Grandi imprese

Eni e Shell, pagamento legittimo: non fu corruzione. Ma la licenza scade a breve

18 Marzo 2021

Tutti assolti con formula piena dalla VII sezione penale del Tribunale di Milano  i manager Eni e Shell accusati di corruzione internazionale. Paolo Scaroni, Claudio Descalzi, e con loro altri manager  sono stati assolti dal tribunale di Milano “perché il fatto non sussiste.” La vicenda si chiude nel migliore dei modi per i due colossi petroliferi dopo tre anni di processo di primo grado sul caso Opl 245 per la licenza ottenuta da Eni e Shell dietro il versamento nel 2011, di un’ingente e sospetta cifra al governo nigeriano.

Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il Pm Sergio Spadaro avevano richiesto condanne per tutti i manager e otto anni per Descalzi e Scaroli  oltre a dieci anni per Dan Etete, ministro del Petrolio nigeriano fino al 1998.  Descalzi  all’epoca dei fatti era a capo della divisione E&P il secondo era il suo predecessore, sotto accusa anche Eni e Shell  per responsabilità amministrativa, oltre alla richiesta della confisca alle società di beni pari al valore della presunta maxi tangente per più di un miliardo di dollari.

Naturalmente grande la soddisfazione di Eni che tramite una nota ha ringraziato tutti i soggetti coinvolti ( in gergo stakeholder) che hanno creduto nella correttezza della società a livello manageriale e societario. Eni ha sempre sostenuto nella sua difesa che la cifra corrisposta nell’aprile del 2011 al governo nigeriano facesse parte di un accordo legittimo per far ripartire lo sviluppo del blocco Opl 245 (Oil Prospecting Licence – Concessione esplorativa di idrocarburi per  un’area delimitata situata in acque profonde, circa 150 chilometri al largo del delta del fiume Niger)  e non una tangente per   pagare funzionari governativi e politici e funzionari nigeriani perché  approvassero l’offerta di ENI e Shell.

I dirigenti parlano della “fine di un calvario “ ma resta in sospeso il problema della licenza che scadrà tra due mesi per quale sono stati pagati da  Eni 2,5 miliardi, investimento che non ha dato nessun frutto perché non ha permesso l’estrazione di un solo barile di petrolio dal momento che il governo nigeriano non ha mai dato l’ok. Anche in questo caso, come lo era nell’esito positivo del processo, Eni ha fiducia nel fatto che la licenza sarà convertita in licenza da sviluppo e che potrà procedere con l’estrazione ma se così non fosse “Eni non mancherà certo di agire vigorosamente per proteggere i propri interessi”

La Nigeria è viene considerata come una delle nazioni maggiori esportatrici di petrolio, ma in realtà   ne genera soltanto il 2,7% della produzione mondiale e il settore petrolifero rappresenta solo il 14,4% del PIL.

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