Grandi imprese

Papà, quanto manca al futuro? In Italia, 16 milioni di km (di fibra ottica)

6 Luglio 2015

L’Italia si presenta fin troppo spesso come un Paese con un grande futuro dietro le spalle. Le credenziali della nazione vengono individuate di volta in volta nell’arte del Rinascimento, nel coraggio dei Comuni medievali, nell’intraprendenza degli anni Cinquanta e Sessanta, talvolta anche nel retaggio dell’Impero Romano o addirittura dei Celti. Ma senza voler togliere nulla al genio italico, che come è noto è fatto di artisti, di santi e di eroi – per non dire dei pensatori, degli scienziati e dei navigatori – la nostalgia e il futuro non sono fatti della stessa pasta. Come si possa provare nostalgia per i Romani e per i Celti non mi è nemmeno chiaro, ma di certo c’è gente più sensibile di me che sembra riuscirci.

LIVEonTIM è il canale editoriale che racconta le iniziative e gli eventi di TIM e che vuole dare voce ad una interpretazione sicuramente condivisibile del futuro, quella che lo pensa rivolto all’avvenire – pur con solide radici ancorate nel presente. Tra i numerosi contenuti il canale ospita anche l’iniziativa #KMdifuturo che intende coinvolgere sia personaggi famosi, sia i nativi digitali, nella riflessione sul modo in cui la tecnologia (in particolare quella della Rete) sta trasformando il mondo in cui viviamo. Bisogna prendere sul serio il monito di Paul Valéry, quando già nel 1931 sentenziava che «il guaio del nostro mondo è che il futuro non è più quello di una volta». Se era già vero allora, lo è ancora di più oggi. E se si vuole comprendere a fondo la trasformazione, occorre parlarne con chi ha contribuito ad inventarla, e con chi la rigenera ogni giorno grazie alla sua partecipazione.

Con #KMDIFUTURO TIM accompagna un progetto molto ambizioso per lo sviluppo tecnologico italiano: la posa di 16 milioni di km di fibra entro il 2017. Il piano strategico dell’azienda si propone di raggiungere il 75% delle unità abitative con la fibra ottica, e di fare ancora meglio con la rete mobile: qui la copertura sarà ancora più estesa, connettendo oltre il 95% della popolazione con il 4G. Si celebra in questo modo una nuova Unità d’Italia, sotto le insegne non di eroi e navigatori, ma di una promessa di sviluppo culturale ed economico sostenuto dall’innovazione tecnologica. L’ultrabroadband permetterà al Paese di sedere al consesso delle nazioni avanzate, e di partecipare ai lavori in corso per la civiltà della Knowledge Economy, più di quanto possa fare l’archivio di santi e poeti che affollano il nostro pedigree nazionale. L’esperienza contemporanea della comunicazione online esige gli oltre 30 Megabit al secondo della banda larga ultra, che Telecom Italia ha già consegnato al Paese, in linea con gli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale. Naturalmente la riflessione deve spostarsi poi dall’offerta alla domanda. In assenza di politiche finalizzate ad incentivare la richiesta di connettività, soprattutto da parte del pubblico tradizionalmente lontano dall’accesso alla Rete e ai suoi servizi, questo grande sforzo di innovazione non sarà in grado da solo di distribuire i benefici di cui è latore.

La navigazione degli scopritori moderni avviene sulla Rete, e i nuovi continenti sono quelli dell’innovazione digitale, dell’Internet delle Cose, della robotica, dei Big Data. Potranno nascere nuovi santi e poeti soltanto grazie a questo contributo tecnologico, e il loro destino sarà quello di crescere e cambiare il mondo proprio nei paesi che saranno più capaci di incentivare lo sviluppo dell’hardware, del software, e della connettività always on. Come asserisce Marco De Rossi nell’intervista registrata su LIVEonTIM, «la fortuna non esiste: conta solo il momento in cui il talento incontra l’occasione». La Rete è il veicolo essenziale delle opportunità e dei loro appuntamenti con quell’ingegno che si pretende crei ingorghi nel passato italiano, più o meno remoto. In un paese del genere, i 10 miliardi di investimento programmati da Telecom Italia nel triennio 2015-2017 per l’ultrabroadband sono sicuramente ben spesi.

