Energia
L’Italia è il terzo produttore europeo di tecnologie rinnovabili
L’Italia è il terzo produttore europeo di tecnologie utilizzate esclusivamente negli impianti alimentati da fonti di energie rinnovabili, dopo la Germania e la Danimarca. Inoltre, se si esclude l’eolico, dove più della metà della produzione è danese, l’Italia sale al secondo posto. Molto elevate sono in particolare le quote italiane di produzione dei moltiplicatori di velocità (24 percento) e dei dispositivi fotosensibili (22 percento).
È quanto emerge dal rapporto “Transizione energetica: la filiera delle tecnologie delle rinnovabili in Italia” a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Le fonti d’energia rinnovabile (FER) rappresentano un elemento cruciale della transizione energetica e sono destinate a conseguire un forte sviluppo nei prossimi anni, aumentando la domanda di impianti e tecnologie.
L’accordo di Parigi, firmato nel dicembre 2015, ha rappresentato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, portando gli oltre 190 firmatari ad impegnarsi nel processo di decarbonizzazione del pianeta. In Europa il Green Deal approvato nel luglio del 2020 ha posto il target ambizioso di raggiungimento della neutralità climatica del continente al 2050, e un target intermedio al 2030 di riduzione delle emissioni climalteranti del 55% rispetto ai livelli del 1990. Anche l’utilizzo dei fondi del Next Generation EU è condizionato all’impegno degli Stati membri nella decarbonizzazione. Il ricorso alle fonti di energia rinnovabile rappresenta indubbiamente uno degli strumenti principali per accelerare la transizione energetica.
Lo studio di Intesa Sanpaolo così ha analizzato quattrocento aziende italiane che producono componentistica per impianti FER, per un fatturato complessivo di 23 miliardi di euro e quasi 60 mila occupati nel 2019. Le imprese della filiera delle rinnovabili oggetto dell’analisi hanno registrato tassi di crescita del fatturato dal 2017 al 2019 molto elevati, dal 6 percento osservato per le grandi imprese, al 13 percento osservato per le micro (valori mediani). Inoltre, a parità di classe dimensionale, il tasso di crescita risulta molto più elevato sia rispetto alle imprese del manifatturiero che all’insieme delle imprese nei settori ad alto contenuto ingegneristico. Bisogna però sottolineare che le imprese FER mostrano margini e redditività tendenzialmente inferiori, a fronte degli importanti investimenti immateriali che sostengono e anche dei crescenti costi delle materie prime.
Il commercio delle tecnologie delle rinnovabili rappresenta circa l’1,4% del commercio globale al 2019 (in dollari a prezzi correnti). La Cina è il primo paese esportatore, con più di un quarto del totale. Seguono, a grande distanza, Germania (11%) e Stati Uniti (7%). I paesi dell’Asia orientale hanno indici di specializzazione elevati nelle componenti del fotovoltaico mentre quelli europei sono più forti nell’eolico e nell’idroelettrico (moltiplicatori di velocità e generatori eolici).
L’Italia, con il 3 percento dell’export mondiale, è il sesto paese esportatore (dopo Cina, Germania, USA, Giappone e Hong Kong) e, nonostante dipenda molto dalle importazioni in alcuni comparti, tra cui i dispositivi fotosensibili, ha un saldo commerciale complessivo sempre positivo dal 2013. Lo studio evidenzia una fortissima specializzazione nei moltiplicatori di velocità, di cui l’Italia è il quarto paese esportatore, dopo Germania, Giappone e Cina. I dati Istat aggiornati al 2020 rivelano un’ottima resilienza della filiera delle componenti core delle rinnovabili, il cui export nell’anno della pandemia ha subito un calo del -2,3 percento, contro il -10 percento dal manifatturiero.
I brevetti relativi alle tecnologie FER hanno rappresentato quasi un quinto dei brevetti green depositati a livello mondiale tra il 2010 ed il 2016. L’ambito tecnologico con più brevetti è il fotovoltaico (41 percento), seguito da eolico (21%), solare termico (12%) e biocarburanti (8%).
Guardando all’Asia in relazione a brevetti s scopre che la Cina esporta il 35 percento dei dispositivi fotosensibili per pannelli fotovoltaici a livello mondiale, ma detiene solo il 4 percento dei relativi brevetti. È fortissima invece la specializzazione dei principali paesi europei, inclusa l’Italia, con EU28 che detiene più di un terzo dei brevetti FER con copertura su oltre 4 mercati ed una quota elevatissima nell’eolico (il 62 percento dei brevetti mondiali).
Al 2018 risultavano 1.180 brevetti italiani afferenti alle FER depositati presso l’European Patent Office. L’ambito di applicazione principale è il solare, con il 33% dei brevetti italiani nel fotovoltaico e il 22 percento nel termico, seguito dall’eolico (16 percento).Quasi il 40 percento dei brevetti FER depositati da società di capitali risulta appartenente ad imprese di micro o piccole dimensioni (meno di 10 milioni di fatturato). I settori manifatturieri con più brevetti FER sono la meccanica, l’elettrotecnica ed i prodotti in metallo.
Lo studio ha anche mappato la filiera dell’idrogeno italiana. Sono state individuate, senza considerare i big player, circa 120 imprese della filiera dell’idrogeno per un totale di 7 miliardi di euro di fatturato e oltre 19 mila occupati al 2019. Si tratta di aziende di piccole o medie dimensioni (il 40 percento ha meno di 10 milioni di fatturato), che operano soprattutto nel manifatturiero (circa il 50 percento) ma anche nella ricerca e nella consulenza scientifica (29 percento). Oltre il 40 percento del campione identificato si trova nelle regioni del Nord-Est, una quota che, se paragonata a quella delle imprese del manifatturiero italiano attive nell’area (24 percento), sta ad indicare una forte specializzazione delle aziende di queste regioni nella filiera dell’idrogeno.
L’idrogeno rappresenta una nuova opportunità per il tessuto industriale italiano, in grado di generare una filiera competitiva, così come è avvenuto nell’ambito delle tecnologie rinnovabili e le attività di tutte queste realtà di micro, piccole e medie dimensioni potranno sicuramente, insieme a quelle delle imprese delle rinnovabili, agire da volano della ripresa in chiave green dell’economia italiana.
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