Energia
missili, petrolio e kippah
Petrolio e Kippah [1]
Nessun titolo potrebbe essere più suggestivo di quello tratto e modificato da un volume del Direttore di questa Testata.
Non è da ora che il Medio Oriente sia nell’occhio del ciclone. Middle East o Scacchiere (geo-estrattivo) Mediterraneo Orientale? Dalla primavera araba, all’ISIS, al Kurdistan, quest’area ha di recente creato nuovi e diversi problemi di instabilità, facendo addirittura considerare sopito l’armistizio israelo-palestine. Che poi improvvisamente esplode. Guerra di confini sulla striscia di Gaza o presenza di petrolio nell’off-shore contiguo?
La storia recente del Poseidon e del Turk Stream
Il 2 giugno 2017 Gazprom, Edison e DEPA, consociata Edison, hanno siglato un accordo di cooperazione volto a stabilire una rotta meridionale per le forniture di gas dalla Russia all’Europa, che attraverserebbe la Turchia verso la Grecia e oltre l’Italia, appunto il Poseidon. A ciò si aggiunga il Turk Stream, gasdotto che si estende attraverso il Mar Nero dalla Russia alla Turchia e oltre il confine con la Turchia con i paesi limitrofi. La prima stringa del gasdotto è destinata ai consumatori turchi, mentre la seconda stringa fornirà il gas all’Europa. La costruzione offshore di Turk Stream è iniziata nel maggio 2017. [2]
Detti accordi tra un Paese non UE, la Federazione Russa, ed un Paese aderente, Italia, fanno perfetto pendant con il North Stream II che, dalla baia di Narva, Russia, trasferirà gas & oil all’Europa, via Germania (Lubmin, distretto di Greifswald) nella misura di oltre 4.9 trillion m3, più del doppio delle riserve attuali EU (1.9 trillion).
Nel frattempo sull’altro fronte, per semplicità antirusso-iraniano, o antisciita, si genera un nuovo accordo. Come noto, la posizione stessa dei giacimenti Leviathan, in acque di confine, ha acceso dei contenziosi e tensioni diplomatiche tra Israele versus Libano e Turchia, alimentate militarmente dagli Hizbollâh filosciiti. Questo non ha impedito un accordo della compagnia israeliana Delek Drilling, in partnership con l’americano Noble Energy, con la società egiziana Dolphinus Holdings. L’intesa prevede la vendita di 64 miliardi di metri cubi di gas nell’arco di dieci anni all’Egitto, gran parte dei quali prelevati dai giacimenti offshore israeliani Tamar e Leviathan. L’intero ammontare del contratto di fornitura è pari a 15 miliardi di dollari ed esso avrà validità legale dal 2020.[3] In questo contesto ci sono alcune incognite presenti e che nel future potranno svilupparsi o regredire. Tra queste…
L’incognita Libanese
Al limitare dei giacimenti Afrodite e Leviathan non vi sono solo le coste israeliane, ma anche quelle del Libano, che le recenti vicende identificano come possibile paese cruciale nella gestione dei maxi-giacimenti. Squassato da decenni, il Libano trova dall’Accordo di Taif [4] un sistema politico che lo tiene in equilibrio anche se instabile. Alle tensioni religiose tra cristiani-maroniti, che si raggruppano nel partito FPM, ed Hizbollâh sciiti, unitamente al gruppo Amal, non mancano pressioni da parte drusa con il partito Psp di Walid Jumblatt. Le due principali coalizioni l’Alleanza dell’8 marzo (filo siriano e di natura sciita) e l’Alleanza del 14 marzo (antisiriana) sono articolate su base non confessionale e quindi sensibili a tendenze esercitate da altri paesi come Iran e Siria che sono palesemente alleati degli Hizbollâh – non seguono necessariamente linee confessionali.
Dunque se nel passato prevaleva la rivalità religiosa tra cristiano-maroniti, sciiti e sunniti, oggi le motivazioni hanno la connotazione strategica, se non finanziaria. Il punto di svolta avviene nel 2005 con l’assassinio del Premier Rafiq Hariri, padre dell’attuale Primo Ministro, sotto i verosimili colpi degli Hizbollâh che lo accusavano di essere palesemente antisiriano.
