Grandi imprese
Cattura e Stoccaggio della CO2, il progetto Snam-Eni in uno workshop a Ravenna
RAVENNA – Nel dicembre 2022 ENI e SNAM hanno firmato una Joint Venture (50% Snam 50% ENI) con l’obbiettivo di avviare lo sviluppo dell’infrastruttura CCS in Italia. Sfruttando la grande capacità dei giacimenti a gas esauriti dell’Adriatico, l’hub di Ravenna sarà uno dei siti più grandi al mondo per lo stoccaggio della CO₂ ed il principale del Mediterraneo. Il progetto prevede una Fase iniziale, che verrà avviata nel 2024, con l’obiettivo di catturare 25mila tonnellate di CO₂ dalla centrale Eni di trattamento di gas naturale di Casalborsetti (Ravenna). Una volta catturata, la CO₂ sarà convogliata verso la piattaforma di Porto Corsini Mare Ovest e infine iniettata nell’omonimo giacimento a gas esaurito, nell’offshore ravennate. Nella Fase industriale, dal 2026, si prevede lo stoccaggio fino a 4 milioni di tonnellate di CO₂ per contribuire alla decarbonizzazione delle industrie settori “hard to abate” presenti nell’area di Ravenna e del Nord Italia. Dal 2030 in poi, la grande capacità dei giacimenti, permetterà di incrementare la portata a 16 o più milioni di tonnellate all’anno in base alle richieste proveniente dal mercato. Per garantire il servizio di trasporto necessario allo sviluppo della fase industriale SNAM svilupperà un adeguata infrastruttura onshore riutilizzando laddove possibile le tubazioni esistenti. Di questo innovativo progetto si è discusso oggi, proprio a Ravenna, nel contesto della Fiera OMC, in uno workshop dedicato che ha visto la partecipazione di Piero Ercoli, Executive Director Decarbonization Unit di Snam, di Paolo Testini, Director CCS Project and Carbon Removal Development di Snam e della Carbon Capture, Utilization & Storage Unit ENI.
CCS (carbon capture and storage)
La CCS è una soluzione matura, sicura e competitiva. È l’unica opzione praticabile per abbattere le emissioni di processo e una delle migliori opzioni disponibili per abbattere altre emissioni industriali. L’utilizzo della CCS contribuirà a preservare la competitività dei settori Hard to Abate in Italia (acciaierie, cementifici, chimica, carta , vetro ecc) , che rappresentano 94 miliardi di Euro di Valore Aggiunto (5% del PIL italiano) e 1,25 milioni di occupati (4,5% della forza lavoro nazionale). Inoltre, la CCS può contribuire a promuovere lo sviluppo dell’idrogeno, a sostenere la diffusione delle fonti rinnovabili per la decarbonizzazione della rete elettrica, integrandone la natura intermittente e non programmabile con una fonte di energia dispacciabile a basse emissioni di CO2, e a rendere possibile la generazione di emissioni negative attraverso l’applicazione alle bioenergie o alla cattura della CO2 direttamente dall’atmosfera. La CCS rappresenta una soluzione tecnologica per accompagnare la transizione verde in sinergia con le altre leve per la decarbonizzazione quali, ad esempio, le fonti rinnovabili, l’elettrificazione e l’efficienza energetica. La consapevolezza delle autorità italiane ed europee circa la necessità di sfruttare tutte le leve possibili per la decarbonizzazione, tra cui la CCS, è in continua crescita. L’Italia può ricoprire un ruolo centrale per la definizione di un quadro competitivo in grado di attrarre investimenti e facilitare l’avvio di progetti. Negli scenari IEA, la Carbon Capture and Storage (CCS) e la Carbon Dioxide Removal (CDR) sono tra le soluzioni tecnologiche necessarie per traguardare gli obiettivi di decarbonizzazione e contribuiranno a una riduzione del 8% delle emissioni di CO2 globali tra il 2020 e il 2050. Alcuni scenari di completa decarbonizzazione elaborati dall’IPCC prevedono un ruolo per la CCS e la CDR fino a 4 volte maggiore rispetto all’IEA.
