Energia

Lo sviluppo locale conviene a tutti

23 Marzo 2022

Nel 2040 la popolazione mondiale supererà i nove miliardi e la domanda di energia elettrica continuerà a crescere. Se c’è un settore che ha un impatto notevole sui paesi e le comunità che li abitano è quello energetico. La differenza  oggi, per quanto possibile, la fa il modello di business che le grandi imprese adottano. Enrico Mattei aveva coniato la cosiddetta “Formula Mattei”, secondo la quale l’obiettivo era accompagnare lo sviluppo di popoli e comunità, favorendo l’autonomia dei paesi produttori dal punto di vista energetico. Lo sviluppo locale attiene al miglioramento della situazione economica, sociale, culturale, ambientale delle comunità.

Fra i diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’Onu nel 2015 e sottoscritti da oltre 190 paesi, peraltro, il settimo indica come fondamentale la strada che porta all’energia pulita e sostenibile per tutti.

Il cane a sei zampe, sulle orme di Mattei, oggi investe nella costruzione di infrastrutture per la produzione e il trasporto di gas sia per l’esportazione, sia per il consumo domestico, cercando di favorire lo sviluppo dei mercati locali nella consapevolezza che crescere insieme rafforza la credibilità dell’azienda, apre nuove prospettive di business, oltre a consolidare il legame con i paesi. Un accesso che rappresenta un fattore chiave per favorire l’educazione, l’accesso all’acqua e alla salute. A tal proposito, fin dalle prime fasi di negoziazione con i governi, quella a supporto dei bisogni primari delle popolazioni locali diventa così un’attività centrale del modello aziendale.

Emblematico è il caso della Nigeria. Il Nord-Est del paese sta vivendo da tempo un’emergenza umanitaria causata dal violento movimento di Boko Haram e dal restringimento del bacino del Lago Ciad, principale fonte d’acqua per le comunità locali. La crisi ha innescato importanti flussi migratori e lo sviluppo di insediamenti informali sia nel Nord Est, sia nella capitale Abuja Federal Capital Territory (FCT), dove affluiscono moltissime persone in fuga. In questo contesto, il Governo Federale della Nigeria ha richiesto alle aziende energetiche presenti sul territorio di contribuire con iniziative sostenibili nelle aree colpite. Nel 2018 Eni ha firmato un accordo di collaborazione triennale con FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations). L’obiettivo era quello di contribuire agli interventi umanitari per gli sfollati interni e le comunità ospitanti colpite dalla crisi del lago Ciad, ma anche di promuovere l’accesso all’acqua pulita e sicura nel Paese tramite la realizzazione di pozzi alimentati da sistemi fotovoltaici. Nel 2020 così ha realizzato sei pozzi che vanno ad aggiungersi a quelli realizzati precedentemente, per un totale di ventidue pozzi per uso domestico e l’irrigazione dei campi con quasi settantamila mila beneficiari raggiunti.

Nella città di Bama, che si trova a sessanta chilometri dalla capitale Maiduguri, attraverso la controllata nigeriana Nigerian Agip Exploration è stato realizzato un sistema idrico per migliorare l’accesso all’acqua nelle aree del Nord Est colpite dalle rivolte. Sono stati realizzati sistemi idrici simili anche a Chibiok, Biu, Damboa e Gwoza, tutte aree interessate dall’insurrezione. Altri programmi per l’acqua sono stati implementati  in comunità di Abuja, come Waru e Sheretti, colpite dall’afflusso di sfollati interni.

Nella comunità Waru, una delle tante  in Nigeria colpite in modo significativo dalla crisi è stato realizzato un pozzo a energia solare. Questa comunità di circa quattromila persone, compresi gli sfollati interni in fuga dall’insurrezione nel Nord-Est, ha potuto avere acqua sicura e pulita. La possibilità di accedere all’acqua pulita è ancora una chimera per una larga fetta della popolazione nigeriana e progetti come questi sono importantissimi per il benessere delle persone.

L’Unione Europea e l’UNICEF,  invece, proprio in collaborazione con Eni, hanno lanciato di recente un progetto in partnership con il Governatorato di Bassora, che ha sempre l’obiettivo di migliorare la qualità dell’acqua per 850.000 persone nella città di Bassora, seconda città per popolazione del paese, compresi oltre 160.000 bambini come beneficiari diretti. Quasi tre bambini su cinque in Iraq non hanno accesso a servizi idrici gestiti in modo sicuro e meno della metà delle scuole del paese ha accesso all’acqua. Il progetto mira a fornire entro il 2024 l’accesso a servizi idrici di qualità e resistenti al clima ai bambini, ai giovani e alle loro famiglie nelle due aree dei bacini idrici di Al-Baradiya e Al-Jiha a Bassora, che comprendono quaranta scuole e ventuno centri sanitari.

«Questa partnership – ha spiegato Alberto Piatti, responsabile dello Sviluppo Sostenibile di Eni – è un esempio concreto di come le alleanze pubblico private possano creare valore aggiunto per lo sviluppo locale, contribuendo a migliorare le condizioni di vita delle persone. Eni metterà a disposizione i propri impianti di trattamento dell’acqua di Al-Baradiya avvalendosi del sostegno del Ministero del Petrolio e della Basra Oil Company. Grazie a questa iniziativa congiunta con l’UNICEF e l’UE saremo in grado di fornire acqua potabile pulita alla comunità di Bassora. Unendo le nostre forze faremo un passo avanti verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU».

Lo sviluppo locale non deve essere inteso solo come la crescita di un settore produttivo o di imprese, ma proprio come un processo di sviluppo territoriale che si basa sulla valorizzazione sostenibile delle risorse materiali e immateriali presenti in un certo territorio, che coinvolge anche la sfera sociale e culturale e le capacità delle comunità di organizzarsi ed essere autonome.

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