Economia
Per l’appunto
Ci risiamo, la tentazione delle lezioni del presidente del consiglio è irresistibile.
Prima di lei solo Berlusconi, col suo contratto con gli italiani, era riuscito a essere altrettanto macchiettistico. Macchiettistico ovviamente agli occhi miei e di pochi altri, la maggior parte degli italiani ne sarà rimasta impressionata, un po’ come la mia vicina di casa di Firenze che era convinta che Renzi le rispondesse davvero su Facebook, poraccia.
Il signor Giorgia Meloni si è presentato adesso, con un bel video in cui espone il suo nuovo progetto editoriale, molto articolato: “Gli appunti di Giorgia”. La scenografia, sulla scrivania dove si prendono gli appunti, comprende anche tre pigne di ceramica allineate, verde, bianca e rossa, che da lontano ricordano un po’ la fiamma tricolore tanto amata. Un tocco di classe.
Spiega che sarà un diario, col nome GIORGIA ben in evidenza, affinché si capisca che è proprio il suo, di lei, o forse per ritrovarlo facilmente tra le centinaia di quaderni di appunti che la circonderanno, dove annoterà le sue impressioni, le sue idee, i suoi incontri, gli spunti che potranno esserle utili. Come fa da tempo, dice. E lo presenta con un faccino da studentessina che ha fatto bene i compiti e che si sente più furbetta delle altre, proprio delle sciattone, che invece non prendono nota di niente, in un’esibizione tipicamente adolescenziale, come lo era d’altro canto anche quella dell’ex cavaliere o di altri premier che volevano dimostrare che loro “facevano”. Per far vedere che bisogna “fare” e non disturbare quelli che “fanno”. Forse anche quelli che “fanno” ammoina.
Deve aver tempo da perdere il signor Giorgia, perché colla mole di lavoro che avrebbe, mettersi a compilare il diario della giornata… insomma, farlo accuratamente richiede tempo. Ci credo che poi vengono fuori quelle proposte squinternate che fanno irritare perfino la Confindustria, cioè i suoi potenziali sostenitori. Comunque ha anche detto, a sua discolpa, che “spera di riuscirci”.
Guardi signor Meloni, ascolti il mio consiglio, al di là dei contenuti da lei esposti nel video, molti dei quali sono stati già oggetto di contestazione e ben argomentata da giornalisti, opposizione, anche gente comune: lasci perdere gli appunti perché hanno il sapore del vecchio Bignami che serviva giusto per superare l’interrogazione e assuma qualcuno bravo che le dia delle vere idee e che prenda gli appunti per lei. Soprattutto uno che di estetica se ne intenda e anche di presentazione. Non mi dica che ce l’ha già, perché altrimenti va cambiato. Cioè, non è che lei non si sappia presentare, anzi, bisogna dire che da quando si è seduta sull’ambita poltrona un po’ è migliorata. Almeno non urla come quando faceva i comizi ed è già un miglioramento, perché nun se poteva sentì. Però il presidente del consiglio che prende appunti su un diario quasi scolastico dà una visione di lei piuttosto adolescenziale, e, mi spiace farglielo notare, quel periodo è ormai superato da mo’. A questo era riferita l’estetica. Vede signor Meloni, io credo che anche le persone che abbiano votato per lei, davanti a questi teatrini degli appunti, oppure quando lei fa delle mossette, usando un linguaggio corporeo da salotto rivolgendosi all’opposizione o a un interlocutore assente ma facendo finta che ci sia, come per far notare la sua superiorità in ogni campo, soprattutto di coerenza, di competenza e, ahinoi, di visione, anche loro abbiano dei brividi che corrono lungo la schiena. La sua arte retorica è un po’ superata, ci vuole qualcuno che glielo dica, lo apprezzi, ma per averne una migliore bisogna studiare un po’. E glielo dice uno che è stato in palcoscenico per quarant’anni. Manca di freschezza, si vede che è una decalcomania, è qualcosa di appiccicato e che non le appartiene. Lei appare come quella che vorrebbe far cadere le cose dall’alto ma in realtà è proprio quell’altitudine che latita. Uno che poteva fare cadere le cose dall’alto come petali di rose era François Mitterrand, se lo ricorda? Lasciò l’Opéra Bastille, la Bibliothèque Nationale de France, il Grand Louvre, La Défense… certo, hanno bisogno di un po’ di manutenzione, come tutte le grandi opere. Lei cos’ha messo nel quaderno degli appunti? Solo il Ponte sullo Stretto? Ahi, ahi, ahi…