Benefici per il Ravennate
Il polo industriale che ruota attorno al porto di Ravenna è un importante distretto produttivo a livello economico e sociale italiano. Per la vicinanza con le operazioni offshore dell’Adriatico, alcuni dei settori più sviluppati sono l’ingegneria, la meccanica e la logistica inerenti i processi upstream della filiera del gas naturale: ambiti che impiegano manodopera specializzata e alta tecnologia. Per tutte queste attività che hanno operato nella produzione del gas naturale, destinata a terminare per esaurimento dei giacimenti nel prossimo futuro, la creazione di un polo di stoccaggio dell’anidride carbonica rappresenterà una grande occasione di rilancio economico. Le competenze professionali di tecnici e operatori, riconosciute e apprezzate in tutto il mondo, potranno essere recuperate e riqualificate. La dinamicità tipica di questo territorio, quindi, verrà reimpiegata in un nuovo settore. Nel frattempo, la produzione di gas terminerà completamente entro alcuni anni. Solo una minima parte degli impianti verrà riutilizzata per lo stoccaggio della CO₂. Il riuso degli asset in un’ottica di economia circolare, d’altra parte, permetterà di realizzare questo grande progetto di decarbonizzazione a costi contenuti e in tempi rapidi. L’industria locale avrà a disposizione una soluzione efficace per decarbonizzare le proprie attività senza causare conseguenze sul territorio. Oltre a rilanciare l’economia ravennate e contribuire alla decarbonizzazione delle attività del distretto, il Ravenna CCS Hub produrrà benefici a un livello molto più ampio poiché consentirà di abbattere le emissioni di aziende situate anche in altre aree industriali, contribuendo alla decarbonizzazione del sistema industriale italiano. Una volta arrivato a pieno regime, il progetto darà un contributo decisivo al raggiungimento degli obiettivi di lotta al cambiamento climatico, sostenendo una nuova fase di sviluppo nell’ambito della transizione energetica. In particolare, offrendo la possibilità di compensare le emissioni di CO₂ alle industrie “hard to abate” italiane si promuoverà la creazione di una filiera nazionale nel settore della decarbonizzazione, un ambito attualmente già in forte espansione in Europa e nel mondo e che, nei prossimi decenni, lo sarà ancor di più. La realizzazione di un grande hub per la CCS, inoltre, potrà attrarre capitali e nuove iniziative industriali sostenibili da parte di operatori internazionali che, sempre più frequentemente, sono interessati a investire in regioni dotate di infrastrutture per la cattura e stoccaggio delle emissioni.
Le parole di Ercoli
Piero Ercoli, Executive Director Decarbonization Unit di Snam “Quando parliamo di decarbonizzazione, sfida davvero difficile, voglio vedere il bicchiere mezzo pieno, perché vedo le nuove generazioni molto determinate, e questo è un bene. Occorrono, certo, anche altre condizioni. Le infrastrutture, per esempio, come quelle di trasporto alle quali – in Snam – lavoriamo per il gas ma anche con l’obiettivo di abilitare lo sviluppo di idrogeno e ccs, di cui qui a Ravenna – con Eni – stiamo realizzando un progetto molto importante, che può essere di riferimento per le industrie hard to abate di Italia ed Europa del Sud. Con il nostro team dedicato alla decarbonizzazione, stiamo dunque lavorando a pieno regime, puntando peraltro anche su tecnologie, ricerca e sviluppo. Un altro ruolo fondamentale, poi, è quello delle policy e delle regole, e la buona notizia è che le regole adesso ci sono e possiamo quindi dare loro seguito, guardando anche a chi sta facendo bene in Europa e nel Regno Unito. L’importante, come ripeto spesso, è adottare sempre una logica industriale, tanto per la ccs (con l’auspicato avvio entro il 2026 della fase industriale del progetto di Ravenna, che sta raccogliendo molta attenzione da parte degli industriali) quanto per l’idrogeno, a cui lavoriamo con le pipeline del progetto SoutH2 Corridor assieme ad altri tso e ad altri Paesi europei. Non a caso, abbiamo candidato tale corridoio quale PCI: il suo rilievo comunitario, alla luce della posizione dell’Italia nella nuova geografia degli approvvigionamenti, è evidente. Ma un altro tassello fondamentale, quando parliamo di idrogeno, è l’elettricità necessaria a produrlo, elettricità che dev’essere abbondante, “verde” e conveniente (l’80% del costo dell’idrogeno è riferibile alla materia prima, e solo il 20% alla logistica). Ecco perché guardiamo al Nord Africa come luogo ideale per la produzione di idrogeno verde, nell’interesse dell’Italia, ma anche – appunto – di Austria e Germania.”
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