Grandi imprese
Big Data e mappe di calore: ecco il primo Giubileo dell’era Smart City
Se la prima vera smart city italiana è stata la cittadella di Expo 2015 a Milano, una nuova sfida per l’utilizzo dei Big Data arriva dal Giubileo, dove dal 22 marzo a Roma è attivo il progetto delle “mappe di calore” per Roma Servizi per la Mobilità, sviluppato con tecnologie Olivetti da TIM e che era già stato sperimentato proprio durante Expo.
Vastità delle raccolte di segnali, varietà della loro struttura di contenuto e di formato, velocità di aggiornamento: sono questi i caratteri essenziali dei Big Data.
Le mappe di calore sono uno dei servizi forniti da “TIM Big Data Value”, offerta di TIM e Olivetti sui Big Data rivolta alle aziende private e alla Pubblica Amministrazione, strumento di visualizzazione e di analisi dei flussi di presenza e mobilità sulle aree di interesse ricavati dall’elaborazione dei dati anonimi della rete mobile TIM.
Se fino a poco tempo fa le mappe di calore erano più che usate per analizzare i dati di traffico su Internet, con l’avvento dell’Internet of Things è stata creata una nuova applicazione per la gestione dei flussi di persone e mezzi di trasporto nelle grandi città in occasione di grandi eventi. Attraverso i segnali provenienti dalle celle telefoniche e dai device (in forma anonima e aggregata nel rispetto della privacy), viene individuata la presenza e la mobilità delle persone, rendendo così possibile visualizzarne la concentrazione su una mappa della città di Roma. In questo modo non solo si fornisce una fotografia tempestiva della situazione, ma anche una stima, che permette di prevede in anticipo i punti e i momenti più critici, facilitando un intervento tempestivo, in caso di necessità, per gestire in sicurezza per esempio i flussi di traffico. La visualizzazione delle folle sulla mappa di calore, d’altra parte, è intuitiva: i punti in cui gli assembramenti stanno congestionandosi si colorano di rosso e viola, fornendo immediatamente la rappresentazione grafica di quanto sta accadendo.
Nel caso del Giubileo, le prime applicazioni alle quali si può pensare sono molto semplici: la distribuzione d’acqua nei punti più affollati o la gestione del flusso dei passeggeri diretti alle varie fermate della metropolitana. Ma se si pensa a eventi più affollati, come le manifestazioni o i grandi concerti, ecco che l’utilizzo dei Big Data e delle mappe di calore potrebbe permettere interventi immediati, in casi di un eccessivo numero di persone in uno stesso punto.
Nelle smart city del futuro, però, un ruolo fondamentale nella costruzione dei Big Data lo avranno direttamente anche i cittadini, grazie alla possibilità di segnalare con precisione, per esempio via app, i punti della città in cui c’è bisogno di un intervento. I primi esperimenti si sono visti a Chicago – una tra le città più all’avanguardia nel settore – in cui gli abitanti segnalano dove si trovano le auto abbandonate, le buche stradali, gli atti di vandalismo, i problemi all’illuminazione. In questo modo l’amministrazione comunale ha la possibilità di programmare interventi organici e ottimizzati laddove ce n’è più bisogno.
È evidente come anche in questo caso l’utilizzo delle mappe di calore sia estremamente importante, visto che farebbero subito saltare all’occhio le zone che maggiormente richiedono un intervento, rendendo possibile sia una visione d’insieme, sia una più legata a delle necessità specifiche. Per rendere tutto ciò possibile, un ruolo decisivo lo avrà la banda ultralarga. Più saranno utilizzati i Big Data, più le città si faranno smart e più le vie di comunicazione decisive saranno quelle digitali.
La rivoluzione dei Big Data non è veicolata dalla tecnologia, ma dai dati e dall’intelligenza che li sonda e li interroga. Il futuro è nella nostra curiosità, e nella disciplina con cui sapremo metterla al lavoro sulla realtà dei comportamenti della gente.
Quello dei Big Data è un argomento importante e noto nella storia e viene ripreso da Francesco Marino nella rivista Digitalic:
I BIG DATA nel 600 a.C.
I Big Data sono nati nel 600 avanti Cristo. Si fanno risalire al filosofo Talete, che non solo ne ha fatto un uso predittivo, ma ha anche trovato un modo per monetizzare questi dati.
Talete è stato il primo a spiegare i fenomeni naturali in base ai dati e non attraverso le storie mitologiche legate agli dei. In particolare Talete ha raccolto per tre anni informazioni sul meteo, arrivando ad essere in grado di prevederlo. Per riuscirci creò una sorta di database, anzi si potrebbe parlare di Big Data, dato che annotava tutto, non solo gli eventi che potevano sembrare importanti al momento.
Correlando i dati del tempo e la conoscenza degli astri trovò anche un modo per monetizzare la sua cultura. Molti suoi concittadini lo criticavano dicendo “se sai tutto, perché non sei ricco?”
Talete volle dar loro una lezione. Così, grazie alle sue conoscenze sul clima e sulle stelle, Talete fu in grado di prevedere un abbondante raccolto di olive già in inverno. Con una piccola somma di denaro si assicurò un’opzione per l’affitto di tutti i frantoi di Mileto e della vicina isola di Chio. Quando in effetti arrivò l’abbondante raccolto, Talete aveva il monopolio dei frantoi e li poté subaffittare ai prezzi che voleva, raccogliendo così una piccola fortuna.
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