Quell’attitudine alla grandeur, ma lì c’era e c’è ancora un istrionismo straordinario di quel soggetto, si vedeva nel caso del cavaliere d’Italia, veramente insuperabile: i sogni, la barzelletta, il contratto, la fidanzata, le cene eleganti… erano espedienti di un commediante consumato. E siamo sicuri che lì non ci fosse nessuno a suggerirgli alcunché, era tutta farina del suo sacco, perdinci. In questo l’ex cavaliere, nonché ex presidente del consiglio, nonché ex un po’ di tutto, ormai, era inimitabile: se avessi voluto creare una serata a tema “commedia all’italiana anni ’80” avrei chiamato lui, successo assicurato, anche perché colui riesce sempre, non so come faccia, a fare la battuta da imbonitore televisivo che rapisce il pubblico e lo spinge a comprare il prodotto anche se non ne ha bisogno. L’Italia non aveva per niente bisogno di lui ma lui ha fatto credere il contrario, e per ben quattro volte. Ma anche lui, al contrario di Mitterrand, a parte Mediaset, pro domo sua, non ha creato assolutamente nulla per il Paese.
Oggi la cosa è un po’ cambiata, ma si sa, la sovraesposizione gioca brutti scherzi, lo ha fatto anche col capitan de’ capitani, a lei molto vicino. Sembra però che lei non impari da questi esempi.
Come appare lei, quando fa le uscite tipo questa degli appunti di Giorgia, è esattamente come la sciura Marisa che ha il suo canale youtube per le amiche, spiegando come truccarsi o come fare il ragù all’antica. Si ha l’impressione di aver già visto dei video simili in tv regionali a circuito limitato. Oppure di incappare in una parodia di Crozza, ma lei, signor Meloni, supera la parodia, Crozza è in difficoltà. Lei cerca di essere convincente, ma si nota che anche lei non è convinta fino in fondo di ciò che sta dicendo e facendo. A che servono ‘sti appunti così meticolosamente presi sul quadernino mostrato in mondovisione? A mostrare che non ha ancora pensato a come risolvere i veri problemi del paese facendo un gran polverone su argomenti mediatici ma senza, alla fine, affrontare i nodi incancreniti della giustizia, della lotta alle mafie, del lavoro, dell’evasione, dell’uguaglianza civile, eccetera eccetera? Peraltro, la sua scuola di recitazione, se mai c’è stata, non era quella buona e il suo istrionismo sembra un déja vu.
Per esempio quando lei parla di reddito di cittadinanza e di lavoro sembra che lei abbia imparato a memoria una versione della realtà che le hanno scritto per sembrare logica. E nella sua esposizione il discorso sembra filare, come quando qualcuno racconta una storia: “Vede, signora mia, il lavoro c’è, è la gente che non vuole lavorare”. Risponde la signora mia, che magari non ha mai lavorato in vita sua e che è ricca di famiglia o per altre ragioni: “Come ha ragione, signor Meloni, tutta sta gente che se lamenta, ma che vonno? Scansafatiche. Ah, quando c’era lui…”
Non so dove abbia visto tutte queste aziende, forse quelle a cui ha chiesto lei, non dicendo quali, peraltro, che assumono disoccupati, immigrati o anche percettori del reddito di cittadinanza con contratto regolare. Sembra che il signor Meloni ignori o voglia ignorare che in Italia esiste un lavoro in nero enorme. Eppure molte persone che sono costrette allo sfruttamento, se vogliono mangiare, la propria condizione l’hanno espressa in più occasioni, intervistate qui e là. Ci sono stati servizi di Report e di altre trasmissioni in cui si metteva in evidenza come diverse aziende agricole, per esempio, in Piemonte o nelle Puglie, ma ci sono dappertutto, usassero gli stranieri come schiavi, quasi, facendoli vivere nelle stalle – tanto, venendo dall’Africa ci sono abituati, no? – e, ovviamente, non mettendoli in regola e pagandoli una miseria. Oppure tutte le persone giovani e meno giovani, munite di un