Energia

La lettera dell’UE ci ricorda anche che siamo indietro nella concorrenza

7 Giugno 2019

La concorrenza non ha mai attecchito in Italia. Si preferisce solitamente salvaguardare lo status-quo, preservare le posizioni di vantaggio degli operatori incumbent o ex-monopolisti, tutelare le rendite di posizione.

E’ così, la competizione basata sul merito, sull’innovazione, sulle idee ha sempre fatto un po’ paura al sistema economico del nostro Paese. Forse questo discende dal timore che l’Italia ha verso la meritocrazia più in generale.

In questi giorni si è fatto un gran parlare sulla lettera dell’UE ricevuta dall’Italia per valutare la possibile apertura di una procedura d’infrazione. Si è parlato di debito pubblico eccessivo, di riforma delle pensioni costosa, di regresso su diverse scelte economiche.

Tuttavia, poca attenzione è stata data ad un passaggio molto importante della lettera: la mancanza di concorrenza in Italia.

Si dice per l’esattezza che la legge sulla concorrenza adottata ad agosto 2017 ha bisogno di essere correttamente implementata e che esistono significative barriere alla concorrenza in certi settori, come i servizi alle imprese e il commercio.

La legge sulla concorrenza era proprio quella che stabiliva, ad esempio, la piena liberalizzazione del settore dell’energia grazie al superamento del regime di maggior tutela ancora gestito in monopolio o oligopolio. Cosa è stato fatto sinora? Poco, troppo poco.

La liberalizzazione dell’energia è prevista per luglio 2020 ma si sta colpevolmente ritardando l’elaborazione degli strumenti propedeutici a tal fine: l’elenco dei venditori e la campagna di comunicazione informativa per esempio.

A chi giova tutto questo? A chi detiene oggi quote di mercato significative grazie al regime di maggior tutela.

In Italia c’è sempre la tendenza a pensare che la verità sia questa: “Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova”.

Ma esistono aforismi altrettanto significativi anche per sostenere il contrario:

“Cambia tre abitudini all’anno e otterrai risultati fenomenali”;

“Il più grande spreco nel mondo è la differenza tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare”.

Dunque non bisogna affidarsi alle credenze popolari. La mancanza di concorrenza esiste ed è corretto che ce lo dica qualcuno dall’esterno, la UE. Da soli non sapremmo dircelo nemmeno, tanto siamo abituati alla mancanza di competizione.

La concorrenza porta innovazione, competizione sui prezzi, più scelta semplicemente. Il tutto va realizzato garantendo comportamenti corretti nei confronti dei consumatori e la possibilità di cambiare facilmente fornitore se non ci si trova bene. Non è difficile, abbiamo in Italia numerose Autorità o Garanti che dovrebbero proprio supervisionare il corretto funzionamento della concorrenza.

Altrimenti finiamo per fidarci troppo dello status-quo e perdiamo di obiettività. Ne è esempio il fatto che sottovalutiamo anche gli aspetti negativi dell’oligopolio. Proprio di recente l’Autorità della Concorrenza ha comminato oltre 100 milioni di euro di multe ad operatori tradizionali del settore dell’energia e non se n’è affatto discusso. In sostanza secondo l’Autorità gli operatori traevano vantaggio della loro posizione di ex-monopolista (in quanto fornitore di energia in regime di maggior tutela e gestore delle reti di distribuzione) per una più agevole acquisizione di nuova clientela in regime di libero mercato. E’ sempre tutto normale?

Stiamo finendo per considerare normale la mancanza di concorrenza e anormale la sana competizione ad armi pari. Per fortuna c’è ancora qualcuno di autorevole che ci dice che così non funziona.

 

 

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