Grandi imprese
Huawei e Tim, quanti disagi per un telefono in garanzia
Cara Huawei, ci ho pensato e ripensato. Ogni volta che mi proponevo di scrivere da qui ( non ho mai amato mischiare le cose), scattava sempre qualcosa che me lo impediva… aspetta, sii fiduciosa, vedrai che tra un po’ tutto si risolve, mi dicevo. Mica vorranno esagerare no? E invece sì, state proprio esagerando. E molto. Quindi i miei buoni propositi che da mesi mi frenano, sono venuti meno. E con tanta rabbia vi racconto quanto segue. A febbraio dello scorso anno in un centro Tim, ho stipulato un contratto, chiamato “Tim smart”, per telefono fisso di casa, internet, e cellulari. E acquistato per me un cellulare huawei. Il 6 novembre però il cellulare smette di funzionare. Non si accende. Vado di corsa al negozio dove l’avevo acquistato, sperando in una sostituzione immediata stando in garanzia, ma qui mi dirottano a un Centro di assistenza. Pensavo fosse quella la meta. Invece non era che l’inizio. Un inizio di cui ancora non si conosce la fine. Comunque, lo prendono in consegna facendomi pagare qualche euro e mi assicurano che tempo venti giorni ne sarei tornata sicuramente in possesso. Lo aggiustate voi? Chiedo. No, lo mandiamo a Milano. Ahia, ho detto. Speriamo che torni in tempo prima che io parta per gli Stati Uniti, sa mi serve molto. Anche per lavoro. Si, si, stia tranquilla, mi rispondono rassicuranti. Mi arrangio con un apparecchio di fortuna, molto antiquato, che fa foto orribili e si scarica subito… tanto tornerà presto, mi ripetevo fiduciosa. Invece niente. Parto senza e quando torno dopo 15 giorni non si sa nulla. Comincio a cercare chi poter contattare, dal momento che l’ Assistenza mi risponde sempre che sono in attesa dei pezzi di ricambio. Chiamo il vostro numero verde che è in Romania, mi assicurano che avrebbero sollecitato. Chiamo l’Azienda di Milano che ci stava lavorando. Chiamo il negozio e scrivo anche a Tim su facebook. Ma tutti mi invitano a rivolgermi al Centro, da cui ho sempre le stesse risposte. Come un cane che si morde la coda. Dopo tante arrabbiature e solleciti vari il telefono sotto Natale mi viene riconsegnato, ma non funziona, non legge la Sim. Due mesi persi. Non lo rimando a quella ditta, mi dice il gestore del Centro di assistenza. Lo mando qui a meno di 20 chilometri. Dal 28 dicembre è in quel nuovo laboratorio. Ed è ancora lì, sempre e ancora di nuovo…in attesa di pezzi di ricambio. Ho telefonato di nuovo al numero verde. A volte ho trovato persone collaborative, altre no. Una ragazza insisteva nel dire che il problema era già stato risolto. Qualche altro ha sollecitato chi di dovere. Altro non possono fare. Hanno messo la mia mail in copia con l’aggiustatore. Ma non è mai arrivata nessuna risposta. Nè a loro, nè a me, presumo da quanto mi hanno spiegato. Ho richiamato dopo giorni. Mi son sentita dire che è inutile, se ho già sollecitato. Boh! Insomma ditemi voi cosa devo fare per rientrare in possesso di un apparecchio che ho comprato per usare, non certo per farne oggetto di scontro con voi o di diatriba con chicchessia. Tra un po’ saranno 5 mesi che il vostro personale ha in custodia il mio telefono. Aperto e sempre in attesa di pezzi. Quindi ti chiedo cara Huawei: ma è davvero normale tutto ciò? Cosa dobbiamo fare noi consumatori dalle armi spuntate? Come dobbiamo difenderci noi acquirenti inermi e indifesi? E non è che io sia stata ferma e a “guardare”. Ho scritto a Tim. Ho scritto a voi in chat dalla vostra pagina internet, senza avere risposte. Ho chiamato i vostri Centri di Assistenza. Tutte porte chiuse. Finalmente, dopo tanto cercare, ho trovato un canale a cui indirizzare la mia nota. E due settimane fa la vostra risposta: “Abbiamo ricevuto la sua lamentela qui sotto riportata in merito al suo dispositivo in assistenza. Siamo davvero dispiaciuti per la sua esperienza e ci scusiamo per le tempistiche, purtroppo non sono state rispettate le corrette procedure di assistenza da parte del rivenditore, abbiamo comunque appena contattato il riparatore attualmente in possesso del suo dispositivo per verificare che il dispositivo fosse effettivamente presso di loro e chiesto un’immediata risoluzione della riparazione in modo da non arrecarle alcun ulteriore disagio”. Ulteriore disagio? Cinque mesi di disagio non sono già abbastanza? Difendersi o subire? Me lo chiedo continuamente. Difendere un diritto o subire un sopruso? Ecco la domanda che mi sono fatta in tutto questo periodo. E vorrei sapere, pure, chi dovrebbe essere il garante in tutto ciò e chi dovrebbe farsi carico di una soluzione. Il negozio dove l’ho acquistato o il centro di Assistenza che lo ha preso in carico. O… chi? Da sbattere davvero la testa al muro.
Ah, ovviamente cara Huawei, tutto è certificato: Imei, mail, risposte, call center, etc. Insomma quello che serve per dimostrare il danno fisico e morale, arrecato a un consumatore sfiduciato, sconfortato, scoraggiato e avvilito, è tutto nero su bianco. Buona giornata!
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