Economia
Mafia: la mappa delle lavatrici di denaro sporco
Quando un panno è sporco lo si passa in lavatrice. Un giro a 60 gradi e il risultato è presto detto: il panno ritorna lindo e pinto come e più di prima. Quando si parla di riciclaggio di denaro il meccanismo è il medesimo; né più né meno. Un bel giro in lavatrice e il gioco è fatto.
Nell’ultima relazione semestrale pubblicata (primo semestre 2014), la DIA – Direzione Investigativa Antimafia – dedica un intero capitolo al riciclaggio di denaro sporco e alle direttrici seguite da questo.
Parliamo, quindi, di una vera e propria emergenza, resa – parole della DIA – più che mai d’attualità per la capacità che sempre più hanno i clan nel riciclare denaro sporco alla luce del sole, depistando indagini e inquirenti.
Il riversamento di tutto questo denaro illecito, poi, manda in panne l’economia legale, con sproporzioni enormi in termini di concorrenza, appalti, attività, costo del lavoro. Parliamo di un problema devastante: nel primo semestre del 2014 le segnalazioni di operazioni sospette sono state 9011: si va dai bonifici, al prelevamento di denaro liquido, al versamento, e così via. Insomma: pratiche normalissime, che noi tutti facciamo ogni santo giorno, ma che – per le mafie – costituiscono la chiave di accesso alle lavatrici di denaro sporco.
Ma le segnalazioni da quali Regioni d’Italia arrivano? La risposta è fin troppo facile: da tutte. Poi, se andiamo con la lente d’ingrandimento, scopriamo che al primo posto per numero di segnalazioni sospette c’è il Lazio, poi la Lombardia, la Puglia, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Piemonte, la Sicilia, la Campania, il Veneto, e via via le altre. Nelle prime dieci posizioni ci sono cinque Regioni del Nord, due del Centro e tre del Sud (tanto per ribadire che al Nord la mafia non esiste!).
@giulio_serra
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