Energia
il fattore G nella dinamica del golpe turco fallito
Appare di tutta evidenza che nella dinamica del fallimento del Golpe in Turchia hanno giocato fattori più esterni che interni:
a) La Turchia è terreno di violento scontro tra USA e exURSS. Non c’è solo Assad a dividerli ma i tragitti delle pipelines. Lo stesso meccanismo che tenne l’Europa in bilico per la posizione antirussa dell’Ucraina;
b) È evidente che qualcuno ha fatto pendere la bilancia dalla parte di Erdogan. Presto per dirlo, ma Kerry, Segretario Stato USA , ieri ( 15 luglio data del fallito golpe) era a Mosca.
c) L’instabilità della Turchia non conviene ai produttori, estrattori e trasportatori di greggio. TAP (Trans Adriatic Pipeline) e Nabucco (per quel che ne resta) passano da quelle parti. Nessuno vuole che una Turchia, instabile politicamente, si metta a giocare con i rubinetti di petrolio.
d) Sarebbe ora che apparisse in tutta la sua dimensione geopolitica il ruolo delle pipelines che dall’Eurasia trasportano greggio e gas. E’ in quest’ottica che andrebbero viste le cause che hanno determinato le guerre mediorientali degli ultimi decenni, ivi comprese la Prima e Seconda Guerra del Golfo.
e) Due aree instabili in quello scacchiere ( Ucraina e Turchia) con una Grecia sempre pronta al Grexit, Cipro sede di Banche di copertura del “mondo degli affari” ex sovietico e neoparadiso fiscale, significa accendere la miccia più letale di 10 conflitti israelo-palestinesi.
f) Questo finto golpe ricorda quello della notte dell’Immacolata del 1970 quando fallì un presunto Golpe Borgese. Di presunto lì c’era solo il ruolo del Com. Borghese, il golpe era tutto in una parte poco sana della classe dirigente italiana fermata all’ultimo minuto. Italia instabile non conveniva allo scacchiere mondiale diviso in due metà. Yalta era troppo pressante e vicina temporalmente.
g) Oggi Yalta c’è sempre nelle vesti di accordi sotterranei che indicano con assoluta precisione la distribuzione quasi cencelliana delle quote di Greggio e Gas da distribuire. E’ un contesto che viene messo sotto il tappeto da molti analisti. Solo pochi, come Matteo Cazzulani esperto conoscitore del mondo ex sovietico, pongono come prioritario il ruolo del fattore G nel determinismo di questi eventi.
h) Il ruolo della Russia putiniana nella genesi di questi eventi si palesa con tutta evidenza e indica nelle forniture di gas un elemento primario di contrattazione con l’Europa merkeliana, mettendo in prima istanza in grave difficoltà economica i Paesi dell’Intermarium (Paesi Baltici, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Montenegro) e stringendoli nella morsa del ricatto o freddo o gas. Ne “lavocearancione”, blog di Matteo Cazzulani, questi scrive il 24 gennaio 2016 ….”il prezzo del gas che l’Ucraina importa dalla Germania attraverso i gasdotti della Slovacchia, e presto anche della Polonia, ammonta a 190 dollari per mille metri cubi: molto di meno rispetto alla bolletta di 212 dollari per mille metri cubi che il monopolista statale russo del gas Gazprom ha imposto alla compagnia energetica nazionale ucraina Naftohaz.”
i) Se a Nord Gazprom non ha problemi, questi li trova nelle pipelines del Sud, con la concorrenza del Nabucco che era contrastato dal South Stream. Venuto meno questo, le problematiche territoriali, suscitate da Ucraina prima e Turchia dopo, hanno imposto una politica da concertare insieme a USA, visto il ruolo della Turchia come Paese Nato.
j) È dunque evidente che il golpe turco non poteva avere successo e magari è stato un finto golpe per un regolamento interno a tutto vantaggio di Erdogan.
k) La Mediterranean Challenge prevedeva fino al 2010 la partita ( tresette più che scacchi) tra Gheddafi, Berlusconi, Putin, Erdogan. Nel 2011 vengono meno per motivazioni differenti i primi due. La partita adesso è tra Putin e Erdogan. Ora subito prima che intervenga il nuovo Presidente USA. Ora o mai più. Posta in gioco: la fornitura a vita di greggio kazako e gas azero.
A questo punto non solo è chiaro il ruolo della Turchia nello scacchiere ma anche forse alcune delle cause che hanno portato la guerra nel Nord Curdo dell’Iraq.
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