Energia

La politica al tempo del petrolio. Cosa è cambiato da Mattei?

17 Dicembre 2016

Chi è quel Signore accanto a Rex Tillerson? Sembra Vladimir Putin, quando gli ha conferito l’Onorificenza dell’Amicizia. Molto stretta, visto che Rex ha lavorato in Russia fino al 2006 quando è diventato CEO della EXXON-MOBIL, la principale Holding petrolifera americana. E che ci fa qui Rex ? Adesso è il nuovo Segretario di Stato USA, diciamo l’omologo del nostro neo ministro degli Esteri Angelino Alfano.

 

Dunque EXXON e la sua omologa russa Rosneft, quella che ha “comprato” la Yukos di Michail Chodorkovskij, poi messo in galera,faranno la politica estera del globo. Dunque è fatta! Il 13 dicembre 2016 Trump nomina quale Segretario di Stato Rex Tillerson, CEO di Exxon-Mobil, la più importante Holding petrolifera statunitense. Tillerson è definito “grande esperto di geopolitica” (del petrolio) e deve il suo ruolo ai numerosi anni trascorsi in Russia per la compagnia texana prima di diventarne il capo nel 2006. Dirige a Mosca sul finire anni novanta la Exxon Neftgas, secondo il Guardian, dicembre 2016, in odore di paradiso fiscale (Bahamas). Da allora vanta ottimi rapporti con Putin, dovuti alla conclusione di accordi favorevoli per entrambi. Uno di questi è il grande progetto Sakhalin-1, nell’Estremo Oriente russo dove la Exxon opera con la russa Rosneft. Insomma un ” uomo nelle cui vene scorre il petrolio ” secondo la definizione di Jillian Ambrose, Telegraph, 18 dicembre 2016.

Un altro contratto permette a Exxon di scandagliare le riserve di petrolio nell’Artico russo, la più importante cassaforte di giacimenti dopo l’Arabia Saudita. In cambio, la compagnia di stato russa Rosneft entra nel partenariato di Exxon per partecipare a progetti di esplorazione su suolo americano. Sembra il ritorno ad una geopolitica “a due”: di qui Exxon e di lì Rosneft.

Ed è nel Mediterraneo che si gioca la partita dove la penetrazione russa è costante e uno dei grandi problemi è il dissesto libico in primo piano. In questo paese imperversa lo scontro tra il Governo ufficiale voluto dall’ONU e presieduto da Al Serraj e le milizie del Generale Khalifa Haftar, che ha imposto i suoi uomini nel consiglio di amministrazione della National Oil Company (NOC). Nel corso del 2016 la NOC ha stilato un accordo con la controparte ribelle ma la pacificazione è ancora lontana. Si ritiene che  siano ben 48 miliardi di barili le risorse petrolifere disponibili nel sottosuolo del Paese; tuttavia alla capacità estrattiva di 1.6 milioni di barili al giorno nel 2011, prima della caduta del regime di Gheddafi, fa pendant quella odierna ridotta dalle vicende belliche a poco più di 300.000 barili al giorno; per altro poco smerciabili perché i porti petroliferi sono controllati da milizie fedeli al governo di Tripoli (Spinelli Barrile A., Caos Libia: la guerra per il petrolio continua, Int. Busin. Times, 19.09.2016)

Segue il controllo dei giacimenti egiziani, finora territorio d’esplorazione dell’ENI. L’Eni infatti ha ceduto a Rosneft il 30% della concessione Shorouk delle quote di scandaglio del giacimento megagiant di Zohr, il cui potenziale è calcolato sui 850 miliardi di metri cubi di gas. Tale operazione comporterà un avanzo per ENI pari a 1.125 mln di dollari e il rimborso pro quota da parte di Rosneft degli investimenti già effettuati, pari a circa 450 milioni di dollari. Inoltre, Rosneft avrà un’opzione per l’acquisto di un’ulteriore 5% di partecipazione alle medesime condizioni, (Corriere della Sera, Red. Ec., Eni vende a Rosneft il 30% del giacimento egiziano di Zohr, 12 dic. 2016).

E’ dunque la società Rosneft lo strumento russo di acquisizione di posizioni privilegiate in Italia. Fondata nel 1993, Rosneft è ormai la più grande compagnia petrolifera russa con un giro d’affari nel 2012 di 75.3 miliardi di euro e un utile netto di 8.4 miliardi. Una ascesa progressiva, dentro e fuori il mercato russo. Prima acquisisce la Yukos di Michail Chodorkovskij. Successivamente (2013) entra con una capitalizzazione del 21% delle quote azionarie nella Saras dei Moratti. Nel mentre si creano rapporti privilegiati con ENI per lo sfruttamento paritetico dei giacimenti artici. Il suo Ceo Igor Sechin non minimizza le ambizioni russe sul mercato attraverso la creazione di “catene energetiche integrate a livello globale, comprensive di produzione, raffinazione e commercio in base a contratti a lungo termine, ciò che rappresenta lo strumento di stabilizzazione più efficace per l’intero comparto energetico mondiale” (vedi Lettera di Igor Sechin al Corriere della Sera, 21 ottobre 2016). Rosneft vanta una capacità estrattiva a soli 2,1 $ /barile, quindi con largo margine di profitto anche a quotazioni basse, e un programma di acquisizioni
in campo upstream (acquisto della Bashneft e soprattutto della Holding TNK-BP (Tyumenskaya Neftyanaya Kompaniya, Tyumen Oil Company).

Dunque, lo scenario mediterraneo che lascia Barack Obama è ben diverso da quello della “primavera araba” iniziata nel 2011. Uno scenario di conflittualità ove una grande potenza come la Russia non nasconde la sua tendenza egemone, prima in Siria, poi in Egitto, tramite accordi ENI, ed infine Libia dove il sostegno alle forze ribelli è sottaciuto ma esiste. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov, ha lodato pubblicamente il generale libico Haftar nella difesa dell’indipendenza del Paese. (news arabic. rt). Adesso, la presenza di un Segretario di Stato USA, amico personale di Putin, faciliterà l’azione penetrativa russa e contestualmente il re-establishment americano, mentre l’OPEC decide per il rincaro del barile per evitare fenomeni di sbilanciamento tra domanda e offerta.

Dunque le grandi Holding faranno la politica estera del pianeta. E noi? Noi abbiamo l’ENI, come sempre! Fu effettivamente l’ENI di Mattei ad inaugurare la politica estera delle Holding petrolifere ma ci sono almeno due differenze: l’ENI agiva per lo Stato italiano cercando greggio e gas ai prezzi più bassi. Oggi Holding e Stato di appartenenza costituiscono un tutt’uno generando conflitti di interesse infiniti. Inoltre la ricerca della massima speculazione porta anche a gonfiare il mercato, giocando sui prezzi e sul rapporto domanda/ offerta per creare bolle speculative a tutto detrimento del consumatore e per il plusvalore di pochi.

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