Borsa
2022 in alto mare: cercasi bussola per gli investitori
Dopo una ripresa poderosa e repentina, la crescita rallenterà a causa di diversi fattori, tra i quali vi è il graduale ritorno di una stretta monetaria e fiscale. Così il mercato ha già iniziato a scontare pesantemente l’euforia del 2021.
IL QUADRO ECONOMICO GLOBALE TRA RIPRESA E AUMENTO DEI PREZZI
A causa della pandemia, l’economia globale ha dovuto fare i conti con chiusure forzate, continue interruzioni della catena di approvvigionamento, tempestivi ripensamenti nei piani industriali e difficoltà nel reperire manodopera adeguata. Mentre accadeva tutto questo, i governi e le banche centrali hanno sostenuto la domanda attraverso politiche fiscali e monetarie espansive, senza contare l’ulteriore incremento della spesa pubblica per far fronte all’emergenza sanitaria.
In tale contesto, la risposta del mercato è stata rappresentata dalla poderosa spinta inflattiva di quest’anno, la quale ha interessato specialmente le materie prime, fondamentali per il mondo produttivo. Tuttavia, i numeri della crescita globale sono migliori delle previsioni e questo rappresenta un elemento che potrebbe indurre le banche centrali ad alzare i tassi d’interesse il prima possibile e i governi a moderare le politiche espansive di bilancio, in modo da ridurre l’impennata dei prezzi e garantire una crescita reale più sostenibile.
Al risparmiatore intelligente non conviene fare troppo affidamento sulla pronta risposta razionale del decisore pubblico, poiché i fattori che spingono su un’importante azione espansiva sono ancora molti e l’attuale quadro economico globale non è per niente omogeneo. Prendendo in considerazione anche solo l’Eurozona, possiamo notare quanto siano differenti tanto i tempi di ripresa economica quanto i livelli d’incremento del tasso d’inflazione.
L’Italia è tra i Paesi che hanno recuperato più in fretta dal crollo del PIL del 2020 ma, escludendo i prezzi dell’energia, non ha subito la stessa ondata inflattiva che ha travolto il resto dell’Eurozona. Sebbene gli attuali livelli di crescita risultino soddisfacenti, l’economia italiana ha vissuto un lungo periodo di stagnazione e il rapporto debito pubblico/PIL ha superato il 150%. Pertanto, un netto dietrofront della BCE lascerebbe Roma nuovamente in balìa di un mercato ancora diffidente nel finanziare il debito pubblico, mentre le floride prospettive di crescita attuali verrebbero compromesse da un robusto retrenchment della spesa. Lo stato in cui versa la finanza pubblica non è però un elemento d’instabilità che investe solo l’Italia: difatti tutti i Paesi – chi più, chi meno – hanno visto aumentare notevolmente il deficit pubblico. Il 2022, dunque, rappresenterà un giro di boa importante per calcolare in maniera più chiara il livello di sostenibilità del debito (pubblico e privato) e per riprezzare la fiducia verso molti debitori, specialmente alla luce di un probabile restringimento delle condizioni di finanziamento.
LA GESTIONE DELL’EMERGENZA SANITARIA
Anche in questo caso, lo scenario globale è tutt’altro che omogeneo: c’è chi ha saputo dare una risposta ai problemi emersi con la prima ondata, facendo tesoro degli errori, e chi si è lasciato travolgere completamente. La vaccinazione di massa con più di una dose e un’applicazione più flessibile delle misure anti-contagio sono risultate due armi efficaci per le ondate successive.
Le economie più sviluppate hanno dimostrato che è possibile gestire la crisi pandemica, ma per farlo bisogna essere dotati delle risorse necessarie, le quali, purtroppo, non sono nelle disposizioni di tutti gli Stati. Solo attraverso uno spirito di solidale collaborazione è possibile dare una risposta globale alla pandemia. In questi ultimi mesi dell’anno abbiamo appreso, persino nelle solide economie nordeuropee, come lo sviluppo di nuove varianti possa rappresentare una seria minaccia per la ripresa economica.
Oltre alla vaccinazione, è necessario ricordare quanto sia importante che i governi restino impegnati anche su altri fronti:
– ricerca e sperimentazione di nuove cure;
– miglioramento dei livelli di assistenza (ospedaliera e domiciliare);
– diffusione dei dispositivi diagnostici e di protezione.
