Energia
“Corro di più e consumo di meno”: i caroselli che hanno fatto epoca
La costruzione di un immaginario va per Enrico Mattei di pari passo con la costruzione stessa di Eni ossia di quella che diverrà uno degli assi portanti dello sviluppo sistemico dell’Italia. Vera e propria azienda di Stato, l’Eni ha tra le sue mission quella di garantire all’Italia anche uno sviluppo culturale e sociale oltre che economico. Una visione, uno sguardo ampio che permetterà ad Eni di competere sui mercati internazionali e contro compagnie di ben più elevata portata economica.
Risulta quindi evidente la necessità di Enrico Mattei di dotare di un carattere l’immagine di Eni e due sono probabilmente gli elementi principali di questa strategia, entrambi per nulla scontati. Uno è il marchio, il famoso cane a sei zampe che nasce inizialmente come marchio della benzina Supercortemaggiore. Il logo scelto nel settembre del 1952 da una commissione guidata da Giò Ponti diverrà poi anche con vari aggiornamenti prima a cura di Bob Norda e recentemente per mano di Antonio Romano il logo ufficiale di Eni. Un essere presuntamente mitologico, per certi versi anche mostruoso, capace però non solo di riassumere il peso e la forza di una compagnia, ma di tradurne l’unicità, ossia la singolarità culturale. Un logo che da oltre cinquant’anni illustra Eni con la tipicità di un marchio che nessun’altra compagnia energetica può oggi vantare.
L’altra gamba della strategia di comunicazione di Enrico Mattei era il rapporto con il pubblico, la costruzione di un immaginario che facesse di Eni un elemento famigliare alla quotidianità degli italiani. La scelta di investire nella pubblicità con i Caroselli non fu certo banale e scontata per un’azienda che vendeva benzina e non biscotti o profumi. I Caroselli Eni rappresentano certamente un unicum nel panorama italiano e non solo della comunicazione pubblicitaria sia per la qualità e la conseguente libertà creativa garantita sia per il messaggio che era diretto più ad una società, in un certo senso più ad un cittadino che ad un mero consumatore.
La regia dei Caroselli era in mano a Luciano Emmer, innovatore cinematografico e rappresentante di un neorealismo minimo, legato alla quotidianità e alla grazia dei piccoli avvenimenti che fossero sentimentali come sociali. Un autore raffinato non privo di ironia e capace con pochi tocchi e sfumature di definire protagonisti e storie. Sotto la sua mano Eni realizzò tra le migliori e più popolari pubblicità dell’epoca dei Caroselli, in realtà vere e proprio mini fiction con personaggi e dinamiche in divenire di episodio in episodio. Cura e raffinatezza concedevano anche uno spazio creativo ampio, capace di ospitare improvvisazioni e accogliere variazioni sulla sceneggiatura. La scelta degli attori lascia oggi a bocca aperta, stupisce per lungimiranza e attenzione verso quel mondo creativo inquieto e spesso di difficile interpretazione a cui però allora si dava evidentemente più spazio di quanto si faccia oggi, anche con meno parole e retorica. La scelta di protagonisti tra gli altri come Dario Fo (allora quasi totalmente sconosciuto), Franca Rame o anche Gabriele Ferzetti (attore già solido che però solo successivamente sarebbe diventato l’icona di Antonioni) e la stessa Franca Valeri indicano la qualità di un lavoro di ricerca mai scontato, ma legato a doppio filo ad un’idea di sviluppo privo di ombre di rassegnazione, ma anzi totalmente affidato ad un futuro che si pretende ricco e prospero, libero e democratico.
In particolare, la scelta delle figure femminili attraverso attrici come Franca Valeri e Franca Rame indica l’idea di raccontare una femminilità fuori dagli schemi soliti, capace di indicare un percorso eclettico rispetto al conformismo italiano. La donna emancipandosi partecipa allo sviluppo del paese in prima persona con il proprio portato di diversità favorendo uno sviluppo culturale e sociale inedito fino ad allora. È sufficiente pensare anche solo all’idea della donna fascista che solo dieci anni prima dominava il panorama italiano.
I Caroselli di Eni, divertenti e allegri, raccontano così un’azienda capace di aderire alla visione di un paese, magari non anticipandola, ma sapendo attentamente leggerne nella doppia trama i bisogni e le esigenze. Un popolo, quello italiano che uscito dalla guerra era desideroso di conquistarsi spazi e diritti nuovi oltre che il meritato pane quotidiano. Enrico Mattei coglie questi aspetti e fa in modo che diventino strategici per Eni lavorando con rigore e leggerezza e coinvolgendo in ruoli di responsabilità molti giovani, tra cui per l’appunto colui che diverrà ad oggi il nostro ultimo premio Nobel per la letteratura. Non fu un caso, anzi la battuta recitata da Dario Fo: “Corro di più e consumo di meno”, pare scritto proprio per un’idea tutta contemporanea di sviluppo.
Devi fare login per commentare
Accedi