Grandi imprese

Renzi, sulle nomine Rai c’è da vergognarsi. Mi limiterò a non pagare il canone

4 Agosto 2015

Quando intorno alle due del pomeriggio Giuseppone Alberto Falci, che oggi inizia la sua esperienza a Repubblica (buona navigazione!), mi ha chiamato per comunicarmi i nomi espressi dal Partito Democratico per l’epico consiglio di amministrazione della Rai, credevo persino di esagerare un po’ nel rispondere con un impellente e persin generoso: “Ma chi cazzo sono?” alla terna Siddi-Borioni-Guelfi, e poi essendo conversazione privata avrei potuto anche tenere nascosta un’eventuale brutta figura se Wikipedia me ne avesse rivelato fantasmagoriche avventure professionali a me (e solo a me) assolutamente sconosciute.

In realtà, lasciandomi sorprendere da cotanta sconoscenza avevo mentito almeno per un terzo, la parte più sindacale del terzetto, visto che so bene, questo sì, che Franco Siddi è stato per una vita un poltronizzato sindacale della mia categoria, ma pensavo che questo elemento, semmai, sarebbe andato a detrimento del medesimo, visto il pensiero cazzutissimo del premier sugli inutili sindacalisti, e non invece a innescarne un memorabile carpiato che lo farà cadere – vestito – nella grande piscina Rai. Ma insomma, davvero di Rita Borioni nulla sapevo (e Wikipedia neppure), e figuriamoci poi di Guelfo Guelfi (conoscevo tutt’al più Giorgio Giorgi, che con Carlo de Carlis formava l’innarrivabile duo di “Capitan Mutanda” capolavoro irriverente e semifumettisco per bambini di Dav Pilkey).

La cosa magnifica è stata anche la stupefazione 2.0 delle maggiori testate online, le quali per lunghi minuti sono rimasti sul vago, sul vaghissimo, senza neppure attribuire un mestiere a questi due simpatici signori che da oggi decideranno del destino della cultura televisiva italiana. Poi, con un attimo di calma si è saputo che la signora Borioni è una storica dell’arte, già vice-responsabile della cultura del Pd (e orfiniana), e il buon Guelfo Guelfi è sostanzialmente un amico di Renzi. Renzi piazza sempre un suo amico e questa volta ha piazzato il Guelfi, che di mestiere fa il comunicatore, ha una faccia piuttosto simpatica e ha il merito di aver gestito campagne passate del premier, quand’era solo un promettente virgulto in Provincia.

Non so a chi, il buon Renzi, abbia affidato la pratica Rai, per cui scovare qualche personalità di rango, che unisse conoscenza vera del mezzo, visione, capacità tecnologiche in vista delle sfide future. E non so davvero su quali parametri abbiano ragionato questi funzionari, di questo partito mi sfuggono molte dinamiche e questa si aggiunge alle altre. Una cosa però l’ho capita. Il provinciale, inteso come stile, ha sempre l’idea di stupire, scartando magari dai binari tradizionali della stretta professionalità, che portebbero magari a scegliere per quel mestiere una persona attrezzata e acclaratamente riconosciuta, un po’ come hanno fatto semplicemente quei banaloni del Movimento 5 Stelle che per il consiglio Rai hanno indicato un uomo decisamente all’altezza quale Carlo Freccero.

Invece no, troppo semplice, poco snob, troppo scontato scegliere uno così, meglio un secolare sindacalista dei giornali di carta, una storica dell’arte e sicuramente quel simpaticone del Guelfi. È che il Pd è in assoluta buona compagnia. Le scelte degli altri sono non meno imbarazzanti, si va da Paolo Messa, un lobbista ossequiosoe di Palazzo al quale non ho mai sentito dire una sola parola sulla televisione, ad Arturo Diaconale, vecchio arnese di giornali dimenticati che oggi rispunta fuori grazie alla freschezza di Forza Italia, a Giancarlo Mazzucca, giornalista-deputato dalle buone maniere. Un consiglio tra i più imbarazzanti della storia patria, scelto col solito metodo, ma questo non è un alibi. Ha ricordato nei giorni scorsi Enrico Mentana che all’epoca della più fiera e trasparente lottizzazione democristiana, vennero nominati Emilio Rossi al Tg1 e Andrea Barbato al Tg2, naturalmente dopo aver capito a quale missione la Rai sarebbe andata incontro. Ora il dilemma per i cittadini, oltre a riconoscere che solo il Movimento 5 Stele ha agito su basi professionali, è chiedersi se sia ancora opportuno continuare a pagare il canone.

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