Grandi imprese
ITP, azienda termoplastica: 50 anni fra sostenibilità, innovazione e tradizione
ITP è un’azienda termoplastica di Bosnasco (PV), specializzata nella produzione di film plastici per il confezionamento degli alimenti. Un’azienda di famiglia, fondata 50 anni fa da Nicola Centonze, da sempre impegnata nella ricerca e nell’utilizzo di tecnologie all’avanguardia che consentano di coniugare efficienza dei materiali e sostenibilità ambientale.
A raccontarci questa storia di imprenditoria, dove la tradizione si fonde con l’innovazione, ci sono i due figli del fondatore Massimo e Paola, ora al timone dell’azienda.
“ITP è la storia di un uomo, della sua famiglia e della comunità che si è creata attorno all’azienda” sono le parole di Elena Lucchini, Assessore alla Famiglia, Solidarietà Sociale, Disabilità e Pari Opportunità di Regione Lombardia, pronunciate durante l’evento di giugno per i 50 anni dell’azienda e l’inaugurazione del nuovo stabilimento. Ci racconti meglio questa storia di famiglia e di imprenditoria.
Massimo: Festeggiamo i 50 anni di attività, mio padre negli anni ’70 lavorava in una multinazionale tedesca e in quegli anni ha deciso di mettersi in proprio. Avviando questa attività, grazie anche al supporto dell’azienda in cui lavorava. Da allora è sempre rimasta un’azienda familiare e noi stiamo facendo di tutto per farla rimanere di dimensioni familiari, sicuramente più strutturata e organizzata ma mantenendo la familiarità. Per noi questo è un fattore fondamentale. La crescita continua dell’azienda porta all’aumento del personale con il rischio che le distanze fra le persone aumentino. Il nostro compito è cercare di non allontanarci troppo dalle persone che lavorano qui. Quando siamo partiti realizzavamo prodotti molto semplici, la plastica è un materiale recente, è il materiale che la natura si è scordata di inventare. Poi grazie all’innovazione e all’evoluzione, siamo cresciuti. Partendo da un prodotto di massa, che è il termoretraibile, abbiamo sviluppato dei film protettivi a protezione delle superfici che vendiamo in tutto il mondo, e poi siamo entrati nel business dei film per il confezionamento degli alimenti, nel quale abbiamo fatto passi da gigante. Oggi abbiamo un edificio dedicato a 4 impianti, di cui uno già operativo dedicato a film innovativi, super leggeri e altamente riciclabili. Un investimento importante di 17 milioni di euro più altri 24 milioni già preventivati per gli impianti successivi. Il tutto con l’obiettivo di creare prodotti innovativi, sostenibili, riciclabili. Abbiamo lanciato il cuore oltre l’ostacolo, perché è la nostra visione di sviluppo futuro. Non è stato facile perché vuol dire partire da zero, con un mercato nuovo, sono prodotti molto particolari che si vendono in tutto il mondo, con caratteristiche tecniche-tecnologiche che richiedono competenze di alto livello. Abbiamo quindi investito nella formazione del personale, mandandolo anche in Germania per fare istruzione on site.
Paola: Alcune persone si sono anche proposte per passare dall’altro storico stabilimento a questo, perché volevano imparare qualcosa di nuovo. Il rapporto con i dipendenti è un tassello importante per costruire poi anche il rapporto con la comunità. Noi siamo di Milano, ma mio papà fin dall’inizio si è subito inserito nel territorio pavese, grazie anche alla sua rete di contatti, costruiti in 50 anni di associazionismo in Assolombarda Pavia, che all’epoca si chiamava Confindustria Pavia.Iinsieme ad altri imprenditori della zona ha fondato il Rotary Oltre Po, che poi ha fatto il gemellaggio con il Club di Milano. Personalmente ho dei ricordi molto belli e vivi di quegli anni. Molte persone che stanno andando in pensione adesso sono qui da 40 anni e sono molto attaccati all’azienda, perché professionalmente sono nati qui. Alcune amicizie che mio padre ha stretto qua, nel pavese, sono storiche. C’è un radicamento molto forte nel territorio e questo attaccamento stiamo cercando di conservarlo, nonostante le dimensioni dell’azienda.
Come ve la siete cavata con la generazione successiva di questa comunità che avete creato? C’è stato un cambio generazionale?
