Energia
A Gela la raffineria green trasforma i rifiuti in combustibile bio
La parola d’ordine è riconversione. La raffineria dell’Eni di Gela mira a diventare modello italiano di distretto della bioeconomia con un investimento di 2,2 miliardi. Da raffineria tradizionale a Green refinery, quindi.
L’industria europea delle raffinerie tradizionali, negli ultimi anni, si è trovata a dover affrontare un periodo di profonda crisi che ha portato alla chiusura tra il 2009 e il 2014 di ben 19 siti sui 98 presenti in tutta Europa. In un contesto di questo tipo, la riconversione green delle raffinerie è diventata quindi una priorità strategica oltre che una necessità. L’impianto di Gela, seguendo l’esempio di successo di Venezia (primo impianto di questo genere riconvertito il Green refinery), sarà pertanto trasformato in una delle poche raffinerie green di seconda generazione al mondo, con una fortissima attenzione al tema della sicurezza e dell’occupazione.
https://www.youtube.com/watch?v=4YqH91Q3DDQ
Il progetto della bioraffineria si propone di ripensare la struttura della raffineria individuando soluzioni innovative attraverso cicli “verdi”, sostenibili sia dal punto di vista ambientale che da quello economico. Attraverso la valorizzazione degli impianti esistenti e l’applicazione di tecnologie proprietarie, la bioraffineria converte materie prime non convenzionali di prima (olio di palma) e seconda generazione (grassi animali, olii di frittura) in green diesel, green GPL e green nafta.
L’impianto di Gela potrà lavorare materie derivanti da scarti della produzione alimentare, quali olii usati (UCO, used cooking oil), grassi animali (tallow) e sottoprodotti legati alla lavorazione dell’olio di palma (PFAD, acidi grassi). Un progetto che renderà la raffineria un sito a elevata sostenibilità ambientale, in quanto farà uso di cariche che diversamente andrebbero smaltite come rifiuti, dispendiose in termini di costi per la comunità e impattanti notevolmente sull’ambiente.
Insieme al Conoe, il Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti, il 17 maggio 2017, Eni, peraltro, ha firmato un accordo per favorire e incrementare la raccolta degli oli vegetali usati che alimenteranno la bioraffineria di Venezia e, dal 2018, quella di Gela. L’accordo consente di avviare un vero e proprio circuito virtuoso di “economia circolare” che si chiude con la trasformazione, nell’ambito di impianti industriali nazionali, degli oli esausti in biocarburanti di alta qualità, valorizzando pienamente una risorsa energetica nazionale. Con la sottoscrizione di questo protocollo, il Conoe, infatti si impegna a invitare tutte le aziende di rigenerazione aderenti al Consorzio a fornire al Gruppo l’olio esausto raccolto per immetterlo negli impianti della bioraffineria di Venezia. La capacità di lavorazione di oli vegetali, con l’entrata in funzione della bioraffineria di Gela nel 2018, sarà di circa un milione di tonnellate l’anno, tanto da assicurare alle aziende aderenti al Conoe l’acquisto degli oli esausti prodotti e disponibili sul mercato nazionale, circa 65mila tonnellate nel 2016.
Il tema della riconversione delle raffinerie è stato anche al centro di un convegno internazionale che si è tenuto proprio recentamente a Gela, organizzato dal Comune di Gela e da Unitelma-Sapienza Università di Roma con la partecipazione di istituzioni ed esperti internazionali. Il titolo del convegno era “The Bioeconomy in Transition – International Workshop on the future of Biorefineries in Europe”. Si è trattato di una 3 giorni di dibattiti e approfondimenti sul tema della bioeconomia, e in particolare proprio sul ruolo delle bioraffinerie in Italia ma anche in Europa.
La transizione verso un modello sostenibile sembra quindi passare anche da qui e fa di Gela un laboratorio per l’applicazione delle più avanzate tecnologie nel campo ambientale e delle rinnovabili, attraverso la realizzazione di un impianto in grado di trasformare i rifiuti organici in bio olio e di un sistema innovativo di pannelli a concentrazione solare, sviluppato in collaborazione con il Mit di Boston e il Politecnico di Milano.
Devi fare login per commentare
Accedi