Abbiamo parlato con Paolo Priolo – Responsabile Brand Development Projects di Telecom Italia – dell’evoluzione impressa sul modello di business di TIM dall’impegno in questa operazione di vasto respiro sul territorio nazionale. «TIM sarà sempre meno un operatore telefonico tradizionale e sempre più una piattaforma tecnologica capace di soddisfare al meglio il desiderio delle persone e delle imprese di essere sempre connesse, ovvero di accedere facilmente a una molteplicità di servizi digitali».
L’accesso alla Rete per gli individui avviene sia in ambito domestico, sia in mobilità. Come osserva Gabriele Muccino, intervistato su LIVEonTIM, il web è diventato la più grande sala cinematografica del mondo: la qualità della connessione a Internet si misura sulla capacità di offrire fluidità nell’esperienza dello streaming video. Ma ogni singolo utente in mobilità diventa un medium autonomo, il testimone della propria esperienza condivisa sui social media e nella blogosfera tramite immagini e file audiovisivi. L’informazione non è più soggetta al monopolio delle testate giornalistiche tradizionali: la sua creazione e la sua ricezione si sono frammentate e moltiplicate sulle piattaforme digitali, con la presa diretta sulla realtà dai milioni di occhi e di orecchie disponibili su Facebook, o su Twitter. Ne parla Luca Sofri: «La democrazia è democrazia tecnologica. La Rete permette di condividere le informazioni, ed esiste democrazia solo quando le persone scelgono sapendo cosa devono scegliere. Questa è l’informazione. Ma tutti fanno informazione nel momento in cui condividono la loro conoscenza con gli altri, anche se non sono giornalisti di professione».

L’altro grande protagonista della spinta verso il futuro di TIM sono le imprese. Marco De Rossi ricorda le sue origini pugliesi, e sottolinea che fuori dai grandi centri urbani, come Roma e Milano, il ruolo della tecnologia diventa ancora più significativo. «Con Internet si eliminano le barriere di accesso», quelle che ancora rallentano l’energia di crescita economica fuori dalle aree raggiunte tradizionalmente dalla banda larga. « Per le imprese dovremo diventare sempre di più un provider in grado di affiancarle nel percorso di digitalizzazione – assicura Paolo Priolo – mettendo a loro disposizione in un’unica soluzione connettività ultraveloce, software e know-how, al fine di aumentarne i livelli di produttività e competitività».

Il futuro è già adesso, perché siamo quello che riusciamo a diventare. Lo sentenzia Gabriele Muccino in una delle pillole che, come quella di Sofri e quella di De Rossi, LIVEonTIM sta raccogliendo all’interno del progetto #KMdifuturo, per incentivare la riflessione sul progetto collettivo di avvenire. Le interviste vengono registrate su un percorso di 1 km virtuale, a bordo di una delle Panda Rosse che nel corso degli anni sono diventate uno dei simboli di Telecom Italia. Tra i nomi famosi che saranno ospitati nelle prossime pillole, figurano Dacia Maraini, Alessio Vinci, Enrico Bertolino. Ma la riflessione sul futuro non è veicolata soltanto dalle firme prestigiose. Come insegna Pierre Lévy, l’intelligenza che anima l’innovazione tecnologica è collettiva e distribuita. Per questa ragione tutti possono candidarsi ad esporre il proprio pensiero, a sottoporlo all’attenzione degli altri, a stimolare nuove riflessioni per comprendere meglio il futuro che ci aspetta. L’avvenire è una costruzione comune; la tecnologia, è la casa che dobbiamo progettare e abitare tutti insieme.

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