Energia

Elettrica-mente parlando!

28 Ottobre 2024

L’Italia vanta una lunga tradizione nel comparto automobilistico e una grande competenza nel design e nella produzione di veicoli di alta qualità. L’industria automobilistica è un settore notevole e in continua crescita nel Paese, ebbe inizio alla fine del 1880 ad opera di Enrico Zeno Bernardi, inventore italiano che contribuì all’invenzione del motore a scoppio ed al miglioramento della meccanica delle prime automobili. Per volontà di una decina di aristocratici piemontesi che condividevano la passione per l’automobilismo, l’11 luglio 1899 fu fondata a Torino la FIAT che, nello stesso anno, diede vita alla produzione della prima FIAT 4 HP, ad oggi esposta al National Motor Museum, nel Regno Unito. Nel corso dei decenni l’industria automobilistica italiana è stata quasi totalmente dominata dal Gruppo Fiat, poi divenuto Fiat Chrysler Automobiles nel 2014, gruppo che dal 1º gennaio 2021, entra a far parte della società di diritto olandese Stellantis. Per praticità, sicurezza e accessibilità, le automobili FIAT, oltre a rappresentare le auto più popolari nel nostro Paese, hanno definito l’immagine dell’Italia nel mondo dell’automobilismo. E mentre il settore manifatturiero è fortemente localizzato nel Nord-Ovest della Penisola, in Piemonte, Lombardia e Liguria, il Meridione è la principale area geografica per quanto riguarda il commercio di autoveicoli. Nel mezzogiorno d’Italia il settore automobilistico vede la sua massima concentrazione di imprese intorno all’attuale sito produttivo e complesso industriale Stellantis di Melfi, precedentemente noto come SATA di San Nicola di Melfi, in provincia di Potenza. Lo stabilimento in Basilicata, ha contribuito alla ripresa produttiva della FIAT negli anni ’90 e alla crescita delle sue quote di mercato e dal lontano 1993 vanta tecnologie tali da renderlo una delle fabbriche italiane più moderne per la produzione di componenti meccaniche di precisione. Ciononostante l’industria automobilistica lucana, che rappresenta una componente fondamentale dell’economia regionale, ha risentito negli anni del forte ridimensionamento nel numero degli addetti anche dovuto alla pandemia di COVID-19 che ha avuto un impatto significativo sulla produzione e sulla domanda di auto in tutto il mondo. Il settore sta affrontando numerose sfide per rimanere competitivo a livello globale e, ad oggi, la sostenibilità rappresenta una nuova sfida per tutti. Con l’aumento delle normative ambientali in Europa, i produttori italiani devono adattarsi rapidamente per rispettare gli standard sempre più rigidi in termini di emissioni, da qui la necessità di ingenti investimenti in nuove tecnologie. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica e la Regione Basilicata hanno stipulato nel giugno 2006 un Programma con l’obiettivo di realizzare ambiti tecnologici e un Campus di ricerca e alta formazione collegato al sito produttivo dell’area industriale di S.Nicola di Melfi, per operare nell’ambito del settore energetico e per progetti inerenti l’automotive elettrico ma, di ulteriori poli industriali regionali e ricerca, non si vede barlume. Le aziende italiane investono costantemente in ricerca e sviluppo per migliorare le prestazioni e ridurre l’impatto ambientale dei loro veicoli, questo impegno è evidente nella produzione di auto elettriche, ma l’Italia, è pronta per competere a livello globale? All’epoca Marchionne disse: “L’auto elettrica non è la soluzione per il futuro” il manager definì le auto elettriche “un’arma a doppio taglio“.  A ricordo della Lancia Ypsilon, Stellantis ha annunciato che, a partire dal 2026 nello stabilimento di Melfi, in Basilicata, sarà prodotta la nuova Lancia Gamma. Il sito di Melfi, è stato scelto per la sua elevata qualità produttiva e per il ruolo strategico che ricopre all’interno della transizione verso la mobilità elettrica. Ma per quanto da anni, Melfi rivesta un ruolo fondamentale della produzione automobilistica nazionale e internazionale, vista la presenza di tecnologie avanzate di produzione, verba volant sull’importanza di investire sul territorio, non si intravedono agevolazioni per creare prodotti innovativi e all’avanguardia, la produzione rimane in forte crisi e i livelli dell’occupazione rimangono allarmanti.  