Grandi imprese

Infratel rimprovera Open Fiber: «La burocrazia è l’ultimo dei problemi»

3 Febbraio 2021

I permessi «sono un problema superato. Se Open Fiber lavorasse in tutti i comuni già autorizzati faremmo tranquillamente target 2021 e primo semestre 2022». È il tweet di Marco Bellezza, amministratore delegato di Infratel che rimprovera Open Fiber in un botta e risposta via social con il presidente dell’operatore wholesale Franco Bassanini in seguito alla diffusione dei dati Asstel, che contano otto mesi di attesa, con autorizzazioni da sei enti diversi, prima di far partire i cantieri per la banda ultralarga. Peraltro, non va meglio neppure per la rete mobile: 210 giorni e permessi da sette enti differenti.

Infratel è la società in house del ministero dello Sviluppo economico incaricata di seguire i lavori per il piano, che Open Fiber sta eseguendo per conto dello Stato. Asstel fotografa la dinamica del mercato delle telecomunicazioni, l’andamento delle imprese della filiera e sottolinea quali sono le sfide del futuro, concentrate sulla realizzazione delle reti a banda ultra-larga e sullo sviluppo del capitale umano richiesto dalla trasformazione digitale.

Bassanini risponde a Bellezza che «i progressi ci sono, il Decreto Semplificazioni è un bel passo avanti ma le complicazioni burocratiche sono ancora troppe», precisando di aver anche inviato a Infratel l’elenco dei cantieri fermi in attesa di permessi. E proprio sul Decreto Semplificazioni Asstel dice però che è stato molto efficace nel definire le competenze delle autorità centrali rispetto alle locali in tema di tutela della salute. Ha fatto chiarezza sul fatto che quel capitolo rientra fra le responsabilità dei sindaci che lo assolvono mediante l’acquisizione dei pareri dell’Arpa.

Scrive Andrea Biondi sul Sole 24Ore che «per la realizzazione di progetto di infrastruttura Tlc in un comune in aree rurali occorrono mediamente sei permessi da enti diversi con una tempistica che può raggiungere, come detto, i 250 giorni. Almeno 50-80 giorni ci vogliono per l’autorizzazione allo scavo e l’ordinanza per il traffico dei comuni. Ma nel frattempo, ci sono i 90 giorni (che per la gran parte si sovrappongono ai primi 50-80 giorni citati) perché le Province autorizzino gli scavi o i 100 giorni (sempre sovrapposti agli altri) per le autorizzazioni paesaggistiche. Servono inoltre più giorni per l’autorizzazione allo scavo/posa Pcn da parte del Genio Civile (125) e ancora di più per le autorizzazioni da parte di Anas, Rfi o Autostrade (180 giorni). Non è inusuale, poi, che alcuni enti chiedano modifiche progettuali che comportano sia la realizzazione di un nuovo progetto, sia la necessità di ripresentare il medesimo progetto agli altri enti impattati. E qui partono altri 50-80 giorni». Si arriva così facilmente ai 250 giorni incriminati.

«Serve uno sforzo corale Franco, se chiudeste tutti i cantieri con permessi già ottenuti chiuderemmo il 2021 senza problemi»twitta Bellezza e Bassanini risponde chiamando in causa tutto il sistema delle telecomunicazioni. «Sì, serve uno sforzo corale. Di OpenFiber e di Infratel ma anche di Tim, dei Comuni, delle Sovrintendenze, di Anas, FFSS, Autostrade, Enel, ecc. E servono altre semplificazioni e misure come quelle proposte da Asstel».

Ma l’amministratore delegato di Infratel sembra fermo sulle sue posizioni e racconta di essere andato di persona sui cantieri: «Dove ci sono tutti i permessi, non troviamo nessuno a lavorare sui cantieri dichiarati attivi». C’è anche il tema «dei margini per le aziende in subappalto troppo troppo ridotti (anche per bandi affidati con eccessivi ribassi)» fa notare il giornalista Andrea Biondi che ha animato il dibattito sul social e offre un assist a Bellezza: «C’è sempre un però…quindi alla fine i permessi sono l’ultimo dei problemi».

Intanto, sempre via Twitter, l’eurodeputata spagnola del Ppe Pilar Del Castillo ha dichiarato che «l’accesso ad Internet ad alta velocità per tutti è fondamentale per la resilienza e la ripresa dell’Europa. I progetti di coinvestimento aperto possono contribuire a raggiungere rapidamente questo obiettivo». Secondo la parlamentare europea, che è anche rapporteur del Codice europeo per le comunicazioni elettroniche, «il progetto per lo sviluppo della fibra in Italia ne è un esempio». Del Castillo fa riferimento all’iniziativa di Tim, che ha notificato ad Agcom la sua offerta di co-investimento, primo  caso di questo tipo in Europa su scala nazionale.

 

 

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