Energia

Gli oneri in bolletta sono diventati d’attualità. Ma abbiamo davvero capito?

24 Febbraio 2018

Nell’ultima settimana sono circolate diverse notizie, anche imprecise, sull’incremento dei costi dell’energia, sui clienti virtuosi che pagheranno per i clienti morosi, sugli oneri di sistema.

A mio avviso è un bene che se ne parli anche se siamo lontani dall’affrontare correttamente il problema. La bolletta è estremamente complessa e anche spiegarne i contenuti e le modifiche più recenti non è semplice. Proverei a fare un quadro riepilogativo, attingendo anche a diverse informazioni diffuse dalla stampa nelle ultime settimane.

Il tema più scottante di questi giorni recita: i clienti virtuosi dovranno pagare le bollette anche di quelli morosi!

Quest’affermazione è estremamente scorretta per due motivi:

1) Non è questa la ragione degli oneri molto pesanti presenti in bolletta!

2) Distoglie l’attenzione dalle problematiche di fondo presenti in bolletta e crea una conflittualità tra fornitori e clienti che non ha senso. Non sono i fornitori di energia ad aver sovraccaricato la bolletta di oneri! I fornitori subiscono gli oneri di sistema e gli altri costi in bolletta, in quanto devono incassare la bolletta per intero e versarla ai vari soggetti della filiera.

Proviamo a capirci qualcosa in più.

E’ possibile dire che nella bolletta dell’energia c’è ogni anno una manovra finanziaria: una serie di oneri, incentivi, extra-rendimenti arrivati ormai ad un importo vertiginoso. Provando solo a fare la somma di oneri e costi documentati dalla stampa nelle ultime settimane il conteggio verrebbe così: 12 miliardi di euro circa di oneri di sistema per il sostegno delle fonti rinnovabili; 1 miliardo di sovra-remunerazione per i titoli di efficienza energetica (che in buona parte incentivano investimenti di qualche anno fa, già ammortizzati e che forse sarebbero stati realizzati o erano già stati realizzati senza incentivi); 2 miliardi circa di incentivi o esenzioni per gli energivori; 600 milioni di incremento stabile dei costi di bilanciamento negli ultimi 2 anni (pur avendo di recente impedito l’accesso allo sbilanciamento da parte dei fornitori di energia); 2 miliardi circa di extra-rendimento per i gestori delle reti (che pur gestendo business quasi privo di rischio hanno una redditività degli investimenti molto più alta dei titoli di Stato); 200 milioni circa da rimborsare ai gestori delle reti di distribuzione per le passività lasciate dai fornitori di energia andati in dissesto. Dunque solo raccogliendo questi dati dalla stampa (per quanto incompleti o imprecisi possano essere) emerge che ogni anno in bolletta ci sono circa 17-18 miliardi di euro di oneri di sistema non direttamente collegati alla fornitura più costi di vario tipo che potrebbero essere efficientati. L’entità di quest’importo è del tutto paragonabile a quello di una manovra finanziaria del governo.

E’ da anni che l’associazione Aiget, che riunisce i fornitori di energia di mercato (non ex-monopolisti), evidenzia questa problematica con decisione, dimostrando una totale comunione d’intenti con i consumatori. Anche i fornitori sono vittime di questi oneri perché la faccia con i clienti finali ce la mettono loro e la difficoltà d’incassare è tutta loro. Per di più, gli oneri sono una distorsione della concorrenza perché anche se i fornitori fanno uno sconto ai clienti finali, spesso questo sconto è superato dall’incremento degli oneri da un anno all’altro e dunque i clienti non percepiscono alcun beneficio nel cambiare fornitore. I fornitori sono solo responsabili della voce “materia prima” in bolletta (il 40% circa della bolletta), tutto il resto delle componenti rappresenta delle cose che i fornitori devono incassare per tutti gli altri soggetti della filiera (gestori delle reti, beneficiari degli incentivi, lo Stato) senza avere voce in capitolo e con l’obbligo di saldare i pagamenti puntualmente e prestando garanzie. Questo è un meccanismo di riscossione perfetto dove l’unico esposto (il fornitore) è il destinatario naturale di tutte le critiche e non è il beneficiario di gran parte degli incassi. Evidentemente al pari dei consumatori finali, i fornitori di energia puri rappresentano l’anello debole della filiera (ed anche il segmento più nuovo, nato dalle liberalizzazioni, sul quale pare essersi imposto il principio “chi tardi arriva male alloggia”). I fornitori di energia integrati (ovvero facenti parte di gruppi energetici che svolgono più fasi della filiera e spesso derivanti da soggetti ex-monopolisti) risentono potenzialmente in maniera meno accentuata del problema perché le componenti della bolletta, diverse dalla materia prima, remunerano anche altre attività del medesimo gruppo.

Cosa è accaduto in queste ultime settimane? Perché c’è tanta indignazione?

Le cose accadute in queste settimane sono diverse e purtroppo tutte concomitanti:

1) E’ intervenuta una modifica agli incentivi alle aziende energivore che incrementa per le piccole utenze non il costo dell’energia ma il costo degli oneri di sistema (ripartiti in maniera differente rispetto al passato);

2) E’ intervenuto un provvedimento che rimborserà i distributori (i gestori delle reti dunque e non i fornitori) per le crisi finanziarie che hanno coinvolto alcuni fornitori di energia (si è parlato di circa 200 milioni di euro);

3) E’ stata emanata una nuova proposta dell’Autorità dell’Energia (ARERA), che recepisce diverse sentenze dei tribunali amministrativi e stabilisce che i fornitori di energia non dovranno versare ai gestori di rete gli oneri di sistema non riscossi.

