Economia
Report, questa volta hai un pochino esagerato
Sono stato abbastanza colpito dall’ultima puntata di Report di Rai 3 trasmessa 24 maggio, perché solitamente fanno un buon giornalismo d’inchiesta e non mandano messaggi negativi, o che possono essere interpretati in modo negativo, o almeno questa è la mia opinione su Report.
In pratica la puntata della scorsa domenica, che l’ho rivista almeno tre volte per poter capire meglio se ero io che fraintendevo oppure no, ho notato non tanto disinformazione, ma l’intenzione di dare un messaggio surreale o non del tutto realistico.In pratica Internet sarebbe in grado di cambiarti la vita e che potrebbe rappresentare, e in alcuni casi già rappresenta per molte persone, uno strumento per uscire dalla crisi, e che permette “alla nuova classe media creativa di avere un futuro” grazie appunto alla rete e ,che, la rete, sia il bene in assoluto, o almeno quasi. Addirittura la rete permette a chiunque di “essere venture capitalist e creare opportunità e il tutto sarebbe in continua crescita”. In pratica sembrano le parole di Casaleggio sulla rete.
Comunque in un primo momento ero rimasto colpito dagli interessanti servizi della puntata di Report, ma dopo, soprattutto rivedendolo una seconda e dopo una terza volta ho dedotto alcuni messaggi non corretti, o così almeno li considero io, e in alcuni casi negativi, che vengono passati dal servizio.
Faccio alcuni esempi, più facili da capire.
Nella prima parte del servizio c’è un’esortazione di alcuni siti “rivoluzionari” come Airbnb piuttosto che Uber. In questo casi sembra, almeno da quello che io ho percepito dal servizio, che permettano di creare nuovi lavori e che consentano veramente di avere nuove opportunità. Per esempio quando parla di Uber, intervistando un ragazzo di Genova, che, “appena in cinque minuti si attiva su Uber” sfrutta l’occasione per recuperare la spesa che sostiene per andare in ufficio, una sorta di car sharing (che poi come lavoro fa un job sharing project). In questo caso sembra che Uber ti dia veramente un’opportunità di lavoro e che permetta di coprire i tuoi costi e che sia molto conveniente per l’acquirente.
Un altro esempio è Airbnb, piattaforma dove si può condividere le proprie abitazioni detto in altri termini, subaffittare stanze oppure appartamenti. In questo caso ci sono due esempi lampanti o addirittura allucinanti: il primo è relativo al responsabile di Airbnb Italia, che quando era all’università aveva iniziato a ospitare gente da tutto il mondo e, Matteo, riesce anche ad imparare le lingue straniere e conoscere mondi diversi. Onestamente mi verrebbe da dire: se invece di subaffittare studiavi lingue oppure geografia? Il secondo esempio, in altri termini potrei dire che è un po’ “diseducativo” è l’esempio della signora di Milano, che quando è in ferie lascia il proprio appartamento a degli sconosciuti greci, che viaggiando per lavoro, vanno in subaffitto da lei (??). E, sempre questa signora, lascia il lavoro fisso per fare un altro lavoro, e per arrotondare subaffitta la casa o fa car sharing con Blablacar. Oltre a questo nel servizio si sottolinea come si può fare soldi, ossia l’esempio di una ragazza americana, che lavorava in banca nel settore finanziario e lascia tutto per fare un ristorante indiano abusivo in casa alla sera.
Ora, posso essere d’accordo che la rete ti possa dare delle opportunità, ma mascherare queste opportunità in un nuovo business e lasciare il posto fisso, oppure per arrotondare subaffitti o prepari cene abusive, onestamente, mi sembra un po’ esagerato.
Oltre a questo, la giornalista Gabanelli, che solitamente l’ammiro, coglie subito l’occasione per mettere in cattiva luce Confersecenti e i taxisti, i quali si lamentano proprio perché queste opportunità non sono altro che esercizi abusivi di lavori altrui e che in sostanza è tutto denaro in nero. Ed è ovvio che ci sia del denaro in nero, non tanto verso queste piattaforme, che pagano le tasse in base alle commissioni incassate in qualche paradiso fiscale, piuttosto il cash incassato dagli utenti. Semplicemente se affitti il proprio appartamento tramite airbnb (ci sarebbe anche wimdu, ma a quanto pare non era rilevante la concorrenza ai fini del servizio), e non dichiari al fisco, in pratica si tratterebbe di affitto in nero. Questa volta Report sembra che non abbia capito dove si trovi l’illecito.
Un altro esempio che mi ha lasciato molto stupito è il sito Oilproject, dove “la scuola non è più quella scatola di mattoni in cui stiamo dalle 9 alle 14 etc..”, che in pratica offre la possibilità di trovare materiali scolastici, video ed esercizi in rete. Avresti anche la possibilità di raggiungere 10.000 visite, addirittura 2 milioni di persone e vedere anche quello che fanno i tuoi amici. “Non c’è ritorno economico”, si afferma durante l’intervista da parte di uno dei fondatori, il quale allo stesso tempo dice anche che ora guadagna molto di più di prima, di quando era dipendente pubblico. Dal mio punto di vista, anche questo esempio, si tratta di pura e semplice disinformazione.
Allo stesso tempo è sicuramente importante e da non trascurare, e che il legislatore dovrebbe intervenire a tutelare gli utenti e soprattutto evitare l’evasione fiscale, ma comunque non è da considerare la rete come elemento sacro ed inviolabile – quando sono i piccoli che fanno soldi per arrotondare, se invece sono i grandi come Amazon.
Chi volesse riguardare la puntata di Report, è sufficiente andare sul sito della RAI
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