Energia
Eni For 2021: alla ricerca della formula per una “transizione giusta”
Il rapporto tra grandi aziende energetiche e transizione è, notoriamente, un rapporto complesso. Lo è, tanto più, per le aziende energetiche che hanno nella ricerca trasformazione e distribuzione degli idrocarburi il loro core business storico. Un’attività che è stata al centro del modello di sviluppo dell’industria mondiale per oltre un secolo, e che ha consentito ad Europa e Nord America di sviluppare un’egemonia sull’economia mondiale, con ricadute di benessere e prosperità per le generazioni più fortunate della storia dell’umanità. È il caso di Eni che, nato come ente pubblico nel Dopoguerra e poi diventata società per azioni quotata ma con il governo italiano primo azionista, affronta oggi la transizione energetica da una posizione centrale e nevralgica. Perchè una transizione verso fonti rinnovabili è quantomai necessaria. E perchè riuscire a percorrere la strada della transizione garantendo contemporaneamente l’accesso all’energia e il raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni nette entro il 2050. è sfida delicata.
Proprio per misurare i progressi in questo percorso, e per provare a garantire una trasparenza sempre più necessaria di fronte all’opinione pubblica mondiale, agli investitori e ai cittadini, Eni produce un report annuale volontario sui temi della sostenibilità, e poche settimane fa è stata diffusa la nuova edizione. “Eni for 2021” racconta dunque il contributo di Eni per quella che l’azienda definisce “una transizione energetica giusta”. Nella riduzione delle emissioni, Eni rivendica il rafforzamento dei suoi obiettivi e lo fa con un approccio inclusivo: l’impegno a promuovere opportunità di crescita economica e sociale, infatti, deve prevedere la gestione responsabile degli impatti sociali della transizione, verso i lavoratori, le comunità e i clienti. L’azienda ha così tracciato un’evoluzione costante delle attività di business, che includono lo sviluppo delle rinnovabili e la conversione di raffinerie in bioraffinerie. Inoltre, con gli accordi siglati per la realizzazione degli agri-hub, da cui provengono semi oleaginosi e oli vegetali da utilizzare come agro-feedstock per la produzione di biocarburanti, verranno creati nuovi posti di lavoro; un ulteriore sostegno, dunque, allo sviluppo di nuove attività nei Paesi in cui l’azienda opera. Eni ha poi rafforzato le partnership con le organizzazioni internazionali per la cooperazione allo sviluppo. Questo percorso si concretizza anzitutto in progetti di sviluppo locale in Messico, Kazakistan e Nigeria, e in molti dei paesi in cui Eni è impegnata nelle sue attività.
In particolare, sul fronte della strategia per la neutralità carbonica al 2050, Eni ha rafforzato ulteriormente i propri obiettivi, annunciando una riduzione del -35% delle emissioni nette scope 1, 2 e 3 entro il 2030 e del -80% entro il 2040 rispetto ai livelli del 2018 (rispetto agli obiettivi di -25% e -65% del precedente piano). Per quanto riguarda le emissioni nette scope 1 e 2, l’azienda arriverà a -40% entro il 2025 (rispetto ai livelli del 2018) e raggiungerà le zero emissioni nette entro il 2035, in anticipo di cinque anni rispetto al precedente piano. Aumenterà inoltre la quota degli investimenti dedicati alle nuove soluzioni energetiche, puntando al 30% entro il 2025, raddoppiando al 60% entro il 2030 e arrivando all’80% al 2040.
“In Eni, sentiamo con forza la responsabilità di contribuire a dare accesso all’energia a tutti, sostenendo lo sviluppo dei Paesi in cui siamo presenti, e raggiungere le massime ambizioni dell’Accordo di Parigi. Un impegno tanto più forte oggi, alla luce della guerra in Ucraina, in un momento storico in cui è necessario essere tanto più inclusivi e non divisivi, ricercando il bene comune e aumentando gli sforzi per garantire la sicurezza energetica europea, accelerando al contempo la decarbonizzazione”, ha detto Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, commentando Eni For 2021.
Devi fare login per commentare
Accedi