Grandi imprese

Pandemia e aziende: i settori che non hanno risentito della crisi

20 Aprile 2021

La scorsa settimana abbiamo visto come la pandemia e le restrizioni comunicate all’ultimo momento hanno penalizzato il turismo e la ristorazione.

Ci sono settori economici che invece hanno visto crescere i volumi di vendita nel periodo legato all’emergenza, si tratta della grande distribuzione, dell’elettronica di consumo e di un’azienda che trasversalmente si occupa di più settori.

Durante la pandemia, anche se non in misura omogenea e non in tutti i comparti, i consumi dei prodotti alimentari sono decisamente aumentati.

Lo spiega meglio il Dott. Roberto Lanzanova, AD di Consulting Evolution Trade – CET, consulente esperto di GDOIl settore della grande distribuzione è cresciuto globalmente del 4,8% nell’anno 2020, anche se all’interno di questa crescita coesistono diverse dinamiche. I fatti principali sono: La forte crescita della formula Discount,  (+ 8,7%) che, per le sue caratteristiche di convenienza e velocità nel fare la spesa, ha tratto grandi benefici nel periodo della pandemia, così come tutti i supermercati di media e piccola superficie (+ 6,7%), ubicati all’interno dei centri urbani, più facilmente raggiungibili rispetto ai grandi supermercati extra urbani. Questi ultimi, come ad esempio gli ipermercati, avendo bacini di utenza extra urbani sono rimasti invece penalizzati (-10,1%). Molto meglio i negozi di prossimità. Teniamo presente inoltre che uno degli elementi, che ha favorito la distribuzione alimentare in generale, è il crollo del fatturato del comparto “fuori casa” (ristoranti, pizzerie hotel ecc..), che hanno subito perdite di fatturato oltre i 30 miliardi nell’anno 2020, parzialmente trasferiti per un maggior consumo dei prodotti alimentari alla grande distribuzione in generale. In questo forte momento di discontinuità del mercato, non tutte le insegne hanno avuto andamenti positivi, complice anche il processo di digilitalizzazione. Il livello di presidio delle vendite on-line (+ 137%) non era equilibrato e omogeneo tra le diverse aziende; solo alcune ne hanno tratto vantaggio, sottraendo clienti a chi era meno organizzato in tal senso. Nel 2021 le cose stanno andando però diversamente, lo si vedrà meglio al ritorno della normalità, quando il fuori casa riprenderà la storica quota di mercato.”

Foto di Marco Sanasi

In effetti i piccoli negozi di generi alimentari, vicini alle abitazioni, sono stati riscoperti per necessità. Molti di questi, anche a conduzione familiare, si sono attrezzati per le consegne a domicilio, proponendo una soluzione gradita che spesso le grandi catene non riuscivano a garantire nei tempi desiderati. Una felice riscoperta che mi auguro rimanga. Da consumatore penso che, alla ripresa, il settore della ristorazione in genere godrà di una grande crescita, motivata dalla voglia di socialità da soddisfare anche al ristorante, in pizzeria, al bar ecc.

Mangeremo a casa più raramente, cucineremo meno  e, di conseguenza, utilizzeremo in misura minore alcuni degli elettrodomestici acquistati di recente, come spiega Davide Rossi, Direttore Generale e Consigliere di AIRES- Associazione rivenditori omnicanale di tecnologia di consumo. “Il comparto relativo all’elettronica di consumo è cresciuto del 5,5% in tutti i canali, sia nei negozi sia on-line. Una crescita più marcata per il comparto on-line, cresciuto insieme al sistema ibrido. meglio conosciuto come clicca e ritira. Questo ha consentito di ospitare in ogni caso il cliente in negozio durante il ritiro del bene acquistato, stimolandolo per altri acquisti inizialmente non previsti. I consumatori, stando a casa, si sono poi resi conto che la dotazione tecnologica non era più attuale e andava aggiornata. Questo è accaduto soprattutto nelle seconde case, abitualmente meno vissute e frequentate, e ancora di più dotate di elettrodomestici obsoleti. Gli italiani in questo anno si sono avvicinati ai consumi pro-capite degli altri stati Europei. Prima della pandemia il differenziale, per quanto ci riguarda, era nettamente negativo. Nello specifico, per note necessità, si sono venduti più computer e accessori, oltre al piccolo elettrodomestico testimone di una maggiore presenza in casa e nella fattispecie in cucina. Si è riscoperto il piacere della casa, diventata come “nido” in cui racchiudersi, non per scelta, cercando di renderla più funzionale e confortevole.

Foto di Photo Mix da Pixabay

Sicuramente l’emergenza ha richiesto l’utilizzo di strumenti a cui non eravamo abituati, come le mascherine diventate da tempo compagne quotidiane e inseparabili. Questo cambiamento ha determinato l’intensificarsi della produzione di una realtà aziendale multibusiness e multicanale, come 3M, che ha al suo interno comparti in crescita e altri meno. Anche gli investimenti per la ricerca e lo sviluppo non si sono fermati, come spiega Daniela Aleggiani, Brand, Communications and Sostenibilità di 3M Italia, che ci racconta come la pandemia colpisce un’azienda trasversale in più settori, ma soprattutto ci offre uno spunto di riflessione interessante sul mondo della scienza e della ricerca. “3M opera in molti settori differenziati, con più di 55.000 prodotti e 40 organizzazioni di business. Quindi, come la maggioranza delle imprese ha sofferto in alcuni settori, per esempio l’automotive e l’oral care, e tenuto in altre. Il particolare periodo che abbiamo affrontato ha visto 3M rispondere con impegno e determinazione alle esigenze di protezione e sicurezza degli operatori sanitari, l’azienda ha infatti potenziato la produzione di dispositivi di protezione individuale, fino a più di 2 miliardi di respiratori FP2 e FP3, in un anno. Sicuramente 3M non ha mai smesso di fare ricerca e sviluppo, attivando anche collaborazioni importanti, per portare sempre più innovazione e tecnologia nei prodotti per la sicurezza della persona. Per 3M la ricerca sta alla base delle sue 51 piattaforme tecnologiche, sono parte integrante del processo di sviluppo di prodotti e soluzioni. Ogni anno 3M svolge uno studio globale State of Science Index – SOSI – per avere quadro delle percezioni e propensioni nei confronti della scienza. Nel 2020 sono state fatte due indagini, pre e durante la pandemia, in cui si evidenzia come siano incrementati i valori di fiducia nei confronti della scienza e della ricerca. Gli intervistati spesso però non colgono l’impatto che la ricerca ha nella vita di tutti i giorni, senza la ricerca non potremmo usufruire delle tecnologie così diffuse ed utili; il rischio collegato è che i giovani evitino gli studi e le carriere in ambito STEM, limitando così il progresso della scienza.”

L’emergenza ha quindi modificato sensibilmente non solo le nostre abitudini di consumo, ma anche la nostra percezione rispetto ad alcuni argomenti. Le conseguenze sono state lo spostamento di risorse tra comparti economici diversi, una maggiore attenzione alla sostenibilità e alla digitalizzazione e si spera una crescita della fiducia nei confronti della scienza e della ricerca.

La sfida ora sarà quella di riequilibrare i volumi di vendita tra i diversi settori, beneficiando come ci si augura di un sostanziale aumento dei consumi e mantenere vivo l’interesse di tutti, su temi indispensabili per la costruzione del nostro futuro.

Foto copertina di Gerd Altmann da Pixabay 
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