Il settore delle auto elettriche, la cui produzione e richiesta aumenterà probabilmente nel mercato futuro, risente di tre motivi per il no all’acquisto: prezzi troppo alti, autonomia troppo limitata, tempi di ricarica troppo lunghi, aggiungendo anche scarse infrastrutture. L’elevato costo del mezzo e la carenza di incentivi all’acquisto scoraggiano il passaggio al nuovo mentre si continuano addirittura ad offrire vantaggi ai consumatori che scelgono veicoli inquinanti basati sui combustibili fossili. In sostanza, gli incentivi sono non soltanto pochi, ma vanno addirittura nella direzione sbagliata. Siamo un popolo di viaggiatori, abituati a spostarci carichi di bagagli dunque più bisognosi di rifornimento. La preoccupazione dell’autonomia limitata delle auto elettriche rimane nonostante molte nuove vetture hanno autonomie sempre più lunghe, ma la percezione di rimanere privi di carburante durante il viaggio potrebbe scoraggiare ad intraprendere itinerari lunghi, abbandonando l’idea di acquisto di nuove autovetture. La scarsità di colonnine di ricarica frena lo sviluppo dell’auto elettrica nel nostro Paese: la Basilicata con 300 circa è seconda solo al Molise, mentre è sempre la Lombardia con circa 11mila ad avere il maggior numero di punti di ricarica, seguita da Piemonte e Lazio. Gli italiani sono positivamente incuriositi dalla svolta elettrica ma non sono ancora pronti ad affidarsi completamente a questa nuova tecnologia. Il futuro richiederà nuovi vettori energetici e veicoli non inquinanti, dunque la maggiore produzione di auto elettrificate che, riguardo alle conseguenze sul mondo del lavoro porteranno sì all’aumento di richiesta di figure specializzate come ingegneri elettrici e di software ma anche ai tagli di posti di lavoro nei settori legati alle auto tradizionali, a cui stiamo già assistendo. La domanda nasce spontanea: se la Svezia è il Paese europeo a primeggiare per la popolarità che godono le vetture elettriche, ma il mercato stenta a decollare – al punto che il gigante delle batterie elettriche Northvolt ha annunciato il licenziamento di 1600 unità – nel complesso industriale Stellantis in Basilicata, quanti lavoratori ancora perderanno la propria occupazione? Alla luce della richiesta di riduzione delle emissioni di CO₂, per la lotta contro il riscaldamento globale, stabilita già per il prossimo 2025, il settore dell’auto elettrica non è ancora pronto a raggiungere gli obiettivi pianificati: riducendo la produzione delle auto, i tagli all’occupazione sono garantiti nell’ondata di perdite di posti di lavoro già preoccupante, bisogna solo scongiurare la potenziale chiusura di impianti e di fabbriche nella realtà lucana che ha il potenziale per guidare la transizione verso l’elettrificato. L’automobile si sa ha cambiato i costumi, le abitudini, le vacanze di noi Italiani, possiamo definirla una carrozza diabolica, ma viviamo nell’era dell’auto, l’intera nostra economia e il destino lavorativo di molte persone è costruito attorno al perno della produzione automobilistica. “Il motore del duemila sarà bello e lucente, sarà veloce e silenzioso, sarà un motore delicato, avrà lo scarico calibrato e un odore che non inquina”, cantava Lucio Dalla già nel 1976, immaginando una trasformazione epocale nel settore dell’automotive nell’arco dei 25 anni successivi e il futuro dell’auto è sulla buona strada, elettrica o guidata dall’intelligenza artificiale, l’automobile vedrà numerosi cambiamenti volti alla sostenibilità per la salvaguardia del Pianeta. Qualcuno domanderà: ”Cosa ne pensi del mare inquinato pieno di chiazze di catrame?”. “Il mare è così perché non l’hanno ancora finito. Quando l’avranno asfaltato tutto, si potrà andare a Cagliari direttamente in macchina”.

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