Grandi imprese
Lo strano caso del Prof Ichino che si ritrovò a coccolare sindacati e agenzie
Pietro Ichino manifesta da sempre una certa insofferenza per l’economia. Si occupa di Diritto del lavoro, ma rimuove sistematicamente il fatto che le decisioni dei lavoratori e dei datori di lavoro possano essere dettate da ragioni economiche. Nella sua visione, le leggi sul lavoro saranno accolte dagli attori economici come le tavole dell’Alleanza, scritte nella pietra a cui tutti anelano di adeguarsi, e non – come invece è più realistico – quali vincoli rispetto all’obiettivo autentico che è la massimizzazione dei benefici economici.
Un esempio lampante di questo suo modus operandi è il doppiamente curioso provvedimento per cui “ogni disoccupato che riceve un sussidio è affidato da un centro pubblico per l’impiego ad un’agenzia per il lavoro”. L’agenzia per il lavoro verrà remunerata se trova lavoro al suddetto disoccupato. Più sarà difficile il caso, lavoratori più anziani e meno specializzati e più sarà remunerata.
Ichino aveva proposto qualcosa di analogo durante il governo Letta e aveva ispirato una proposta di legge regionale di Umberto Ambrosoli. Tanta tenacia ci fa sospettare che Ichino crede davvero ai benefici di questo provvedimento.
Il primo motivo di curiosità è perché Ichino, uno dei maggiori sostenitori dell’abolizione del collocamento, ritenuto inefficiente, oggi propugni l’intervento dello Stato con dei voucher che probabilmente si riveleranno ininfluenti se non addirittura distorsivi del mercato,. Innanzitutto perché privilegeranno alcune agenzie per il lavoro rispetto ad altre. In particolare quelle legate ai sindacati confederali. Secondo Franceso Amoroso, questo provvedimento si è tramutato in un contentino ai maggiori avversari del Jobs Act. In secondo luogo perché spingerà le agenzie a privileggiare i lavoratori per cui ottengono voucher più ricchi a scapito di altri: si incentiva la bassa qualità.
Il secondo motivo di curiosità è perché mai lo Stato debba pagare delle aziende private, le agenzie per il lavoro, per fare quello che fanno già. Le agenzie del lavoro guadagnano nella misura in cui fanno incontrare domanda e offerta di lavoro. Certo un voucher le inciterà a farlo meglio e con maggiore determinazione, ma non si capisce perché mai un datore di lavoro dovrebbe assumere più persone grazie a questo incentivo da cui non trae alcuni beneficio.
Pensare che questo voucher possa stimolare il mercato del lavoro è come credere che dare dei voucher agli agenti immobiliari risollevi il mercato immobiliare. Al massimo avremo una proliferazione di volantini nei nostre caselle postali con le offerte peggiori in prima pagina.
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