ciclomotore, che portano pizze e affini a domicilio. Vada a informarsi in che condizioni lavorano. Oppure a tutti i magazzinieri, o garzoni di bottega, o shampiste o aiuto cuochi o camerieri, non assunti regolarmente e che magari fanno orari prolungati non retribuiti, sono aziende anche quelle. Un mondo sconosciuto alla redazione degli “Appunti di Giorgia”, secondo cui tutte le aziende vorrebbero assumere regolarmente, con tredicesima, quattordicesima, ferie, assicurazioni, e tutti i benefici di un’assunzione regolare. E il frammento di video in cui una sconsiderata partenopea dice che sarà costretta a rubare appena non percepirà più il reddito di cittadinanza, da lei subito stigmatizzata con aria e sorrisetto superiore, facendo notare che tra rubare e lavorare c’è una bella differenza, perbacco! Ma l’autore di codesti appunti vive nel paese delle meraviglie ed è sicuro che il lavoro, per chi vuole lavorare, c’è, e non capisce che chi percepisce il reddito di cittadinanza è riuscito, per la prima volta nella sua vita, a sfuggire alla morsa del ricatto e al ricatto della Povertà. Certo, nel frattempo bisogna creare lavoro, dignitoso, ma lei sa che cos’è il lavoro signor Meloni? O, meglio, conosce tutte le tipologie di lavoro, da quello pesante a quello intellettuale (che può essere pesante anche quello, in maniera diversa da quello muscolare)? I lavori possibili sono innumerevoli e variano da territorio a territorio, ma lei sa come nascono, come possono nascere, come possono svilupparsi o no? Lei dalla sua comodissima poltrona politica, finanziata da tutti noi, spara sentenze sulle aziende che aprono e chiudono. Eppure, se le fosse sfuggito questo piccolo particolare, c’è stata una pandemia imprevista negli ultimi anni. Solo per fare un esempio, chi aveva appena aperto un’attività al pubblico, come un bar, un ristorante o qualsiasi altra cosa, magari investendoci, inventandosi un lavoro e speranzoso di farcela, ha dovuto chiudere dopo pochi mesi perché la pandemia ha azzerato le presenze, magari con un mutuo da pagare che non ha potuto pagare perché non ha avuto introiti. Mica è una furbata per non pagare le tasse. Ma lei lo conosce il lavoro, sa com’è fatto, in che bolla vive? Certo, ci sono anche i furbastri, fatta la legge trovato l’inganno, ma persegua quelli, non tutti in assoluto, ogni caso è diverso. Invece i suoi provvedimenti equivalgono a buttar via il bambino coll’acqua sporca.
Un lavoro che lei potrebbe creare, onnipotente presidente del consiglio signor Giorgia Meloni, sarebbe, per esempio un milione di piantatori d’alberi per il nostro bel territorio martoriato da frane e smottamenti. Non un milione di alberi come proponeva il suo collega ex cavaliere, che potrebbero appena riforestare una valle delle Alpi o degli Appennini. Non ci vuole molto, proponga, anzi, prenda appunti: lasci all’Arma il compito di difendere il territorio non dai barbari che vogliono conquistare l’Italia ma dagli attacchi meteorici. Oppure proponga, certo, a chi può lavorare mica agli storpi e ai ciechi, un bel contratto a tempo indeterminato all’ANAS, per risanare le strade dello Stivale, assai malridotte. Prenda, prenda appunti, e ne parli col suo ministro alle infrastrutture che gongola per il Ponte sullo Stretto.
“Gli appunti di Giorgia” lasciano perplessi perfino la Banca d’Italia, covo di pericolosissimi comunisti, che ha fatto degli appunti agli appunti. Dicono da Bankitalia che i limiti al tetto del contante, così come lo prospettano codesti appunti, va contro il Pnnr e la modernizzazione del paese. Caspiterina. Forse il signor Giorgia non ha preso bene gli appunti mentre si consultava con economi oppure ha travisato la lezione, oppure a lezione proprio non c’è andata per mancanza di tempo, dovendo cercare in cartoleria il quaderno giusto e con i caratteri di GIORGIA, e ha scritto ciò che le pareva coerente col suo pensiero. L’ha trovato da Pineider o all’OVS? Ho un’amica che si chiama Giorgia e vorrei regalargliene uno per Natale, è una che prende molti appunti.