Paola: Il cambio non è completo, tanti dipendenti storici si ricordano di noi bambini. Creare quel tipo di rapporto con i neo assunti è difficile. Quando mio padre ha iniziato, conosceva tutti i dipendenti uno a uno e di conseguenza anche le loro famiglie. Adesso è impossibile, però con i giovani cerchiamo di costruire altre modalità per entrare in sintonia. Organizziamo occasioni di incontro a Natale, durante la formazione cerchiamo di essere presenti, ribadiamo i nostri valori, ricordiamo episodi passati, parliamo del papà e di quello che ha fatto. Si cerca di dare una certa continuità a quelli che sono i valori di un tempo.
Il contributo viene da voi e dai dipendenti di un tempo, poi è chiaro che è diverso perché anche i numeri sono completamente diversi.
Paola: Durante il Covid abbiamo costruito un’Academy che è servita anche per portarci avanti con il recruiting per il nuovo impianto. Io mi sono messa in prima linea per raccontare cos’è l’azienda, la storicità, i valori. Per noi il recruiting è una tappa fondamentale per la costruzione del rapporto.
Massimo: Ci vuole una tradizione e poi una sorta di mentalità aperta non solo al business. L’obiettivo per noi è avere persone che sono contente di quello che fanno e creare un luogo dove le persone vengano a lavorare con piacere. Bisogna venire in azienda con il cuore sollevato. I giovani sono i nostri ambassador e coinvolgerli nelle attività, come per esempio la festa di Natale, fortifica il legame che abbiamo con loro.
Quanto è stato fondamentale per la vostra espansione saper coniugare tradizione e innovazione?
Paola: La tradizione sono i nostri valori. Anche l’innovazione è tradizione per noi, perché fin dall’inizio nostro padre ha guardato sempre al futuro e senza di essa probabilmente non saremmo sopravvissuti a tutte le crisi che ci sono state nel nostro settore. C’è una continuità di entrambi i filoni.
Massimo: L’innovazione è permeata nelle persone che stanno qui da tanto tempo e quindi l’azienda. La nostra responsabile R&D è con noi da 27 anni, sempre con una voglia di fare incredibile. Tutti condividono idee è un contributo collettivo. Non si trovare resistenza nella nostra voglia a innovare, si trova un terreno fertile. In Italia facciamo fatica a essere competitivi perché abbiamo dei costi molto elevati rispetto ad altri Paesi, l’unico modo per andare all’estero è avere prodotti tecnici, tecnologici innovativi.
Voi siete un esempio di come si possa produrre plastica in modo sostenibile, come vivete la continua condanna nei confronti della plastica?
Massimo: Dal nostro punto di vista c’è un attacco feroce nei confronti della plastica, dovuto soprattutto alla mancanza di informazioni necessarie per capire qual è la situazione reale. Vedo regolarmente foto di spiagge piene di plastiche con scritto “Polluted by plastic”, ma se la plastica è nel mare, è perchè la gente non la smaltisce correttamente. La plastica costituisce l’1% dei rifiuti che ci sono nel mondo. Inoltre i materiali alternativi hanno dei consumi di risorse enormemente superiori, per esempio l’acqua per la carta o contengono sostanze cancerogene. Stanno uscendo degli studi che mostrano come le cannucce di carta siano dannosissime per la salute. L’Europa sta valutando un nuovo Regolamento in discussione al Parlamento, per limitare l’utilizzo della plastica, causando però un aumento di CO2, derivanti dai materiali alternativi che sono più impattanti, ma soprattutto senza risolvere il problema della plastica, perché l’Europa può lavorare sul 2% di tutta la plastica che c’è nei mari. Dal 2027 verrà vietato il film dell’imballaggio dei pacchi da 6 bottiglie, e ovviamente la GDO si muoverà prima. I prodotti alternativi, oltre ad avere un impatto superiore, rendono le macchine confezionatrici molto più lente, rendendo questo un problema per l’acqua minerale di turno o le bibite. La plastica ha un tempo di confezionamento molto inferiore. Tutto si traduce in costi ambientali o economici. La situazione è difficile ma può anche essere un’opportunità. Questo porterà allo sviluppo di altri prodotti che abbiamo in gamma molto interessanti. Si tratta per noi di spostare l’attenzione.
Cosa significa per voi sostenibilità?
