Ambiente
Chernobyl: 31 anni dopo il bilancio dei danni è ancora da stilare
31 anni dopo, il bilancio di Chernobyl è ancora da stilare. At present time contiamo 800.000 uomini a rischio, i cosiddetti ripulitori. Di questi circa 25.000 sono morti e 70.000 sono invalidi permanenti. Anni addietro è stato costituito in Francia un gruppo “ Ammalati di tiroide” e quando il reclutamento ha raggiunto una massa critica è stato chiesto a ciascuno dove si trovasse il 26 aprile 1986, quando l’esplosione del 4° reattore della città ucraina coinvolse l’intera Europa Sud Occidentale. Ebbene la maggior parte dei pazienti francesi intervistati affermò di essersi trovata nella fascia orientale francese che, come documenta la cartina a latere, fu quella più coinvolta dalla diffusione (fallout) di materiale radioattivo. Il Chernobyl Forum ha poi stabilito in 4000 i tumori tiroidei direttamente dipendenti da quella esplosione e 2200 decessi avvenuti tra il 1986 e l’anno successivo.
Trenta furono i decessi immediati a causa della Acute Radiation Syndrome (ARS), l’acuto assorbimento di radiazione, molto superiore ai massimi consentiti. Da allora assistiamo ad un crescente aumento epidemiologico dei tumori tiroidei e del sangue. La localizzazione neoplastica della tiroide rappresenta l’1% di tutte le malattie oncologiche e colpisce ogni anno 9.000 italiani con ben 40 mila interventi di tiroidectomia. Da questo disastro ambientale non possiamo escludere la tiroidite cronica autoimmune di Hashimoto. Nelle donne l’incidenza è di 3,5 casi per 1000 abitanti l’anno negli uomini, invece, è più bassa (0,8 casi per 1000 abitanti l’anno).
L’altra grande patologia Chernobyliana è la leucemia, per la quale è stato registrato un elevato rischio, assimilabile a quello dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki (Preston, Kusumi, Tomonaga et al., 1994). Infatti la radiazione ionizzante è un riconosciuto agente causale dell’insorgenza della leucemia mieloide, variante diversa dalla leucemia linfoide cronica (CLL). Ma la radiazione ionizzante non è l’unica causa, come dimostra la frequenza di patologia tra il personale sanitario radiologico (radiologi e radioterapeutici) anche per esposizioni a basse dosi.
Negli Stati Uniti, il controllo di soggetti sottoposti a fallout delle esplosioni atomiche nel Nevada non ha portato a conclusioni sul rapporto dosi/ soglia di comparsa ma ha comunque documentato un ruolo causale delle radiazioni nella genesi delle leucemie, (Stevens, Thomas, Lyon et al., 1990), anche se altri Autori ritengono di escludere la Leucemia linfatica cronica, (Cardis, Gilbert, Carpenter et al., 1995).
In definitiva, in un sintesi estrema delle indagini epidemiologico-cliniche, appare indubbio che le sequele morbose, anche in Italia, del fallout di Chernobyl sono lontane dall’essere in via di soluzione. L’unico vantaggio di quella dolorosa vicenda fu la spinta emotiva che portò al referendum contro il nucleare. Tutto ancora da investigare il deposito attivo – contaminante il suolo e quindi i prodotti agricoli- delle aree colpite da fallout.
Biblio
WHO Health Effects of the Chernobyl Accident and Special Health Care Programmes. Report of the UN Chernobyl Forum Expert Group “Health” (EGH) Working Draft August 31, 2005
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