Le dimissioni forzate da Premier di Saad Hariri, nel novembre 2017, ispirate dal Governo Saudita di Riad sembrano essere un perfetto esempio di quanto influenze esterne possano giocare negli equilibri interni libanesi. (Post, Perché le elezioni in Libano non interessano solo il Libano; 6 maggio 2018).[5]
Pertanto, non soltanto restano sempre vivide sotto le ceneri le rivalità religiose, ma tutta la politica libanese resta condizionata dal rapporto con la Siria e di conseguenza con Iran e Russia cui è legata l’Alleanza dell’8 marzo[6] a trazione sciita Hizbollâh, specie dopo il successo elettorale conseguito il 6 maggio 2018.
Non finisce mai di stupire la oil storytelling che vede lo scacchiere mediterraneo al centro di molte attenzione. In principio fu Obama con la sua Primavera Araba, un lungo esplodere di fermenti politici, sociali, economici in Algeria, Tunisia, Libia, Siria, una miccia accesa per il petrolio.
In questo palcoscenico si sono avvicendate iniziative di oil transfer (South Stream, Nabucco, la contestazione dell’altra pipeline la Trans-Adriatic Pipeline, TAP con la vicenda di Melendugno), la promozione del Turkish Stream. I protagonisti, sempre presenti, due, Erdogan e Putin. Putin e le super Holding Rosneft e Gazprom, giocano in contemporanea un’altra partita a scacchi, quella dell’Artico e del Mare di Barents (http://www.frontiere.eu/partita-poker-nellartico-la-posta-greggio-gas/), eppure questo non riduce il loro impegno nel Mediterraneo.
Il quale mare è una sede di ricchissimi giacimenti. Come il super-giant di gas rilevato a Zohr, nello Shorouk, offshore dell’Egitto a circa 190 chilometri a nord di Port Said, con una potenzialità di oltre 850 miliardi di metri cubi di gas (circa 5,5 miliardi di barili di olio equivalente). Bisogna dare atto alla nostra ENI di averlo individuato e scoperto nel 2015 e successivamente di aver ottenuto una quota di partecipazione del 60%, da condividere con Rosneft il 30% e BP il 10%, senza dimenticare (la regola d’oro di Mattei) il paese ospite. Infatti la gestione avviene mediante la Petrobel, società di cui cointestatarie sono ENI ed Egyptian General Petroleum Corporation (Egpc), che rappresenta Petroshorouk, a sua volta compagnia gestita pariteticamente da ENI e dalla società di stato Egyptian Natural Gas holding Company (Egas).
Lo scacchiere ha altre prerogative. Il Leviathan, ad esempio, che contiene altri 680 miliardi di metri cubi di gas, nelle acque offshore di Israele con 1.700 mln di m3 di oil.Quanto basterebbe a soddisfer in consumi europei per 76 anni ( Markin, Forbes, )[7] E qui entra in gioco il Poseidon.[8]
Che nasce da acque anche palestinesi ma funziona con profitti israeliani.
dal sito IGI-Poseidon
La progettazione e costruzione sono di competenza della IGI Poseidon, joint venture della società italiana Edison e della società greca Depa. Il gasdotto, denominato EastMed, al termine della costruzione, avrà una portata di ben 16/20 miliardi di metri cubi di gas/anno dal bacino levantino. Avrà la sorgente nel tratto di Mediterraneo tra Libano, Israele e Cipro in direzione Grecia e Italia. L’anno di esercizio definitivo è fissato nel 2025. La sua portata a regime consentirà l’afflusso di gas & greggio pari al 5% del consumo annuale dell’UE, ma ciò significa anche compensare i 100 miliardi di metri cubi all’anno che l’UE acquista dalla Russia (Andrew Rettmann, EuObserver.com, 6 dicembre 2017). Il gasdotto presenta costi elevati, pari a oltre 4 miliardi di euro, sia pure con un contributo della UE di 2 miliardi di euro in conto della sicurezza energetica. Beninteso, non è dato sapere i prezzi con cui gas e petrolio saranno immessi nel mercato. Con i suoi 1.900 km è, al momento, la più lunga pipeline sottomarina al mondo e quindi presenta pari rischi ambientali, basti immaginare un lunghissimo tunnel in fondo al Mediterraneo a rischio quotidiano di sversamenti.
