Energia
Nord Stream 2, la Germania dice “no” al gas russo. Parola all’inverno
A un passo dalla meta, il Nord Stream 2 si blocca. O meglio, viene sospeso. L’installazione del gasdotto tra Russia e Germania si è conclusa a settembre e nei prossimi mesi sarebbe stata prevista la sua messa in funzione. È stata l’agenzia federale delle reti energetiche (Bundesnetzagentur) a congelare temporaneamente l’approvazione del progetto. Questo perché la società del gasdotto, Nord Stream 2 AG, avendo la sede ufficiale in Svizzera, non è conforme al diritto tedesco ed europeo. Per aggirare l’intoppo burocratico e legale, il gruppo controllore della società, ovvero i russi di Gazprom, sta provando a creare una società sussidiaria proprio in Germania che gestisca i 33 chilometri della parte tedesca del gasdotto. La procedura, però, è ancora in corso e per questo non è arrivato il via libera al progetto che dovrà ricevere, in fase finale, anche quello della Commissione Ue.
L’ostacolo burocratico è la motivazione ufficiale. Ma i dubbi sono molti. Sembra difficile pensare che l’agenzia federale, e di conseguenza la Germania – ma forse anche la Russia – non fossero già a conoscenza di questo problema. In fondo il progetto dal valore di 11 miliardi di dollari va avanti da molto tempo, e ha avuto un’accelerazione importante a seguito della tacita approvazione statunitense del progetto geostrategico, dopo anni di forte contrapposizione condita da sanzioni e veti.
A insospettire, inoltre, è soprattutto il tempismo della decisione dell’agenzia federale tedesca, presa durante le settimane di scontro tra Polonia e Bielorussia sui migranti alla frontiera, con dietro, a fare da spettatori o attori secondari, Unione europea e Russia. Sul tema gli analisti sottolineano l’interesse di Mosca nel creare instabilità ai confini europei e nell’accentuare il distacco tra Bruxelles e Minsk. In questo modo il Cremlino si garantisce, ancor più di quanto già non abbia, il controllo sul territorio bielorusso, reputato un prolungamento naturale della Russia e fondamentale per contenere l’allargamento a est della Nato.
Con questa “rappresaglia”, la Germania sembra farsi carico dei problemi dell’Unione europea, non senza conseguenze. Ritardando il Nord Stream 2 cerca di mandare un doppio messaggio a Mosca: da una parte sull’influenza russa rispetto alla crisi ai confini bielorussi, dall’altra rispondendo orgogliosamente al recente aumento dei prezzi del gas in tutto il mondo. Un incremento dovuto anche alle limitazioni energetiche del Cremlino. La decisione tedesca, però, implica un contraccolpo economico per Berlino, visto che avrebbe comunque beneficiato del gasdotto. Konstantin Kosachyov, vicepresidente della Camera alta del Parlamento russo, lo ha sottolineato: “Qualsiasi ritardo nella certificazione del gasdotto, tanto più alla vigilia dell’inverno, non è nell’interesse dell’Ue, questo è senza dubbio”.
(Fonte immagini: Gazprom)
Le centinaia di chilometri di tubi che compongono il Nord Stream 2 erano quasi pronte a spedire nel Vecchio Continente circa 55 miliardi di metri cubi di gas ogni anno attraverso il Mar Baltico. Quando entrerà in funzione il gasdotto raddoppierà quello già esistente del Nord Stream e permetterà all’Europa di rifornirsi in maniera diretta dalla Russia. Quest’ultima avrà il vantaggio di non dover passare dagli impianti che attraversano la stessa Polonia e l’Ucraina, da sempre contrari al progetto. Per Kiev i soldi derivanti dal “pedaggio” hanno un peso specifico importante nell’economia nazionale, non a caso il presidente Volodymyr Zelensky ha parlato del Nord Stream 2 come di una “pericolosa arma geopolitica”, puntando il dito contro Mosca. Alcuni funzionari ucraini, secondo quanto riporta il Financial Times, hanno anche avvertito l’Ue che ridurre la sua dipendenza da Kiev potrebbe aumentare il rischio di un’invasione russa dell’Ucraina. Non si tratta, quindi, di “solo” gas.
Tuttavia, il congelamento del gasdotto ha come conseguenza immediata un ulteriore aumento dei prezzi dell’energia. Subito dopo l’annuncio, infatti, il benchmark europeo è salito del 15,2%, raggiungendo i 94 euro per megawattora. Per il Nord Stream 2 se ne riparlerà non prima di metà 2022. Sempre che non avvengano prima altri scossoni. Intanto, arriva l’inverno: la stagione in cui il nord del mondo ha bisogno di più gas e i prezzi da sempre salgono.
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