Mentre i punti 1 e 2 sono già operativi con aggravi in bolletta, il punto 3 stabilisce soltanto un principio sacrosanto. Se il fornitore fa un puro servizio di incasso per terzi degli oneri di sistema e questi nulla hanno a che fare con la fornitura di energia, il fornitore in caso di mancato incasso del cliente non sarà tenuto a versare tali oneri. Questo è tutto! Esattamente come funziona il canone RAI.

Ciò significa che gli utenti virtuosi pagheranno per i clienti morosi?

Il provvedimento dell’Autorità non dice questo e c’è motivo per credere che non sarà così. Ecco perché:

1) Gli oneri di sistema sono pari a circa 14 miliardi di euro all’anno. La quota che i fornitori non incassano a titolo definitivo (ipotizziamo pari a 200-300 milioni di euro, pari al 2% circa) va decurtata dagli indennizzi già riconosciuti dal nuovo strumento per il recupero della morosità (CMOR). Inoltre i fornitori otterranno rimborsi solo se avranno adottato tutti gli strumenti consentiti per il recupero del credito;

2) E’ molto verosimile che l’entità degli oneri di sistema sia già stimata al rialzo per tener conto di una quota di insoluti e dunque contenga già uno stanziamento per gli insoluti;

3) E’ facilmente attuabile qualche misura che riduca la possibilità di non saldare le bollette da parte dei “turisti energetici” ovvero quei clienti che scientemente cambiano fornitore o attuano volture lasciando insoluti (es. bloccando la possibilità di switching in alcuni casi);

4) E’ ben ipotizzabile che a fronte di oneri non incassati si chieda un “sacrificio” ai destinatari di tali benefici e non nuovamente ai consumatori finali.

L’attuale indignazione mi fa venire in mente un’immagine. E’ come lamentarsi dell’arbitraggio per un fallo non dato a centrocampo nei minuti di recupero con il risultato già deciso. Nel senso che l’essenza della questione non è che i fornitori di energia potranno non versare gli oneri non riscossi. L’essenza della questione è perché siamo arrivati ad una tale entità degli oneri. A mio avviso il nocciolo della questione è non aver ponderato correttamente gli effetti di una politica di eccessiva incentivazione per gli impianti da fonti rinnovabili (il cosiddetto Conto Energia introdotto tra il 2015 e il 2010) che ci lascia un debito molto elevato per produrre tramite energia fotovoltaica il 7% della nostra energia. L’energia fotovoltaica è una cosa ottima per l’ambiente, non c’è dubbio. Peccato che oggi gli impianti stanno tranquillamente in piedi senza incentivi sull’energia prodotta, bastava solo attendere un po’ e non c’era bisogno di indebitarci così tanto tramite la bolletta.

Cosa fare adesso? Non c’è più nulla da fare?

La prima cosa da non fare è scadere nella rissa consumatori-fornitori. Molti clienti si stanno indignando per tutto questo ma non è il fornitore il soggetto da contestare! Questo sposta l’attenzione dal reale problema: come fare a tenere sotto controllo gli oneri in bolletta. Ai clienti che minacciano di non pagare le bollette direi che si tratta di una reazione del tutto sbagliata. Credo di aver spiegato che i fornitori non sono artefici dell’attuale sistema, concentrare su di loro le rimostranze ottiene il risultato di mettere in difficoltà il soggetto sbagliato.

A mio avviso sarebbe invece molto utile che consumatori e fornitori, in quanto anelli deboli della filiera, lavorino assieme (tramite le rispettive associazioni) per un sistema elettrico che in tutto o in parte possa recepire le seguenti priorità:

1) Favorire lo sviluppo del mercato e della concorrenza perché è dalle componenti “non di mercato” e regolate che derivano i vari aumenti di costo in bolletta. Il mercato è la sola tutela per calmierare e monitorare l’incremento delle componenti non di mercato;

2) Pretendere una maggiore trasparenza per qualsiasi nuovo onere in bolletta con una precisa quantificazione delle finalità, degli impatti e delle modalità di distribuzione tra le varie categorie di utenti;

3) Migliorare gli strumenti di incasso delle bollette per evitare che i costi dei clienti morosi ricadano sui virtuosi;

4) Rivedere i tassi di rendimento riconosciuti ai gestori delle infrastrutture (evitando così anche il rischio che si facciano investimenti non necessari) o la modalità di remunerazione dei beneficiari degli incentivi se questi non sono sostenibili anche a causa delle morosità;

5) Evitare ad esempio che le nuove frontiere di sviluppo (es. auto elettrica e smart grid) diventino un nuovo Conto Energia. Basta attendere che le tecnologie siano un po’ più mature invece di puntare su nuovi generosi incentivi;

6) Rafforzare l’unbundling (o separazione) funzionale e societaria: dove c’è integrazione sono possibili sussidi incrociati che hanno un impatto negativo sulla concorrenza;

7) Lasciare di tanto in tanto che business in dissesto o attività non efficienti chiudano, senza che necessariamente il costo del default debba ricadere su tutti gli utenti finali.

Clienti contro fornitori è la partita da non giocare, la partita che non serve a nulla.

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