Il tragitto
Il punto di partenza dell’oleodotto, capace di circa 20 mld di m3, è la stazione di compressione, situata nell’area di Florovouni a Thesprotia (regione dell’Epiro) dove si prevede che sia collegata ad altre infrastrutture di approvvigionamento di gas come EastMed e / o IGI Onshore.
Dalla stazione di compressione, il gasdotto continuerà verso l’approdo greco da dove attraverserà la piattaforma greca, discenderà il pendio nel bacino settentrionale dello Jonio, ascenderà il versante italiano e infine raggiungerà la terraferma italiana, a est di Otranto.Il gasdotto proseguirà poi fino alla stazione di misurazione entro i confini del comune di Otranto, dove sarà collegato al sistema nazionale di trasporto del gas nazionale.
Le implicazioni politiche
È appunto il tragitto del nuovo gasdotto che induce a riflessioni di ordine geopolitico. Il tragitto sembra evitare le coste turche, quasi a conferma che il fascio degli oleodotti che attraversa quella nazione sia considerato a “rischio politico”. Inoltre questo gasdotto sembra la risposta politica al suo omologo del Nord, il North Stream II, il cui tragitto evita accuratamente le coste del Nord Europa, specie quelle polacche e danesi nella sua traiettoria verso lo sbocco tedesco, nel distretto di Greifswald.
La seconda considerazione riguarda i Paesi promoters. Appare evidente che nella situazione attuale del MO, nessuno dei Paesi promotori avrebbe sviluppato questo progetto, senza l’approvazione tacita o esplicita dell’amministrazione statunitense. Inoltre si evidenzia come sia interessata anche l’Italia in questo progetto. Il gasdotto, infatti, dopo aver percorso l’intero Mediterraneo orientale in senso trasversale, dovrebbe sfociare nelle coste pugliesi. E’ prevedibile dunque una nuova sollevazione della popolazione già in lotta per la foce del gasdotto TAP nella spiaggia salentina di S. Foca.
La terza considerazione è la partecipazione governativa italiana, non più affidata all’Ente nazionale di riferimento, l’ENI, non interessata al progetto, ma affidata a una struttura, la IGI Poseidon, società in joint al 50% tra Edison e la greca Depa. Il beneplacito arriva indirettamente da una dichiarazione governativa italiana. L’allora ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda[9] ha dichiarato: “Siamo la seconda economia, manifatturiera in Europa, la diversificazione e la qualità delle nostre fonti energetiche sono fondamentali per il Paese e la sua competitività”. Il Ministro, che nella pregressa compagine governativa era la personalità a godere di maggior credito, sembra quasi volesse dire: Diversifichiamo le fonti e con esse le industrie italiane coinvolte (n.d.a.) Ciò significa che il ruolo dell’ENI resta universale, anche se per questo progetto forse era più adatta una Compagnia privata, quasi fosse sganciata dagli obblighi internazionali italiani.
L’Italia ha giocato un suo ruolo in questa vicenda, apponendo la firma ad un memorandum d’intesa sul progetto EastMed, a Nicosia, martedì 5 dicembre 2017, dai ministri dell’Energia cipriota, greca e israeliana con l’ambasciatore italiano a Cipro, in previsione di un accordo intergovernativo per il prossimo anno.
Sotto il profilo politico, è un progetto che non riduce certo le frizioni tra UE e la Russia. Ciò porterà ad una ulteriore divaricazione tra Paesi dell’Europa tradizionale e Paesi europei dell’Intermarium di Visěgrad, che sostengono l’indipendenza energetica da Gazprom e Rosneft, le principali aziende della distribuzione dell’oil di matrice russa.
