Energia

Come si finanziano le nuove tecnologie energetiche sulle quali punta il Governo?

13 Luglio 2018

In attesa di conoscere le strategie energetiche che il Governo intenderà perseguire nei prossimi anni, emerge con chiarezza che c’è un apprezzamento di fondo per le nuove frontiere della tecnologia nel campo della mobilità sostenibile e delle rinnovabili.

Anche lo stesso settore dell’energia si interroga su come queste nuove tecnologie potranno essere incorporate in nuovi servizi e offerte integrate o bundle per gli utenti.

Un primo ambito di innovazione è quello della mobilità elettrica. In tal senso l’interesse principale ricade nella diffusione dell’auto elettrica che presenta ancora tassi di penetrazioni non distanti dall’1% del totale parco auto. Fanno parte del concetto di mobilità elettrica anche le biciclette e gli scooter elettrici, pure questi con prospettive interessanti.

Collegata alla diffusione dell’auto elettrica c’è anche quello dell’installazione delle colonnine di ricarica, necessarie ad alimentare in maniera comoda, capillare e veloce le auto elettriche.

L’elenco delle nuove tecnologie energetiche non si esaurisce qui. Basti citare quelle che sono considerate le altre prospettive di sviluppo e innovazione nel settore energetico:

1) Corporate Renewable PPA (Power Purchase Agreement): accordi attraverso i quali si finanzia in anticipo un medio-grande impianto fotovoltaico perché una o più aziende si impegnano su un orizzonte temporale lungo ad acquistare e consumare l’energia prodotta dall’impianto;

2) Smart-grid: è un insieme di tecnologie finalizzato a rendere intelligenti le reti elettriche a carattere locale, in maniera tale che i clienti possano scambiarsi l’energia prodotta/consumata attraverso automatismi in grado di ottimizzare il rendimento e la performance della rete;

3) Smart-home: è un ambito innovativo che punta a ridurre i costi energetici delle abitazioni e/o ad aumentare il comfort grazie a strumenti automatici e intelligenza artificiale (controllo da remoto dei dispositivi, comandi vocali, rilevatori di presenza, analisi delle abitudini di consumo, etc…);

4) Diffusioni delle rinnovabili di piccola taglia: sembra finito il tempo dei grandissimi impianti alimentati a fonte rinnovabile per lasciare spazio alla diffusione di piccoli impianti privati che possano interagire con una rete di distribuzione più flessibile e consentire anche lo scambio di energia tra privati;

5) Diffusione delle batterie anche di piccola-media taglia: gli utenti possono così massimizzare l’autoconsumo che proviene da impianti rinnovabili di piccola taglia oppure anche dallo scambio con altri utenti o con gli accumulatori delle auto elettriche;

6) Adozione della Blockchain nell’energia: ad esempio per “contabilizzare” gli scambi di energia che avvengono tra utenti produttori/consumatori.

Si tratta insomma di tecnologie intriganti, molte delle quali già consolidate e disponibili ma non ancora diffuse.

La finalità di questo articolo non è quella di fare un mero elenco. E’ piuttosto quello di sollevare un tema rilevante: se vogliamo intraprendere la strada dell’innovazione tecnologia nell’energia come finanziamo lo sviluppo delle nuove soluzioni?

E’ evidente che le generose politiche passate di incentivazioni elargite per diverse finalità non può reggere all’infinito (es. incentivi alle fonti rinnovabili ma anche a fonti assimilate cioè tutt’altro che rinnovabili e alle aziende energivore).

Le incentivazioni esistenti hanno portato ad un onere non più sostenibile sulle bollette degli italiani quantificabile in circa 15 miliardi di euro all’anno e che oggi pesa il 20% della bolletta elettrica. Si veda il grafico seguente e si consulti quest’articolo.

 

Ci sono due componenti nella bolletta che finanziano asset: gli oneri di sistema e la spesa per il trasporto, assieme arrivano al 40% circa della bolletta. La spesa di trasporto ad esempio è quella che remunera le reti di distribuzione, incluso l’investimento appena realizzato di circa 4 miliardi di euro per sostituire i contatori elettrici. Ho sempre espresso perplessità su questa spesa perché credo che abbiamo più necessità di ammodernare i contatori gas, perché i contatori elettrici in essere funzionavano abbastanza bene e perché con tutte le innovazioni in essere il rischio obsolescenza è alto.

Ma tant’è. Oggi con tutte queste ulteriori opportunità di sviluppo e ammodernamento sarà molto importante capire bene quali sono le priorità e cosa può durare nel tempo.

Torniamo alla domanda di come finanziamo le nuove tecnologie. Le due componenti della bolletta in questione (oneri e spese di trasporto) fisiologicamente dovrebbero diminuire perché nel tempo si esauriscono gli incentivi o si completa l’ammortamento degli investimenti.

A mio avviso è assolutamente da evitare un ulteriore aumento degli oneri in bolletta ma si potrebbe invece impiegare lo “spazio” che si creerà dal fisiologico calo delle componenti citate.

Aumentare gli oneri fissi della bolletta ostacola anche la concorrenza (come segnalato dall’Autorità della Concorrenza): infatti non consente al cliente finale di apprezzare i risparmi che può ottenere sulla quota energia della bolletta cambiando fornitore. Incrementare gli oneri di sistema rende anche vano lo sforzo di liberalizzare il mercato elettrico.

A tal proposito si inserisce ad esempio questa petizione, appena lanciata da Wekiwi per puntare provocatoriamente all’eliminazione degli oneri in bolletta: vai alla petizione. Sosteniamola!

Sapendo bene che l’obiettivo deve essere quello di evitare nuovi aumenti degli oneri per finanziare alcune delle tecnologie citate. Può andare bene al massimo mantenere il livello attuale man mano che si liberano spazi e solo se questo favorisce soluzioni e tecnologie che migliorano l’ambiente o il comfort per gli utenti finali.

Piuttosto le vie più congrue da perseguire per finanziare le innovazioni tecnologiche potrebbero essere le seguenti:

a) Privilegiare strumenti di mercato: ci troviamo oggi a pagare in bolletta gli incentivi al fotovoltaico. Sarebbe bastato attendere 5 anni ed il fotovoltaico non aveva neanche bisogno di essere finanziato per il calo dei costi dei pannelli. Dunque non sempre agevolare è una buona idea;

b) Scegliere attentamente quali investimenti perseguire, affinché le risorse si concentrino su soluzioni utili e non a rischio elevato di obsolescenza;

c) Puntare sulle agevolazioni fiscali che molto bene hanno fatto al settore immobiliare (es. ristrutturazioni);

d) Rivalutare il concetto di carbon tax: più che incentivare le tecnologie pulite a spese di tutti occorrerebbe incorporare nei costi complessivi di una certa attività economica anche i danni ambientali che tale attività provoca (tassando ad esempio le emissioni).

Direi dunque in via preventiva che la bolletta è satura… L’innovazione energetica va finanziata in altro modo.

 

 

 

 

 

 

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