Grandi imprese

La rivoluzione in tasca: il mobile accorcia il digital divide

2 Dicembre 2014

Siamo innamorati dei nostri smartphone. Nonostante i pochi pollici con cui vengono misurate le dimensioni dei loro schermi, essi sono diventati la più importante finestra che abbiamo sul mondo. Per quanto riguarda l’utilizzo di internet in mobilità, infatti, gli italiani si stanno dimostrando una delle popolazioni più ricettive d’Europa. Sarebbe un grave errore sottovalutare le implicazioni positive di questa tendenza. Il nostro paese è ancora soggetto a un forte gap da colmare per quanto riguardo le possibilità offerte dalla rete: solo il 58% della popolazione ha accesso a internet, contro il 68% della media europea. Ma se per le connessioni da rete fissa mostriamo ancora una certa sofferenza, sulla mobilità siamo perfettamente in linea con il resto del vecchio continente e in certi casi ci dimostriamo addirittura più pronti della media ad aprirci a questo tipo di mercato. Per esempio gli abbonamenti mobili attivi si assestano a un 158% dell’intera popolazione, che significa che la metà degli abitanti ha più di due sim, mentre la media europea è del 139%.

Ci troviamo particolarmente a nostro agio nell’utilizzo dei social network, che hanno un tasso di penetrazione del 42%. Il loro tempo di utilizzo raggiunge in media le 2 ore. Questi ultimi due dati ci vedono tra i primi in Europa. Considerato che il 41% degli italiani è in possesso di uno smartphone è evidente come internet in mobilità rappresenti in questo momento un traino fondamentale di sviluppo economico. Una ricerca di Google ha dimostrato che il 72% dei possessori di smartphone non uscirebbe mai di casa senza il proprio dispositivo. Ma il punto da sottolineare è un altro: gli smartphone hanno radicalmente trasformato il comportamento dei consumatori. Il 92% cerca informazioni locali sul proprio telefono, mentre l’84% intraprende un’azione come diretta conseguenza di questa pratica, ad esempio effettuando un acquisto o contattando un’attività commerciale. Il web in mobilità è diventato dunque uno dei canali privilegiati per la ricerca di informazioni su prodotti che, con molta probabilità, ci troveremo ad acquistare in un secondo momento.

Secondo un recentissimo rapporto, il peso dell’ecommerce nelle vendite al dettaglio è passato dal 2,6 al 3,5% del totale. La crescita è particolarmente significativa nei settori dell’Editoria (che passa dal 4 al 7%), dell’informatica (dal 7,5 al 10,5%) e dell’abbigliamento (dal 2,9 a quasi il 4%). Se si conta il contributo di smartphone e tablet, la quota degli acquisti effettuati da dispositivi mobili raggiunge il 20% del totale ecommerce. Secondo Audiweb, inoltre, la mobile audience è rappresentata da 17,2 milioni di utenti al mese, con 14,5 milioni di utenti che utilizzano quotidianamente un dispositivo mobile. Analizzando i dati sull’uso dei differenti device per accedere al web, risulta che il tempo che trascorriamo su internet nel giorno medio è superiore da smartphone e tablet (1 ora e 28 minuti) rispetto a quello trascorso da PC (1 ora e 18 minuti). Tutti questi dati dimostrano come l’accesso via mobile non si può considerare un fattore secondario per quanto riguarda lo sviluppo della rete in Italia. Per molti utenti lo smartphone e il tablet sono diventati infatti la porta di accesso principale per il web e i suoi servizi, dimostrandosi particolarmente efficaci nella spinta delle attività commerciali. Gli sforzi per superare il digital divide si stanno spostando di conseguenza dalla rete fissa a quella mobile. Quella degli smartphone non è infatti soltanto una questione che si limita alla tecnologia, ma una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle nostre abitudini quotidiane. Un mutamento culturale che necessita di un’infrastruttura dedicata per poter rendere pienamente effettive le sue possibilità.

L’accesso alla rete non è più un fattore secondario, ma una necessità di sviluppo economico e sociale. E gli smartphone sono sempre più centrali nell’accesso a internet per una porzione sempre più ampia della popolazione italiana. La recente introduzione della tecnologia LTE Advanced in molte città italiane da parte di Telecom Italia può stimolare ulteriormente un mercato già in crescita e funzionare da traino per recuperare il tempo perso nell’ambito del digital divide. LTE è una sigla che sta per Long Term Evolution e si tratta di uno standard per la connettività mobile dei nostri telefoni. È stato pensato in modo specifico per offrire un’esperienza ottimale per navigare in mobilità, rendendo ancora più performanti i nostri dispositivi quando si tratta di utilizzare le applicazioni che il web è in grado di offrire, dalla semplice navigazione all’utilizzo di servizi di streaming. Lo smartphone diventa sempre di più l’hub della nostra vita digitale. Per fare in modo di poterci affidare completamente al telefono, tuttavia, ciò che ci serve è una connessione che sia affidabile al 100%. Ciò rappresenta un’irrinunciabile possibilità di sviluppo economico. Se si è convinti che Internet sia un motore di sviluppo anche sociale, poter contare su una connessione affidabile quando se ne ha la necessità è uno dei punti critici che permetterà al sistema-Italia di sbloccarsi. A chi critica questo mutamento di abitudini piace insistere sul fatto che la rete ci abbia reso più narcisisti, bisognosi di attenzione, concentrati sul nostro ombelico virtuale. Ma per affrontare i problemi della società, tuttavia, è necessario fare almeno un poco di chiarezza e non confondere le cause dei problemi con le soluzioni. Certo si può avere nostalgia di un mondo che non c’è più, però allo stesso tempo questo non deve confonderci su dove stiamo andando. Non si può più ignorare il fatto la connessione in mobilità rappresenti una delle spinte più forti che possiamo dare alla nostra economia.

 

Per conoscere l’impegno di TIM sulla tecnologia LTE, leggi l’intervista a Marco Mazzei pubblicata su Gli Stati Generali.

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