Paola: È un valore che decliniamo in tutte e tre le dimensioni: ambientale, sociale e di governance. La sostenibilità ambientale è quella dove investiamo di più, anche in termini di ricerca e sviluppo. Però è giusto concentrarsi anche sulla sostenibilità sociale perché il personale, i collaboratori, la comunità che ci circonda, meritano di salire su questa barca e noi ci crediamo tantissimo. Ci impegniamo a fare in modo che il passaggio generazionale sia fatto al meglio, anche se è una transizione lunga. I nostri valori aziendali sono: integrità, impegno, intraprendenza e coerentemente integriamo la sostenibilità a questi valori. Redigiamo un bilancio di sostenibilità da due anni, in modo volontario, perché ci aiuta a monitorare gli avanzamenti di ciò che facciamo.
Per i 50 anni vi “siete regalati” un nuovo stabilimento per la produzione di un prodotto altamente tecnologico e sostenibile, ci raccontate di più?
Massimo: Ci abbiamo lavorato tanto. La parte produttiva è interessante perché abbiamo realizzato un’area di 54x54mq senza colonne a terra. Non ci sono tante superfici così ampie senza scarichi delle colonne a terra. In questo modo siamo più flessibili nell’istallazione delle macchine future. Infatti il progetto era nato per tre macchine e adesso stiamo valutando la possibilità di inserirne 4. È una fabbrica completamente 4.0, automatizzata e lavoreremo a ciclo continuo h24 7/7. Puntiamo alla capillarità sia in Italia sia all’estero, vorremo esplorare Paesi in cui ora non stiamo vendendo, come il Sud America, Sud Africa, India che sembra essere la nuova frontiera di sviluppo. Il nostro è un prodotto ad alto valore aggiunto che si presta ad essere spedito in tutto il mondo.
Questo nuovo prodotto si sposa con un’altra eccellenza del territorio pavese: la coltivazione e conservazione del riso. Questo a dimostrare quanto ITP abbia sviluppato la sua visione globale, partendo sempre dal territorio di appartenenza. Pavia Supernova è un progetto che valorizza lo sviluppo del territorio proprio grazie alle imprese e alla loro capacità di fare rete e integrare crescita, innovazione e artigianalità. Siete addirittura gold sponsor di questa iniziativa che vede Pavia come “Capitale della Cultura d’impresa 2023”. Come nasce il progetto e quali sono gli obiettivi.
Paola: Quando Assolombarda sviluppa progetti per il territorio, noi ci siamo. Pavia ha delle potenzialità enormi e anche se non siamo di Pavia, frequentando Assolombarda, sentendo le storie degli imprenditori, ci siamo appassionati. Il progetto Supernova è nato qualche anno fa con Assolombarda Pavia per la valorizzazione di filiere e distretti. Il distretto del microchip, che hanno appena inaugurato, non era neanche percepito prima. L’obiettivo è dare concretezza a ciò che c’è nel territorio lombardo e come previsione anche al territorio nazionale. Quando Pavia ha vinto questo premio come “Capitale della Cultura d’impresa 2023”, abbiamo tutti capito fosse una grande possibilità, perché vuol dire avere visibilità, poter lanciare eventi di informazione e modi per parlare ai giovani, svolgere analisi degli studi per capire come viene percepita l’impresa dai giovani, valorizzare le aree dismesse, anche a livello culturale. Abbiamo voluto partecipare, non solo come sponsor, ma anche attivamente per contribuire soprattutto a cambiare il percepito dei giovani. Da uno degli studi di Assolombarda è emerso come la fabbrica sia considerata dai giovani come schiavitù, oppressione e sfruttamento. In questo anno abbiamo potuto valorizzare i prodotti del territorio, il riso, il vino e non solo; è anche un tentativo di creare quella sinergia tra imprenditori e territorio che non c’è mai stata.
Massimo: il mondo del riso per noi è un mercato importante e abbiamo sviluppato un film il 30% più sottile che quindi è più riciclabile e meno impattante. Questo è identificativo sia del valore dell’investimento, sia della sinergia che abbiamo con il territorio.
Progetti per il futuro?
Paola: Sta partendo l’Academy femminile. Dopo 50 anni abbiamo mappato tutte le attività per estrarre quelle adatte alle donne. L’Academy nasce con l’obiettivo di creare posti di lavoro che non richiedano un livello di istruzione specifico per aiutare le donne a inserirsi nel mondo del lavoro, in particolare le donne vittime di violenza. Abbiamo una fotografia bellissima della prima donna che ha iniziato a lavorare, ha fatto il corso per condurre il muletto e si è anche sorpresa di esserci riuscita in così poco tempo. Stiamo già facendo in questi giorni i colloqui e sono donne e ragazze molto motivate.
Devo dire che il dato sull’1% è piuttosto incredibile, è possibile avere la fonte?