TENSIONI GEOPOLITICHE
È impossibile parlare dell’andamento dei prezzi (specialmente in settori come quello del gas o dei semiconduttori) senza accennare brevemente alla crisi geopolitica in atto tra Oriente e Occidente. Con la fine della missione afghana, le tensioni si sono spostate dal Medioriente, che resta comunque area particolarmente calda, ai rapporti USA – Cina e Paesi Nato – Russia. Una piccola miccia potrebbe risultare sufficiente per innescare una grave escalation in territorio ucraino o addirittura in Asia (Taiwan). In questo contesto, Russia e Cina cercheranno di orientare le decisioni a loro favore attraverso il rallentamento della catena di approvvigionamento: i russi con il gas, i cinesi con il silicio e i componenti elettronici.
TREND PRINCIPALI:
1. Healthcare e farmaceutica
Non è certamente periodo di saldi e i rischi non sono pochi, ma non mancheranno comunque le opportunità per il medio e il lungo termine. I colpi di coda della pandemia spaventano non poco i governi, i quali non ridurranno proprio ora gli investimenti nel settore sanitario, partendo proprio dalla ricerca in campo medico e in quello chimico-farmaceutico. I Paesi invecchiano e la richiesta di un miglioramento dei livelli di assistenza sanitaria si fa sempre più forte, investendo maggiormente l’agenda politica persino dove c’è sempre stata poca sensibilità verso tematiche come la creazione di un servizio sanitario pubblico di carattere universalistico e solidaristico.
2. Transizione verde e sostenibilità energetica
In Italia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dedica quasi un terzo delle risorse alla transizione verde e alla sostenibilità ambientale. Le aziende che decidono di integrare nei loro piani industriali le logiche di recupero, riciclo e riuso saranno premiate sia dalla fascia più giovane dei consumatori che dagli investimenti pubblici del PNRR.
Con gli impegni assunti dagli Stati nella COP26 e nell’ultimo G20, il trend continuerà a consolidarsi su scala globale grazie ad un rinnovato incremento degli investimenti pubblici e al cambio di rotta intrapreso dall’amministrazione Biden. Tuttavia, nel breve e medio termine, bisognerà prestare attenzione
all’impennata dei prezzi dell’energia e ai rallentamenti sulla catena di approvvigionamento. La mobilità elettrica è certamente la più esposta a questi rischi.
3. Industria informatica e digitale
Durante la pandemia, il mercato ha premiato molto l’industria digitale in tutte le sue forme: dall’hardware al software; dall’e-commerce all’e-learning; dallo smart working/schooling all’intrattenimento. Anche per questo settore non mancheranno gli investimenti pubblici (v. PNRR): attraverso la digitalizzazione, i governi puntano alla crescita della produttività nelle imprese e nelle pubbliche amministrazioni. Con la digitalizzazione dei modelli di business, di consumo e di amministrazione pubblica, aumentano anche gli investimenti in intelligenza artificiale, cyber security, tutela della privacy, blockchain, realtà aumentata etc..
4. Industria agroalimentare
Pur essendo uno dei pochi settori ad essere stati risparmiati dalla crisi pandemica (specialmente in Italia), si è comunque rivelato uno dei più dinamici. Le aziende agroalimentari, difatti, hanno saputo sfruttare al meglio strumenti come l’e-commerce per sopperire alla perdita della domanda derivante dalla ristorazione. Dalla produzione al packaging, l’industria alimentare è fortemente interessata dai processi innovativi in materia di sostenibilità ambientale e, per questo motivo, potrebbe essere tra le prime a beneficiare degli investimenti pubblici.
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Dopo una ripresa poderosa e repentina, la crescita economica rallenterà a causa di diversi fattori, tra i quali vi è il ritorno graduale di una stretta monetaria e fiscale. La maggior parte delle asset class presenta valutazioni molto elevate e, pertanto, una ricostruzione della riserva di liquidità all’interno dei portafogli aiuterebbe gli investitori nell’afferrare nuove opportunità, privilegiando la gestione attiva su quella passiva.
In tempi di alta inflazione, come da manuale, aumenta l’interesse degli investitori verso gli indici delle materie prime, oro in primis. In tal caso, potrebbe risultare vantaggioso prediligere metalli industriali che traggono maggiore vantaggio dai processi di decarbonizzazione e dai piani di sviluppo ecosostenibili.
Infine, sul fronte delle valute, il dollaro potrebbe continuare a rafforzarsi sull’euro fondamentalmente per due ragioni: l’indebolimento della bilancia commerciale dell’Eurozona ed il rientro accelerato della FED dalle politiche monetarie accomodanti.
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