Grandi imprese

Labriola, Tim: «Abbiamo bisogno di una politica industriale in Europa»

15 Ottobre 2022

Il settore delle telecomunicazioni ha bisogno che venga decisa una politica industriale in Italia e in Europa. Ad affermarlo è l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, di fronte alla platea dei Giovani Imprenditori di Confindustria a Capri, soffermandosi su quanto sia importante tenere conto di «due parole chiare: coraggio e ottimismo, perché senza coraggio non riusciamo a cambiare le cose, e noi dobbiamo cambiare le cose, e senza ottimismo è tutto più complesso».

Il convegno dei giovani di Confindustria ha visto la partecipazione degli amministratori delegati e dei referenti di alcune delle principali aziende operanti in Italia. Tra queste, oltre a Tim, Fincantieri, Eni, Trenitalia, Terna, Sace.

In relazione alle telecomunicazioni, «c’è una situazione specifica in Europa. Le scelte di politica industriale fatta, differentemente dagli Stati Uniti, dal Sud America e dai Paesi asiatici, sono state quella della massimizzazione della riduzione del prezzo per i consumatori e di trasferire valore dagli incumbent, gli ex concessionari pubblici, ad altri operatori: trent’anni anni dopo non ci sono in Europa operatori che riescono ad avere un livello di redditività adeguato», ha spiegato Labriola.

Fra i punti di attenzione sollevati dall’ad di Tim i forti investimenti necessari per la costruzione delle reti di nuova generazione in un contesto in cui, rispetto alle public utilities che hanno un modello di ritorno sul capitale definito, le telecomunicazioni non lo hanno. «La specificità delle telecomunicazioni è che siamo l’unico settore infrastrutturale in cui è stata liberalizzata la competizione sull’infrastruttura: quando andate a vedere le public utilities, non è così», ha aggiunto Labriola. Per il comparto sarebbe utile arrivare a un nuovo modello di definizione dei prezzi. «L’Olanda è il primo Paese nel quale il regolatore ha definito i prezzi a cui si vende la fibra a livello wholesale nei prossimi otto anni: quando ho un investimento che ha un ritorno a 10-15 anni non posso avere la definizione dei prezzi per due anni. Questo insieme di fattori con gli altri operatori lo stiamo discutendo anche a livello comunitario. Dobbiamo decidere qual è la politica industriale per le telecomunicazioni europee e in Italia», ha concluso.

Quanto alla crisi energetica, Labriola ha spiegato che «senza un intervento  il prossimo anno le aziende di telecomunicazioni dovranno fare un trade off se portare soldi nella rete 5G o pagare l’energia». La necessità di un piano energetico serio e la necessità di una riflessione su quello che è stato l’approccio europeo alla transizione energetica è stato sottolineata anche dal direttore generale di Energy Evolution Eni, Giuseppe Ricci. «Occorre fare di tutto per ritornare a prezzi più bassi. Il piano di diversificazione delle fonti già sviluppato dal governo Draghi rappresenta un buon punto di partenza, ma non basta», ha spiegato.

In considerazione del periodo complesso che stiamo vivendo, l’auspicio di Confindustria è che il prossimo governo sia fermo e coerente nelle scelte per il paese, proprio perché l’emergenza attuale non consente di perdere tempo. Il presidente Carlo Bonomi, a conclusione dei lavori ha sottolineato quanto sia importante «la formazione del nuovo governo per le misure urgenti che devono essere adottate. Senza industria non c’è l’Italia». Rivolgendosi ai giovani imprenditori, in relazione alla mancanza di fiducia sull’attuazione delle riforme necessarie, ha detto: «L’anima del vero imprenditore è credere nell’impossibile. L’impossibile si può e si deve realizzare, specialmente in questa nostra Italia. Tocca a voi, provateci e credeteci».

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