Energia
Sanzione Antitrust a Enel e Acea da oltre 100 milioni euro – cosa vuol dire?
Per il settore dell’energia si è trattato di un evento storico, solo in parte ridimensionato dalle concomitanti sanzioni alle finanziarie-auto da oltre 650 milioni di euro. Questa seconda casistica ha distolto un po’ l’attenzione da un evento molto importante.
Le liberalizzazioni non sempre riescono perché pianificate a tavolino, proseguono e vanno avanti anche grazie a momenti come questo. In Italia siamo estremamente affezionati allo “status quo”, di solito è il valore massimo da tutelare soprattutto se in ballo ci sono aziende pubbliche o semi-pubbliche. Il concetto di “concorrenza ad armi pari” non ci piace proprio, non è nelle nostre corde.
Mi piace a tal proposito citare al contrario un aforisma di Walt Disney che va nella direzione opposta: “Ho lottato contro una dura concorrenza per tutta la mia vita. Non saprei come andare avanti senza di essa”.
Cosa è accaduto?
E’ concesso agli ex-monopolisti dell’energia in Italia di gestire i cosiddetti clienti in “tutela” che hanno tariffe regolate e non scelgono il loro fornitore. Ad oggi i due terzi circa dei clienti sono ancora in tutela.
Il Parlamento ha più volte proposto una data per superare la tutela e passare finalmente al mercato. Prima era 2018, poi 2019, poi 2020… Nel frattempo a quanto pare gli operatori ex-monopolisti hanno pensato di adottare strategie volte a trasferire clienti dalla tutela al proprio fornitore di mercato libero sfruttando alcuni vantaggi informativi.
Non è di per sé così stravagante come fenomeno. Probabilmente non andava fatta una liberalizzazione elettrica nella quale alcuni competitor possono allo stesso tempo servire clienti in tutela e clienti sul mercato libero. Peraltro la commistione organizzativa è evidente. Spesso accade che le due categorie di clienti siano serviti sotto lo stesso tetto, con lo stesso software, con lo stesso capo gerarchico, con brand simili. E’ davvero d’ispirazione questa nota esplicativa che ho trovato sul web relativa al detto “l’occasione fa l’uomo ladro”: se la situazione lo consente, tutte le persone, anche le persone più oneste, potrebbero vacillare compiendo azioni disoneste, o quanto meno poco ordinarie (cit. dettieproverbi.it).
I fornitori di mercato cosa hanno fatto in questo scenario? Sono stati a guardare? Da tempo sottolineiamo l’incongruenza del duplice mercato (tutela e libero) e il fatto che solo con la definitiva apertura del mercato si possono davvero sviluppare concorrenti che gareggiano ad armi pari, procurando benefici anche ai consumatori finali.
Finora il paradigma del nostro mercato energetico è stato quello di foraggiare a dismisura i segmenti o le attività non in concorrenza e di sostenere al contempo che il mercato non funziona perché la bolletta sale in continuazione.
La concorrenza nell’energia si può fare solo sulla materia prima. Una volta pesava più della metà della bolletta complessiva, ora meno del 40% per un piccolo cliente domestico. Sono infatti cresciuti di continuo le componenti regolate della bolletta che remunerano le reti, gli asset produttivi rinnovabili, i consumatori energivori, lo Stato, i produttori che partecipano al mercato dei servizi di dispacciamento. La marginalità si fa lì, attraverso ciò che non è mercato… Resta poi una piccola componente di mercato (la materia prima) su cui si è accanita l’attenzione, su cui si fa concorrenza ma con le distorsioni descritte. L’Antitrust aveva già ammonito il Parlamento qualche mese fa dicendo che sovraccaricare la bolletta di oneri diversi dall’energia non favorisce la concorrenza perché i clienti non percepiscono un vantaggio dal cambio di fornitore. Era un primo monito… Il Parlamento in risposta ha introdotto il Canone RAI in bolletta e si parla adesso anche della TARI. Evviva! Così la concorrenza si farà sui costi di stampa, postalizzazione e incasso… l’energia in bolletta diventerà invisibile. I fornitori di energia diventeranno concorrenti di Poste Italiane toccando un ulteriore “status quo” nostrano. Aiuto!
La cosa più sorprendente è ascoltare commenti che invocano l’abbandono del mercato dopo le sanzioni Antitrust! Questi commenti sorprendono ancora di più se arrivano da associazioni che fanno gli interessi dei consumatori o dalla politica. Non si vuole proseguire con il mercato? Bene, continuiamo allora a raccontarci che stiamo tutelando i consumatori sovraccaricando la bolletta di oneri di ogni tipo, incomprensibili e fuori controllo. In Francia tutti i costi che non sono “energia” sono inclusi in bolletta in un’unica voce, l’abbonamento, che è tot euro all’anno in base alla potenza. Si tratta di qualcosa di semplice che non può essere confuso con l’energia e che se aumenta si vede senza difficoltà di comprensione. Il mercato è anche questo! Non solo concorrenza su una voce della bolletta ma anche difesa dei valori della concorrenza, denuncia delle incongruenze, volontà di superare le asimmetrie. E’ ad esempio un valore importante il fatto che dal mercato e dintorni arrivano proposte concrete:
- Se si desidera ancora avere qualche forma di tutele di prezzo si potrebbe anche fare purché la gestione dei clienti in tutela non sia un’esclusiva dei soggetti ex-monopolisti ma si trovino forme di apertura a più concorrenti;
- Per evitare commistione tra diversi segmenti di attività con potenziali conflitti d’interessi sarebbe utile potenziare l’unbundling e prevedere che business regolati e di mercato siano separati anche a livello proprietario;
- Auspichiamo l’introduzione di un albo venditori che dia maggior fiducia ai consumatori sui fornitori abilitati ad operare sul mercato dell’energia. Per far parte di questo albo occorrerebbe aver adempiuto realmente agli obblighi di unbundling.
Infine, un plauso all’Autorità Antitrust che ha saputo condurre un’indagine complessa (in cui erano coinvolte aziende pubbliche o semi-pubbliche) in una fase di transizione con l’avvicendamento del Presidente dell’Autorità. L’immagine di copertina? E’ come appare il futuro di chi opera nell’energia potendo agire sulla sola quota materia prima…
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