Tornando all’istrionismo, diciamo che la nostra politica ne ha sempre forniti esempi eccellenti. Ne ha anche vicini a lei: il nuovo presidente del Senato, per esempio, è un cabarettista esperto, riesce a essere comicissimo quando si sveglia col piede giusto, sembra quasi Fiorello che imita lui, anche lui da invitare a una cena elegante per far figura, ti tiene su la serata colle sue battute fulminanti. Supera perfino Grillo, che, diciamolo, è stato un grande comico, peccato abbia abbandonato la sua strada.
In questi ultimi tempi anche Renzi, un po’ appannato e defilato da quando non viaggia più su alte percentuali, e Calenda hanno dato del loro meglio (o peggio), in quanto a retorica e attorialità, e poi c’è il Lucignolo degli istrioni, il suo vicepremier capitanissimo. Lui è imbattibile nelle sue giravolte esibizionistiche, anche per un uso smodato dei social e, soprattutto, dei contenuti che veicola.
Dia retta, studi un pochino, investa: assuma attori come Al Pacino o Robert De Niro e si faccia spiegare come conquistare l’audience, punti in alto. Potrebbe migliorare, di sicuro, anche se un talento innato per le arti rappresentative ci vuole e lei, secondo la mia modesta opinione di musicista e attore, non ce l’ha. E come se aspettasse l’applauso della claque che non sempre c’è, è un vorrei ma non posso. Però, può migliorare. Potrebbe fare di più, come dicono a scuola.
Provi a recitare (privatamente, per amor di Dio!) le poesie di Giuseppe Gioachino Belli e di Trilussa, che a lei sicuramente sono più familiari per via dell’idioma, e poi cerchi di trasferire, curando magari un po’ la dizione, la sua interpretazione nella direzione dei versi satirici di Giuseppe Giusti o dei grandi autori del Settecento come l’abate Casti che, pur essendo di Acquapendente (VT), fu un eccelso poeta e librettista in lingua toscana.
Ecco, di Giusti declami nella sua stanza Lo Stivale, anche perché l’Italia è un tema a lei caro, e si soffermi a dare un senso ai versi:
Ma l’infilarmi poi non è sì facile,
né portar mi potrebbe ogni arfasatto;
anzi affatico e stroppio un piede gracile,
e alla gamba dei più son disadatto;
portarmi molto non potè nessuno,
m’hanno sempre portato un po’ per uno.
Potrebbero farla riflettere sulla guida dello Stivale.
Si guardi i video del compianto Luigi Proietti, lui era un vero maestro, riusciva a fare la maschera romanesca ma anche lo snobissimo Conte Danilo della Vedova Allegra. Osi, se vuol proporre Gli appunti di Giorgia, ma nel senso appropriato. Altrimenti eviti.
E si ricordi di quel 38% di astenuti che sono sempre pronti a divorare il suo 30% non appena si presenterà qualcuno di credibile all’opposizione. Soprattutto ricordi il pieno che avevano fatto Renzi e Salvini che si è dissolto come neve al sole per la loro smania di sovraesposizione. Prenda appunti.
P.S. Sono convinto che, ahimè, Gli appunti di Giorgia prima o poi diventeranno un libro vero, edito e riedito, magari da Rizzoli, che ha già pubblicato Io sono Giorgia, che suona come i vari libri manifesto dei potenti che si sono avvicendati nello Stivale. Ce n’è un sacco, da Matteo Renzi, autore della Mossa del Cavallo, Berlusconi con Una storia italiana, Matteo Salvini nell’intervista allo specchio con Chiara Giannini, Io sono Matteo Salvini, vari ex presidenti della Repubblica hanno scritto di sé e dei loro progetti, andando indietro nel tempo ritroviamo Mein Kampf, di un certo Hitler e così via. Gli appunti di Giorgia sembrano proprio la ricetta per sbandierare agli occhi beoti del popolo un progetto che non c’è ma che si vuol far credere che ci sia. Si pregano i ghost writer di non esagerare, almeno negli appunti.
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