Acqua

Non pagare le Bollette vi sembra una soluzione seria?

4 Maggio 2017

Mi piacerebbe spiegare un fenomeno che è d’attualità e rappresenta quanto può essere dannosa l’ambiguità nelle finalità che si vogliono perseguire.

 

Intanto ammetto che questo prima capoverso è alquanto criptico. A cosa mi riferisco?

 

Energia e gas sono dei servizi aperti al mercato, diversi operatori competono per aggiudicarsi le forniture ai clienti finali, domestici e non. Come tutte le forniture di beni e servizi anche le forniture di energia e gas devono essere pagate per poterne usufruire. Ed è abbastanza normale per qualsiasi fornitore di beni e servizi che se un cliente non paga questi interrompa la fornitura immediatamente.

 

Nell’energia e nel gas, che oggi sono settori aperti al mercato e non servizi pubblici gestiti in monopolio, il principio è meno chiaro, è meno preciso. Perché? Perché si è sempre ritenuto che si tratta di beni essenziali, in assenza dei quali cala in maniera importate il livello di benessere degli utilizzatori finali e viene messa a rischio la qualità della vita. Si pensi a un’abitazione senza luce o senza riscaldamento.

 

Questo principio è assolutamente condivisibile e di portata fondamentale. Ma la domanda è un’altra: garantire ai meno abbienti o bisognosi o a chi è in temporanea difficoltà l’utilizzo agevolato di energia elettrica e gas è un compito dello Stato o è un compito dei fornitori di energia? E’ questa la domanda fondamentale a mio avviso.

 

L’attuale sistema di mercato mette gli uni contro gli altri, i fornitori e i clienti. I primi che naturalmente esigono di essere pagati, come farebbe qualsiasi attività economica, gli altri che, quando versano in condizioni di difficoltà, evidenziano la loro impossibilità a saldare tutte le bollette del bilancio familiare. Perché c’è questa contrapposizione? Non avrebbe ragione d’essere in un sistema ben concepito. Se come Paese vogliamo darci la priorità che energia elettrica e gas siano a disposizione anche di chi non ce la fa a pagare le bollette, i clienti finali dovrebbero temporaneamente o in via generale essere agevolati o sostenuti finanziariamente dallo Stato. Se invece questa priorità non vogliamo darcela allora i fornitori di energia e gas devono essere messi nelle condizioni di essere pagati, al pari di qualsiasi altro bene o servizio. Altrimenti la soluzione è quella attuale: per non assumere una direzione chiara si finisce per impostare strumenti e modalità di riscossione dell’energia che sono farraginose e incentivano pratiche molto discutibili.

 

Dal nostro osservatorio di fornitore di energia sul mercato posso raccontarvi alcune casistiche reali:

1. Rotazione di inquilini nello stesso appartamento: il vecchio inquilino lascia l’appartamento senza pagare le ultime bollette. Il nuovo inquilino entra e si ritrova un contatore distaccato per morosità. A quel punto deve procedere con una cessazione amministrativa e poi richiedere subentro al nuovo fornitore (e le fatture passate restano insolute);
2. Su un contatore con fatture non saldate viene richiesta voltura ovvero di modificare l’intestazione ad altra persona fisica o giuridica. A quel punto le fatture non pagate restano ancora una volta insolute;
3. Un cliente con fatture in scadenza cambia fornitore sottoscrivendo un nuovo contratto. Nel momento in cui la nuova fornitura è attiva il vecchio fornitore non può esigere il pagamento delle fatture precedenti (cosiddetto “turismo energetico”). Lo stesso vale per le fatture “di chiusura” ovvero quelle fatture che fanno il conteggio definitivo (in base alle letture del contatore) di quando il cliente deve versare/ricevere dopo che ha cambiato fornitore;
4. La procedura per disalimentare l’erogazione di luce e gas è lunga e dura diversi mesi, durante i quali le fatture non saldate aumentano. E’ come se vado in un bar senza pagare il conto e posso continuare a farlo più volte finché non si attiva una procedura di sospensione che dura mesi. Perché nella telefonia quando il credito finisce la linea si interrompe in pochi giorni?
5. Talvolta basta aprire un reclamo per interrompere i termini di sospensione e proseguire nel consumo, anche se il reclamo non è ben circostanziato.

A mio avviso è triste che un cliente in difficoltà col pagamento delle bollette debba ingegnarsi per individuare modalità come quelle descritte per evitare che il precedente fornitore possa disalimentare la fornitura. Non è sempre vero che i clienti attuano strategie di questo tipo con dolo, spesso hanno semplicemente difficoltà “ad arrivare a fine mese” come spesso si dice. Perché doverli ulteriormente penalizzare anche da un punto di vista psicologico mettendoli nella posizione di doversi inventare espedienti per evitare di saldare le fatture? Cosa si sta tutelando?

 

E’ chiaro che preservare espedienti significa da un lato addossare su fornitori privati un onere elevato che poi fa lievitare i costi e dunque i prezzi dell’energia per la generalità dei clienti, dall’altro evitare di risolvere il problema alla fonte. Se esiste l’esigenza di tutelare chi è in difficoltà finanziaria garantendogli comunque le forniture di energia e gas, quest’esigenza va gestita in altro modo, introducendo ad esempio strumenti a carico della collettività che supportino in maniera semplice e senza ambiguità i clienti in difficoltà. Oggi esiste uno strumento che si chiama “bonus energia” ma la sua applicazione è davvero complessa (prevedendo una pratica da attivare presso il Comune di residenza) e non copre il costo pieno delle forniture.

La complessità delle procedure (es. cessazione amministrativa, subentro, CMOR per il ristoro parziale delle morosità con 1-2 anni di ritardo, bonus energia, disalimentazione dell’erogazione) è spesso causa di difficoltà, sia per i fornitori che per i clienti finali. Credo invece che ispirarsi a concetti più semplici possa solo aiutare entrambe le parti a gestire meglio le proprie problematiche: chi ha i mezzi deve pagare energia e gas come tutti gli altri beni o servizi, chi non ha i mezzi deve essere aiutato ad usufruire dell’energia e del gas (e di altri servizi pubblici essenziali) senza dover impazzire con procedure eccessivamente burocratiche o inventarsi espedienti.

 

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