Grandi imprese

Benetton chiama, Roma risponde. Regali ad Autostrade nella bozza del Dl Crescita

15 Aprile 2020

Tre milioni di euro donati agli ospedali dalla famiglia Benetton. Ma nella bozza del “Decreto Crescita” allo studio del Governo in queste ore sembra esserci vantaggi ben più importanti per la dinastia veneta, rispetto alla naturalmente lodevole donazione. Il primo capitolo degno di nota? È tutto sulle autostrade e il settore dei trasporti. “Fortemente destabilizzati dal crollo del traffico e dalla difficoltà conseguente di aggiornare i piani economici” scrivono a Roma. Perché il “crollo drammatico del traffico autostradale in Italia” è “pari all’80 per cento al 23 marzo 2020 secondo Aiscat”.

L’Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori – che attraverso 18 associati effettivi gestisce oltre 4.800 km di autostrade e circa il 25 per cento della mobilità totale in Italia – fa sapere che le conseguenze della pandemia appaiono, per ora, di gran lunga più devastanti delle ultime crisi affrontate dal Paese: nel biennio seguito alla crisi del debito nell’Eurozona, 2011-2013, il traffico medio annuo è caduto del 10 per cento. Mentre per tornare ai livelli assoluti del 2007, l’Italia ha dovuto aspettare un decennio, fino al 2017. Le società autostradali mettono nero su bianco le proprie paure attuali, di fronte alle conseguenze economiche del Covid-19: incapacità nel poter sostenere i “costi operativi delle infrastrutture”; crollo del flusso di cassa generato dalla tariffe e conseguente impossibilità a “versare alle amministrazioni dello Stato canoni, sub canoni, imposte e tasse e, agli istituti finanziatori, il rimborso dei finanziamenti”; ripercussioni sui bilanci societari dove i pedaggi autostradali sono la principale voce di ricavo; e infine “gravi effetti sul settore delle aree di servizio”.

I concessionari chiamano. Roma risponde. Sono lontani i tempi in cui il leader del M5S, Luigi Di Miao, dichiarava “Nel 2020 una delle prime cose da inserire nella nuova agenda di governo dovrà essere la revoca delle concessioni ad Autostrade, con l’affidamento ad Anas e il conseguente abbassamento dei pedaggi autostradali. Le famiglie delle vittime del Ponte Morandi aspettano una risposta. E noi gliela daremo. Non solo a loro, ma a tutto il Paese” (27 dicembre 2019).  Tra le dichiarazioni più recenti, ha di sicuro un altro peso specifico la voce di Luca Zaia che, appena pochi giorni fa, parlando di un comparto importante per il suo Veneto diceva: “oggi è anche difficile spiegare ad un imprenditore del settore moda, come Renzo Rosso o il Gruppo Benetton perché loro non possono riaprire davanti ad una Fincantieri da 3-4 mila dipendenti che invece sta lavorando regolarmente”. Se non sono maglioni, saranno concessioni.

Quel che certo è che la pandemia ha cambiato l’aria che si respira nei palazzi che contano della Capitale. Allo studio del governo, di cui Di Maio fa parte, nella bozza compaiono diverse misure potenziali dedicate al settore del trasporto autostradale. A cominciare dalla sospensione degli oneri fiscali e contributivi e di ogni altro debito nei confronti dello Stato. Una proposta che viene giudicata fattibile. Perché, scrivono, è “una misura analoga a quanto già previsto per il settore aeroportuale nel decreto Cura Italia”. Più complessa sembra invece la sospensione delle partite debitorie nei confronti di altre società, anche a capitale pubblico – come richiesto da Aiscat – nonostante il “Cura Italia” di marzo abbia già ammorbidito parzialmente il quadro su questo punto. Ritenendo infatti di considerare l’epidemia come un motivo da valutare in caso di ritardo o inadempimento da parte del debitore e nel calcolo del relativo risarcimento del danno.

Il documento di sintesi e proposte prosegue con i concessionari chiedono la “sospensione del pagamento del canone di concessione pari al 2,4 per cento dell’introito netto da pedaggio”, quella “del sovra-canone destinato all’Anas e calcolato sui Km percorsi in autostrada, del canone sui ricavi conseguiti dalle subconcessioni sul sedime autostradale” o “di altri eventuali previsti specificatamente dalle singole convenzioni stipulate con gli enti concedenti”. Detto, fatto. Gli unici appunti nei pareri del Governo parlano di parametrare questa misura alla durata dello stato emergenziale – una banalità, visto che è paradossale immaginare una sospensione dei canoni per sempre – e che per quanto riguarda le convenzioni stipulate con altri enti dovrà essere il Ministero delle Infrastrutture guidato da Paola De Micheli a fare prima una valutazione dell’impatto che queste avrebbero in termini economico-finanziari sugli stessi.

Ancora: Aiscat vuole una moratoria sui rimborsi dei finanziamenti a favore di banche e istituti finanziatori. Garantita dallo Stato. Parere del Conte-bis? Nessun problema, “già previsto per altri settori nel decreto Cura Italia”. Non è finita qua. I 18 big delle autostrade – da Autostrade Per l’Italia, passando per Autovie Venete, fino ad Autostrada del Brennero e al Gruppo Gavio – vogliono l’erogazione di “un contributo” per “assicurare la continuità e la sicurezza del servizio”. Da calcolarsi “in base a parametri oggettivi” come, ad esempio, “la differenza tra il costo manutentivo standard e gli incassi effettivi”. Basta chiedere. Il Mit si riserva giusto la possibilità di “verificare la potenziale entità del contributo”. Si tratta di un’altra ovvietà: non basta che Brebemi Spa suoni al citofono per chiedere 200 miliardi di euro in contanti di “contributo” e allora le vengono erogati sulla fiducia senza nessun tipo di verifica. Nel caso di “valutazione positiva” all’erogazione del contributo – si legge nei pareri – per il Ministero “sarebbe necessaria” la “possibilità di monitoraggio in tempo reale dei costi sostenuti dal concessionario e degli incassi effettivi ai fini dell’erogazione”.

C’è una voce, l’ultima, che i responsabili economici di governo, Mit e Mef guardano invece con sospetto. Se i concessionari chiedono infatti la “sospensione dell’ammortamento dei beni devolvibili per il 2020” a Roma gli rispondono che questa è “da valutare”. Perché? “Per gli effetti che potrebbe avere sui bilanci”. I bilanci delle società che la richiedono. Come a dire: attenti a ciò che desiderate cari concessionari, perché potreste ottenerlo. Del resto in una fase così caotica dove del futuro non vi è certezza, può anche capitare che lo Stato sia chiamato a lavorare come revisore contabile di un sistema industriale in sbandamento. C’è da sperare che il guard rail a bordo strada regga l’impatto.

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