Clima
«Per decarbonizzare serve una road map». Intervista con Fabio Bulgarelli
«Arrivare alla decarbonizzazione in vent’anni si può ma occorre decidere di farlo definendo una roadmap vincolante. Sarebbe un’incredibile opportunità di crescita per l’Italia». Ad affermarlo è l’ingegner Fabio Bulgarelli, oggi responsabile degli Affari Regolatori di Terna, con un passato in Enel, Utilitalia e presso l’Autorità per l’Energia. Il cammino verso un’economia energetica a emissioni zero deve infatti passare dalle fonti rinnovabili per quanto riguarda la produzione di energia elettrica ma anche per gli usi di riscaldamento, raffreddamento, per la mobilità. L’obiettivo che la Strategia Energetica Nazionale 2017 fissa per le fonti rinnovabili è di una quota del 28% sui consumi complessivi di energia da raggiungere al 2030, da declinarsi in un 55% di rinnovabili elettriche.
Il piano di sviluppo decennale di Terna prevede 8 miliardi di euro di investimenti per favorire l’integrazione delle fonti rinnovabili e migliorare sempre di più la sicurezza del sistema. Lo scorso 1° dicembre, insieme con altri esperti del settore, Bulgarelli ha partecipato all’incontro su “Reti, Associazioni e Cittadini verso emissioni zero nell’ambito della Strategia Energetica Nazionale”, che si è svolto a Milano nel corso del Brains Day degli Stati Generali. Ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda.
Ingegner Bulgarelli, qual è lo stato dell’arte della transizione energetica in Italia?
Il nostro paese sicuramente in questo percorso è a buon punto, poiché negli ultimi dieci anni sono stati fatti dei passi importanti per quanto riguarda la crescita delle fonti rinnovabili. Il fotovoltaico è passato da pochi MW fino ad arrivare quasi a ventimila MG e anche l’eolico è triplicato, passando da 3,5 GW a 9,7 GW. Abbiamo raggiunto gli obiettivi che erano fissati per il 2020 prima di altri paesi europei. La transizione energetica, però, se guardiamo un po’ più lontano verso l’obiettivo della piena decarbonizzazione si può dire essere appena cominciata. Attualmente la domanda elettrica in Italia è coperta dal 35% di rinnovabili su base annua, la Strategia Energetica Nazionale ci dice che dobbiamo arrivare al 55% al 2030. I costi di realizzazione degli impianti rinnovabili e eolici stanno diminuendo e gli sviluppatori stanno dimostrando di poterli realizzare con incentivi sempre meno costosi. Nel lavoro per arrivare alla piena decarbonizzazione non è coinvolto solo il settore dell’energia, ma anche quello dei trasporti, del riscaldamento, degli usi civili e industriali. Il vettore elettrico è sicuramente l’elemento abilitante che potrà permetterci di raggiungere l’obiettivo. La mobilità e il riscaldamento elettrico ci permetteranno di rendere più pulite le nostre città. È questa la strada da percorrere: siamo partiti col piede giusto ma c’è ancora un lungo cammino da fare.
Quali sono le sfide maggiori che Terna sta affrontando come gestore della rete di trasmissione nazionale?
La crescita delle rinnovabili ha portato ad una accelerazione della chiusura di impianti alimentati a olio, a gas e a carbone in qualche caso. Queste dismissioni sono state più consistenti di quanto non si sia sviluppata nuova capacità di generazione rinnovabile, quindi non ci sono ancora abbastanza impianti rinnovabili che compensino le centrali convenzionali che sono state smantellate. Una delle sfide maggiori è quindi quella di poter disporre di un’adeguata capacità di produzione di energia quando la domanda raggiunge i suoi picchi, in inverno o in estate. La crescita delle rinnovabili, inoltre, ha portato ad una differente distribuzione della capacità di generazione sul nostro territorio rispetto a qualche anno fa. Quindi abbiamo bisogno di un sistema elettrico con maggiori magliature e infrastrutture di rete in grado di collegare maggiormente rispetto ad ora centri di produzione e centri di consumo. Proprio la necessità di una rete più capillare e magliata è fra le priorità del nostro piano di investimenti.
Cosa cambierà rispetto alla domanda e all’offerta?
Qualche anno fa durante le ore centrali della giornata la domanda era coperta soprattutto da fonti convenzionali (impianti a gas). Ora invece che il fotovoltaico è in grado di dare un apporto importante, in queste ore gli impianti a gas riducono la propria produzione. Quando arriveremo al 55% fissato della SEN, nelle giornate di sole potremo utilizzare esclusivamente fonti rinnovabili nelle ore diurne.
Quale spazio e peso immaginate per le comunità energetiche promosse dai cittadini?
Dal momento che lo sviluppo delle rinnovabili comporta anche l’aumento degli impianti fotovoltaici di piccola taglia, i cittadini, così i condomini e i distretti, saranno sempre più direttamente coinvolti in qualità di realizzatori degli stessi nuovi impianti. L’evoluzione è naturale e accompagnerà la crescita del settore. Questo comporterà l’esigenza di potenziare le nostre reti per interconnettere maggiormente i centri di generazione e consumo, di disporre di una rete maggiormente magliata. Quelle che chiamiamo comunità energetiche, devono continuare ad essere interconnesse, poiché non riteniamo sia per esse economicamente efficiente e sostenibile isolarsi dalla rete elettrica nazionale. La non programmabilità di queste fonti rende necessario rinforzare la rete e aumentare i collegamenti, non isolarsi. Allo stesso modo sarà necessario potenziare le infrastrutture di accumulo, sia esso idroelettrico – con gli impianti di pompaggio – che elettrochimico, con le batterie.
C’è qualcosa che, secondo voi, potrebbe essere migliorata nella Stragegia energetica nazionale?
Nel fissare l’obiettivo al 55% in dieci anni la SEN fa un passo molto importante e coraggioso, che porterà crescita economica e farà da volano ad investimenti e innovazione tecnologica. Per chiudere il cerchio, andrà definita la roadmap post 2030 verso la piena decarbonizzazione.
L’Italia sarà davvero un paese ad emissioni zero entro il 2050?
Quello che penso è che non ci sono oggi reali barriere economiche o tecnologiche per arrivare alla piena decarbonizzazione. Bisogna soltanto decidere di volerci arrivare coinvolgendo tutti i settori interessati, e quindi non solo energia, ma anche trasporti, riscaldamento, e gli altri usi civili e industriali. Il tempo che ci separa al 2050, poco più di trent’anni, secondo me sono sufficienti. All’incontro organizzato da Gli Stati Generali ho risposto ad una domanda simile con una battuta, dicendo che ne servono venti da quando verrà definita una road map strettamente vincolante per arrivare a questo obiettivo. Una decisione di questo tipo sarebbe un’incredibile opportunità di crescita economica e tecnologica per il Paese.
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Nella foto un momento del dibattito su “Reti, Associazioni e Cittadiniverso emissioni zero nell’ambito
della Strategia Energetica Nazionale”. Da sinistra, Veronica Caciagli (giornalista), Andrea Casartelli (Edison), Fabio Bulgarelli (Terna), Gianluca Ruggieri (Univ. Insubria)
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