Clima

“Quale energia per quale paese”: il convegno di Assbb

14 Ottobre 2022

Il 5 ottobre (come riporta l’Istituto di Politica Internazionale) il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che più si aspetterà a ridurre le emissioni di gas serra e più forte sarà l’impatto sull’economia: infatti, se il mondo non ridurrà le emissioni almeno del 25% entro il 2030, ci saranno gravi conseguenze sull’economia mondiale non solo nel lungo periodo ma già nell’immediato.

Proprio in questi giorni si sta tenendo a Washington il meeting annuale di FMI e Banca Mondiale e il tema dell’energia è al centro della discussione: cooperare e coordinarsi a livello internazionale è infatti fondamentale per non lasciare indietro i paesi più fragili e raggiungere la transizione ecologica al più presto nonostante l’attuale crisi. È una crisi complessa, che tocca in maniera diversa i singoli paesi ma che allo stesso tempo necessita di essere gestita insieme. Le implicazioni di qualsiasi scelta si farà sono vaste e trasversali, coinvolgono geopolitica, ambiente, economia, finanza.

Il 25 ottobre sarà l’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa (Assbb) a proporre un convegno presso l’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il titolo è “Quale energia per quale paese. La crisi del gas ci obbliga a fare scelte importanti” e sarà presieduto da Pippo Ranci, già professore di Politica Economica. Con lui Stefano Besseghini, Presidente dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera); Pia Sareceno, membro dell’Advisory Council di Ecco e Senior Advisor di REF-E, MBS e Claudia Cecchi, partner e direttrice dell’Osservatorio Energia REF-E, MBS. Ad aprire e chiudere, Nazzareno Gregori, presidente di Assbb, oltre che di Credemtel e Consigliere di Banca Euromobiliare, e Rony Hamaui, segretario generale di Assbb e professore di Economia monetaria nella Facoltà di Scienze bancarie finanziarie e assicurative della Cattolica.

Un’occasione insomma per capire, con uno sguardo in particolare sull’Italia, come il mondo delle banche e dell’economia si approccia a questa crisi, in un confronto aperto con REF-E, società che opera nel mercato energetico attraverso ricerche e consulenze per le imprese, attività di formazione e un osservatorio energetico indipendente, e con ARERA, l’istituzione che si occupa, in campo energetico, di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l’efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso un’attività di regolazione e di controllo.

Come racconta Hamaui nel suo articolo su lavoce.info, la crisi energetica che stiamo vivendo è in realtà una cristi prettamente europea. Per prima cosa, perché il prezzo del gas non è cresciuto in maniera omogenea: negli Usa è triplicato, ma in Europa è aumentato di quasi 20 volte, e c’è una bella differenza. Poi perché l’Europa è ben interconnessa grazie a una vasta rete di gasdotti (almeno fino a qualche settimana fa, quando Nord Stream 1 e Nord Stream 2 hanno subìto un probabile sabotaggio che rischia di renderli inutilizzabili per sempre, rilasciando nell’atmosfera tra le 100mila e le 350mila tonnellate di metano: l’equivalente delle emissioni di 1,3 milioni di automobili in un anno) ma non è altrettanto fornita di rigassificatori. Questo rende più complesso far arrivare quantità sufficienti di GNL e mette in pericolo le aziende energivore perché, se aumentano troppo i prezzi, subiscono la concorrenza delle aziende straniere.

Secondo Hamaui, se la crisi è europea servono risposte europee. Risposte che devono essere sia di carattere fiscale che di politica industriale.
Da una parte suggerisce dunque di mutualizzare aiuti alle famiglie e alle imprese selezionando i beneficiari. Dall’altra, propone di mettere in funzione molti rigassificatori e di coordinare gli acquisti di gas sul mercato internazionale: farsi concorrenza fra paesi europei è controproducente e non fa che aumentare ulteriormente i prezzi. E intanto bisognerà slegare i prezzi dell’energia guardando al costo di ciascuna fonte, così da favorire le rinnovabili.
Le fonti di energia alternativa, infatti, oltre a costi molto più bassi, hanno l’enorme vantaggio di poter essere prodotte “in casa”, al contrario dei combustibili fossili (gas e metano compresi) che rendono estremamente vulnerabili, come stiamo vedendo, i paesi importatori.

Il 25 ottobre, quindi, Assbb riunirà intorno allo stesso tavolo economisti, banche, istituzioni di tutela dei consumatori e di consulenza per le imprese perché si confrontino su questa crisi che richiede interventi congiunti per rispondere alle esigenze più immediate di consumatori, intermediari finanziari e imprese ma anche all’urgenza, sottolineata persino dal FMI, della transizione ecologica.

 

 

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