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Cellulare a scuola: la stretta del Ministro

20 Dicembre 2022

Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito, sa sicuramente come far parlare di sé. Non sono passati che pochi giorni dalla sua lettera, indirizzata alle famiglie italiane, nella quale consigliava in maniera celata – ma tutt’altro che implicita – di iscrivere i giovani studenti italiani a istituti tecnici e professionali, al termine del primo ciclo della scuola secondaria, che si trova di nuovo al centro dell’attenzione delle cronache a causa della sua ultima circolare. Il cuore del suo focus, questa volta, sono i cellulari.

Cellulari in classe: il Ministro dice stop

Il comunicato è stato diffuso alle scuole nella giornata del 20 dicembre, in maniera da allineare gli istituti a partire dal rientro nelle aule, previsto ovunque per il prossimo 9 gennaio. La comunicazione riporta la firma autografa di Valditara e rende note, forse una volta per tutte, le attese linee ministeriali in merito all’utilizzo di cellulari e analoghi dispositivi elettronici tra i banchi.

Da quando gli smartphone sono diventati una sorta di appendice del nostro corpo e una vera e propria protesi bionica del nostro braccio, è sorto il problema di come regolamentarne l’utilizzo nelle scuole. Preadolescenti e adolescenti, infatti, sono tra i più entusiasti fruitori delle nuove tecnologie – non a caso, nel definirli, parliamo spesso di nativi digitali – e utilizzano tantissimo la loro finestra palmare sul mondo per collegarsi ai social network, navigare e chattare con amici e parenti. Naturalmente, lo fanno senza freni anche in classe.

Se da una parte implementare la tecnologia rappresenta una grande opportunità per l’istruzione, in quanto permette di supportare l’azione didattica, approfondirla e consolidarla con strumenti agili e familiari agli studenti; dall’altra è facile capire come gli stessi dispositivi che la sfruttano possano rappresentare un importante elemento di distrazione nel corso di una lezione, nonché una gigantesca agevolazione durante il compito scritto. Difficilmente l’alunno sarà motivato a studiare assiduamente se potrà trovare su Google in un paio di secondi scarsi la data storica che deve scrivere. Così come se la soluzione dell’espressione finirà sul gruppo WhatsApp di classe non appena quello bravo in matematica l’avrà risolta.

Il Ministro è stato netto e ha preso una decisione che farà probabilmente discutere. Nella circolare si legge:

“Trattandosi di un elemento di distrazione, propria e altrui, e di una mancanza di rispetto verso i docenti, a cui è prioritario restituire autorevolezza, è confermato il divieto a utilizzare il cellulare durante le lezioni.”

Dunque, stop allo smartphone senza sé e senza ma.

Linea dura?

La circolare serve a chiarire la posizione ministeriale e va incontro a quella che, probabilmente, era già la regola più ampiamente adottata all’interno delle scuole italiane. Durante le lezioni l’utilizzo del cellulare è stato proibito fin dai tempi dei vecchi GSM. Da quando il telefonino ha cominciato a diffondersi tra i ragazzi in età scolare, ne è stato impedito l’utilizzo a scuola.

Oggi si ribadisce questa posizione, senza però fornire indicazioni relative al possesso dello smartphone all’interno dei locali scolastici. Di fatto, il cellulare può essere tenuto in tasca, nello zaino, sotto o sopra il banco. Quel che conta è che non venga usato mentre l’insegnante tiene la sua lezione. Non si tratta quindi di una linea dura, semmai di una limitazione relativa a un ambito specifico: quello dell’aula durante lo svolgimento delle ore di insegnamento frontale.

E per i trasgressori? Non è previsto alcun tipo di sanzione disciplinare, come riporta l’ANSA. La circolare specifica che l’insegnante è sempre libero – o libera – di consentire l’utilizzo di dispositivi elettronici durante la propria lezione qualora il loro impiego avesse finalità didattiche.

Di fatto, le differenze sono ben poche rispetto al modus operandi tenuto dalle scuole prima che girasse questa circolare. Ora però esistono delle linee guida che sono state messe nero su bianco.

Crediti fotografici: ANSA/ Tecnica della Scuola

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