Grandi imprese
La svolta “sociale” della corporate America e l’Europa: l’esempio di Snam
Le principali aziende americane riunite nella Business Roundtable, da JP Morgan a GE, da Amazon a Blackrock, hanno pubblicato nei giorni scorsi un documento nel quale per la prima volta scrivono che l’obiettivo dell’impresa non è solo quello di staccare dividendi ai propri azionisti ma anche di tenere conto di persone e comunità, quindi di tutti gli stakeholder.
Questa presa di posizione ha fatto notizia, proprio perché in parte rappresenta una giravolta rispetto al “mantra” anglosassone del profitto come principale obiettivo dell’attività di impresa. Si tratta tuttavia di un concetto già abbastanza radicato in Europa e anche in Italia.
Un caso è quello di Snam, la principale società europea di infrastrutture del gas, che – a proposito di “comunità” – due anni fa ha dato vita a una fondazione con l’obiettivo di realizzare iniziative di sviluppo sociale nei territori nei quali opera l’azienda. La Fondazione ha già avviato diversi progetti per le comunità, dalla concessione in comodato d’uso gratuito dei suoi terreni a imprese agricole sociali (progetto Tesori) a una iniziativa di sviluppo per il quartiere Corvetto di Milano insieme a Fondazione Cariplo (Corvetto AdottaMi), fino alla giornata del volontariato che lo scorso anno ha visto impegnati 300 dipendenti dell’azienda in varie onlus in tutto il Paese.
Per quanto riguarda le iniziative per le persone, Snam ha creato una corporate university (Snam Institute) per fornire formazione tecnica e manageriale ai lavoratori (100 mila ore solo nell’ultimo anno) e avviato un progetto di “smart working” per consentire ai dipendenti di conciliare meglio esigenze di vita e di lavoro. È stato anche lanciato il progetto “Snam4Safety” per rafforzare la cultura della sicurezza sul lavoro: nel 2018 gli infortuni sono diminuiti del 36% rispetto all’anno precedente.
L’ambiente è un’altra delle priorità dell’azienda, considerato anche il settore di attività. Ad esempio, nel solo 2018, l’azienda ha effettuato ripristini ambientali lungo la sua rete per circa 227 kilometri. Nell’ultimo piano industriale, inoltre, Snam si è data l’obiettivo di ridurre del 25% le proprie emissioni di metano al 2025. In più, è stato avviato il progetto Snamtec con 850 milioni di euro di investimenti in innovazione e business per la transizione energetica, dalla mobilità sostenibile ai gas rinnovabili fino all’efficienza energetica.
Sul fronte fornitori, invece, l’azienda ha varato una policy di social supply chain per integrare le imprese sociali nella propria catena di fornitura. Una catena che pone l’etica in cima ai propri valori, come dimostrano le oltre 2.000 verifiche reputazionali effettuate nel corso del 2018.
Ai temi della fairness, dell’impresa sociale e dell’etica in azienda l’amministratore delegato Marco Alverà ha dedicato un TED Talk che ha quasi raggiunto 2 milioni di visualizzazioni.
»Il mestiere dell’azienda», ha scritto più di un anno fa lo stesso Alverà nella prefazione del libro Purpose di Joey Reiman, «deve cambiare radicalmente: da entità impegnata a decidere e realizzare iniziative nell’interesse dei propri azionisti deve diventare un’entità che crea connessioni tra azionisti, lavoratori, fornitori e territori, per capire e rispondere alle necessità di tutti gli stakeholder».
L’attenzione di Snam ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) ha convinto l’azienda ad avviare, tra le prime in Europa, un comitato del Consiglio di Amministrazione dedicato esclusivamente a questi temi. «Sono decisivi», ha spiegato il presidente di Snam Luca Dal Fabbro, «per una creazione di valore sostenibile nel lungo termine».
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