la creazione di valore condiviso, è stata quindi una scelta coerente con la nostra identità e la nostra storia, per rafforzare ulteriormente il nostro impegno nella transizione energetica e nell’economia circolare, attraverso l’innovazione e la digitalizzazione, nonché nella promozione dell’equità sociale. Si delinea così pienamente non più solo il “cosa” e il “come” delle attività di Hera, ma il loro “perché”, ovvero la ragione stessa dell’impresa nell’ecosistema territoriale di riferimento, in un equilibrio fra tre dimensioni rappresentate da altrettante parole chiave: pianeta, persone e prosperità.>>
Nella mia esperienza da imprenditore, ho visto molte aziende che nel territorio in cui operano e non solo, svolgono, anche se in misura marginale attività legate alla sostenibilità, solo che comunicano poco e male non ponendosi obiettivi di miglioramento.
Il report di sostenibilità è uno strumento indispensabile per questi temi perché obbliga tutta l’azienda, collaboratori compresi, a porsi dei traguardi lavorando per raggiungerli. La ricerca dimostra che non solo è importante perseguire obiettivi sostenibili, ma rendicontarli in modo corretto, chiaro e trasparente, per migliorare le proprie performance, fissare obiettivi raggiungibili e, cosa più importante, accedere a capitali di investimenti.
<<Intesa Sanpaolo è impegnata con determinazione a favorire lo sviluppo sostenibile e inclusivo – afferma il Presidente Gian Maria Gros-Pietro – Senza sostenibilità non ci saranno prospettive di profitti, né di sopravvivenza>>.
Nasce così il programma “Motore Italia”, con il quale Intesa San Paolo ha previsto un piano da 50 miliardi di euro di nuovo credito in favore delle PMI, che intendono investire nel digitale e nella sostenibilità.<<L’obiettivo è aiutare il nostro tessuto produttivo a superare le difficoltà causata dalla crisi pandemica in attesa dell’arrivo dei soldi del Recovery Plan. E consentire agli imprenditori di dare gambe a nuovi progetti di sviluppo e crescita.>> spiega Carlo Messina, CEO del Gruppo.
L’attenzione ai criteri ESG (Enviromental, Social, Governance) è in costante crescita e strettamente legata agli investimenti sostenibili e responsabili. Negli ultimi due anni (2019/2021) la crescita degli investimenti sostenibili e responsabili è stata del 34% in due anni (contro il 25,2% nel biennio precedente). La maggioranza degli investimenti si concentra in Europa. Diventa quindi sempre più cruciale fornire dati e informazioni. Anche per questo la Commissione Europea ha proposto una modifica della DNF (dichiarazione non finanziaria) insieme agli adempimenti connessi sulla tassonomia green. La proposta prevede che si passi da 11.000 a 50.000 aziende tenute a pubblicare la DNF, si aggiungono infatti le grandi aziende non quotate, che saranno tenute a fornire informazioni legate ai parametri Esg e in più, fra le aziende quotate, cade la soglia dei 500 dipendenti, quindi sia le grandi sia le piccole, dovranno pubblicare il Report di Sostenibilità. Il tutto dal 2024. Al momento è ancora una proposta, ma come prevedibile la DNF diventerà sempre più obbligatoria, soprattutto per quelle imprese che non vogliono rimanere escluse dai portafogli di investimento.
Risorse finanziare utili a innalzare la dotazione di capitale umano, traghettare le nostre imprese alla digitalizzazione e preservare il nostro territorio e sostenere la comunità. Un’occasione unica di crescita e progresso.
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