Mainstream europeo
Nel 2015, a seguito del contributo del progetto agli obiettivi europei, il gasdotto Poseidon è stato confermato come Progetto di interesse comune (PCI), incluso dalla Commissione UE nella seconda lista PCI tra i progetti del Corridoio meridionale del gas.
Il gasdotto Poseidon è stato incluso anche nell’ultimo piano di sviluppo decennale (TYNDP), in linea con l’obiettivo degli ENTSOG (European Network Transportation System Operators) di creare un mercato unico europeo per il gas e una rete di trasmissione affidabile e sicura in grado di soddisfare le esigenze attuali e future dell’Europa.
Il gasdotto Poseidon ha beneficiato di sovvenzioni europee di ca.9 milioni di euro attraverso i programmi del piano europeo di ripresa economica (EERP) e dell’energia transeuropea delle reti (TEN-E).” Ma tutti questi problemi risalgono agli anni che vanno dal 2016. In quel periodo infatti erano stati rinvenuti altri due giacimenti prossimi alle coste della striscia di gaza, MARIN 1 E MARIN 2.
L’Accordo di Oslo I non menziona però lo sfruttamento delle risorse del fondo oceanico come diritto concesso all’Autorità Palestinese.Di conseguenza, le concessioni stipulate tra Arafat con la British Gas and Consolidated Contractors Company non sono state riconosciute da Israele. [10]Secondo il governo israeliano era stata presa in considerazione anche la costruzione di un’isola artificiale per approdi portuali, al largo di Gaza, un porto, con la cooperazione e la sorveglianza di Egitto e Turchia. Insomma fin a poco tempo fa era appunto tutto in alto mare.
Dunque non un contenzioso solo tra Palestina e Israele. In questa tragedia di petrolio i players si sprecano e sarebbe ora che intervengano, se non altro per placare lo scenario di Guerra e impedire altre morti tra i civili.
Fonte Primaria: Ferrara A., Colella A., Nicotri P. Oil Geopolitics, Agora&CO, 2019
[1] J. Tondelli Mitra e kippà. Viaggio nelle viscere di Israele e Palestina. Marsilio Ed., 2007
[2] IGI Poseidon e INGL firmano un nuovo accordo per lo sviluppo della EastMed Pipeline. 11.03.21 https://pipelinenews.it/igi-poseidon-e-ingl-firmano-un-nuovo-accordo-per-lo-sviluppo-della-eastmed-pipeline/
[3] Osservatorio di Politica Internazionale, Mediterraneo Allargato Parte II, aprile 2018, a cura ISPI.
[4] A Taif, in Arabia Saudita, nell’ottobre 1989, si raggiunse un accordo per mettere pace alla controversia libanese, con gli auspici dei Governi sauditi, del Marocco e dell’Algeria. Si stabilì l’equa ripartizione parlamentare delle diverse componenti religiose ( cristiano-maronita, sciita, sunnita) e si sancì un Trattato di fratellanza con la Siria, di fatto egemone nella politica della Nazione dei cedri.
[5] Forlani L.Torna alle urne il Libano, improbabile miracolo di convivenza politica. Eastwest.eu, 02.05.2018.
[6] L’Alleanza dell’8 marzo è un fronte di partiti libanesi che deve il nome alle manifestazioni pro Siria dell’8 marzo del 2005, dopo quelle organizzate contro il governo siriano in occasione della c.d. rivoluzione dei cedri. Alla Siria l’Alleanza 8 marzo attribuisce il sostegno anti israeliano.
[7] Markin Will Natural Gas Isolate Turkey And Integrate Israel In The Eastern Mediterranean? Forbes Int. 22.10.2020
[8] . http://www.frontiere.eu/9673-2/ partita a scacchi nel Mediterraneo
[9] Carlo Calenda, Ministro del Governo Gentiloni con delega al MISE dal 10 maggio 2016 al 1 giugno 2018
[10] Janiki Cingoli. The New Energy Resources in the Centre-East Mediterranean:Potential Current and FutureGeo-Strategic consequences . IAI , novembre 2016
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