Grandi imprese
Ilva, la colpa dei tagli è tutta del Ministro
A quanti chiedono di comprendere le ipotesi occupazionali dei piani presentati sull’ILVA può essere utile qualche elemento per interpretare questi numeri.
Il problema per l’occupazione nasce all’inizio del processo, come visto anche per i criteri di aggiudicazione: il piano ambientale del Ministero dell’Ambiente impone sino al 2021 un limite di soli 6 milioni di tonnellate di acciaio liquido prodotto, quello su cui si generano reddito per l’azienda e posti di lavoro. Tale vincolo contraddice quanto previsto dalla legge che prevedeva 8 milioni di tonnellate.
Questo vincolo è un vincolo non funzionale all’obiettivo, distorsivo e dannoso:
- non funzionale all’obiettivo: perché è interesse del Ministero dell’Ambiente è imporre un limite alle emissioni e non alla produzione. Se trovo modalità produttive meno inquinanti dovrei poter produrre di più. Inutile limitare la produzione e di conseguenza la competitività dell’impianto, l’occupazione, il reddito generato. Come abbiamo spiegato, a circa 1 milione di tonnellate di acciaio liquido in più o in meno prodotto si legano circa 1.000 occupati in più o in meno. Il numero raddoppia tenendo conto dell’indotto.
- distorsivo: se non consento di differenziare la produzione in funzione delle emissioni, non consento a chi sceglie metodologie più pulite e fa più investimenti, di ottenere appieno i benefici di questi investimenti, producendo di più. Quindi per assurdo favorisco chi fa scelte di produzione meno pulite. Mentre gli obiettivi della procedura di amministrazione straordinaria dovrebbero essere in primis salvaguardare occupazione e salute! Peggio ancora, se come è successo nel caso in esame, si è sterilizzata la differenza tra i piani ambientali perché chi adotta le migliori tecnologie si è trovato costretto a farle partire dopo il 2021 per vincoli sulla produzione. Di nuovo, dove lo mettiamo l’ambiente.
- dannoso: si finisce con il limitare i volumi e quindi si danneggia inutilmente l’occupazione. Si danneggia la concorrenza con limiti alla produzione inutili in uno dei soggetti più competitivi sul mercato.
Quindi se ci sono vincoli come questi e obiettivi (i criteri di aggiudicazione) disfunzionali, il risultato non può essere che poco soddisfacente in termini di numeri (al di là dell’identità del soggetto aggiudicatario). Perché non si danno gli incentivi agli offerenti a offrire quello che serve (posti di lavoro e salute).
Come anticipato, il piano di AM Investco presentato oggi prevede un elevato volume di semilavorati importati, in modo da compensare questo limite produttivo di 6 milioni. Oggi ILVA può movimentare 1,4 milioni di tonnellate di semilavorati, non di più. Non vengono previsti investimenti sul porto o sull’infrastruttura logistica, il che fa dubitare della robustezza dell’analisi. La differenza è significativa (da 0,3 milioni di tonnellate nel 2018 a 2,4 milioni di tonnellate nel 2023 che rappresenta circa il 20% dei volumi). Come esempio per la logistica andrebbe allargato un sottopasso industriale, cosa che richiederebbe ben tre autorizzazioni amministrative di enti diversi, difficili da ottenere e dai tempi incerti.
Dal confronto tra i due piani si vede che mentre AM Investco parte con più occupati e riduce l’occupazione (arrivando in linea a fine piano con la regola del pollice per cui ci sono 1.000 occupati per ogni 1m tonnellate di acciaio liquido prodotto), Acciaitalia parte con meno occupati e recupera significativamente a fine piano, riassorbendo buona parte degli occupati. Sarebbe utile avere i dati di volume del piano di Acciaitalia per commentare meglio ma si può supporre che questo sia l’effetto dell’incremento della produzione diretta e che quindi, se fosse possibile rimuovere i limiti disfunzionali di cui sopra, ci potrebbe essere un recupero molto più veloce dell’occupazione grazie all’utilizzo del gas che consente di produrre più acciaio a fronte di meno emissioni nocive.
AM Investco si è detta disponibile a considerare ulteriori assunzioni, però a tempo determinato, durante i primi tre anni del Piano.
Per capire i numeri di cui sopra si deve considerare che il piano Acciaitalia prevede 2.000 occupati al di fuori del perimetro ILVA da occupare su un impianto per la produzione del DRI (il famoso preridotto e per riavviare l’altoforno AFO5).
Come già illustrato in precedenza, vi sono alcuni dubbi sul piano di AM Investco per cui il numero di occupati che già spaventa così, potrebbe comprimersi ulteriormente: la chiusura di una delle acciaierie nel piano richiede periodiche manutenzioni del convertitore. Nei periodi di manutenzione, la capacità indicata in precedenza in 6 milioni di tonnellate si ridurrebbe a 4 milioni di tonnellate, con problemi di redditività ed occupazione (2.000 dipendenti a casa secondo la regola del pollice). Ove si volesse limitare il problema, si dovrebbe utilizzare maggiormente la capacità produttiva, provocando il fenomeno dello slopping, causa delle fumate rosse che sono state tra i problemi ambientali che hanno generato la crisi dell’ILVA. Quindi o occupazione o salute, il problema che il gas doveva risolvere.
Con i numeri presentati ieri si riesce a rispondere alla domanda che ci ponevamo: “se la produzione di acciaio liquido si dimezza (da 8mln a 4mln di tonnellate), come fanno i dipendenti a diminuire di sole 4.000 unità (circa il 30%)”. I dipendenti calano da 14.000 circa a 8.500 circa in caso di 6 milionidi tonnellate di produzione e potrebbero calare ulteriormente ove la produzione scendesse per le manutenzioni di cui si diceva sopra. Quindi la proporzione in larga massima è rispettata (ma gli esuberi sono circa 5.500).
Al di là dei numeri, conta più l’aspetto qualitativo per far capire come andrà l’occupazione: quanto sono interessato a sviluppare l’acciaieria oppure Ci saranno altri interessi confliggenti? Il piano presentato è robusto, credibile e ben studiato e quindi dà affidamento su una concreta realizzabilità o vago e lascia ampi spazi di manovra? L’acquirente è un soggetto che mantiene le promesse e quindi è attento a preservare la reputazione?
(Immagine di copertina tratta da Flickr)
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