Energia

Partita a scacchi nel mediterraneo: cosa non dicono i candidati europei?

6 Maggio 2019

Il Mediterraneo è sempre al centro della geopolitica petrolifera. In questi giorni iniziano le operazione attive per la costruzione del Poseidon, East Med, l’oleodotto che drena dai giacimenti israelo-libanesi Tamar, Aphrodite e Leviatan e anche la Turchia inizia trivellazioni parallele al largo di Cipro. Una nave turca “Fatih” ha iniziato a perforare un pozzo di 5.500 metri nel Mar Mediterraneo venerdì 3 maggio. in una zona rivendicata sia da Cipro che dalla Repubblica turca di Nord Cipro. A nulla sono valse le sollecitazioni della UE e di Washington. Insensibile ai richiami occidentali, la Turchia sembra essere entrata nella sfera d’influenza russa e assume iniziative in palese contrasto con l’UE. Anzi sembra, secondo Rettman (maggio 2019), che l’Azienda petrolifera statale turca (Türkiye Petrolleri Anonim Ortaklığı, TPAO) abbia annunciato di aver acquistato una seconda nave da perforazione, chiamata Yavuz, che lavorerà a fianco del Fatih, nelle trivellazioni.

Si innesca dunque una miccia nello difficile scacchiere del Mediterraneo dell’Est, con la sempre attuale contesa tra la Repubblica Cipriota del Sud  e quella del Nord di sfera turca.

Il problema delle trivellazioni nel Mediterraneo, specie in Adriatico e nel Mare Nostrum orientale, è questione di primaria rilevanza UE, sia perché si inscrive nella politica energetica UE, sia perché ancora una volta l’Europa appare un vaso di coccio tra USA e Russia, all’alba di una guerra fredda energetica. Il ruolo primario di Israele nella fornitura di gas mediante Poseidon, favorito da Trump, contrasta vivacemente con le forniture azere di Shah-Deniz e del North Stream II che collega la Russia con la Germania nel corridoio nord delle pipeline.

L’Italia non è affatto esclusa da questa partita a scacchi mediterranea. Anzi lo è da tempo, almeno dal 2017 quando l’allora Ministro del MISE Carlo Calenda avallò un memorandum d’intesa (Nicosia, martedì 5 dicembre 2017, firma dei ministri dell’Energia cipriota, greca e israeliana con l’ambasciatore italiano a Cipro, in previsione di un accordo intergovernativo per l’anno successivo). L’Ente nazionale di riferimento, l’ENI, non è interessata nel progetto che è stato preso in carico dalla IGI Poseidon, società in joint al 50% tra Edison e la greca Depa. L’allora ministro dell’industria italiana Carlo Calenda aveva dichiarato: “Siamo la seconda economia manifatturiera in Europa, la diversificazione e la qualità delle nostre fonti energetiche sono fondamentali per il Paese e la sua competitività”. Come dire: Diversifichiamo le fonti e con esse le industrie italiane coinvolte (n.d.a.) Ciò significa che il ruolo dell’ENI resta universale ma per questo progetto forse era più adatta una Compagnia privata, quasi fosse sganciata dagli obblighi internazionali italiani.

Nascono spontanei due quesiti:

  • Durante una campagna elettorale per le Elezioni Europee a nessuno viene in mente di riferire agli elettori cosa sta avvenendo nelle acque di casa nostra? Cosa dicono il Presidente del Parlamento Europeo, l’italiano Tajani e i nostri Deputati Europei presenti nella Commissione Energia del PE, la Vicepresidente della Commissione Patrizia Toia e gli italiani, Borrelli, Ciocca, Patriciello, Salini, Tamburrano, Zanonato?
  • Quali sono i pronunciamenti dei candidati in merito al supplying energetico che tanto incide sul nostro Bilancio e che ci vede coinvolti nella più grave crisi di geopolitica mediterranea dopo la guerra fredda?

*Rettmann A. Turkey drills for gas in Cyprus’ waters, prompting EU outcry, EuObserver, 06.05.2019
Ferrara A., Colella A., Nicotri P. Oil geopolitics, Agorà&CO, Lugano 2019

 

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