Economia

Le cifre della Cannabis legalizzata

2 Ottobre 2015

Con la notizia dell’inserimento nel calendario trimestrale della Camera dei Deputati della proposta di legge bipartisan sulla legalizzazione della Cannabis, si riapre inevitabilmente il dibattito tra le forze politiche, con i partiti di minoranza tradizionalmente favorevoli che gioiscono e la maggioranza che rischia di spaccarsi.

Ma legalizzare la Cannabis conviene o no?

Per capirlo, già nel 2012, durante gli ultimi mesi del governo tecnico di Mario Monti, furono compiuti studi di settore per capire se la legalizzazione delle cosiddette droghe leggere (marijuana e hashish) potesse portare benefici fiscali concreti analizzando i possibili oneri ed onori per le casse dello stato.

La domanda che si pose il governo fu la seguente: quanto costano ora le droghe leggere senza legalizzazione, o in altri termini, quanto costa il proibizionismo? Secondo quanto riportato da un rapporto del governo italiano risalente al 2012, pubblicato da “Il Manifesto”, la proibizione della cannabis implica un costo fiscale di circa 38 miliardi di euro, a fronte di 15 miliardi per la cocaina e 6 per l’eroina. Cifre importanti, che in un lungo periodo potrebbero essere utilizzate per abbattere il debito pubblico italiano o per investire nell’edilizia scolastica o ancora per combattere lo stesso narcotraffico.

Se si guarda alla legalizzazione di cannabis ed hashish, di gran lunga le droghe più diffuse in Europa,applicando la stessa normativa fiscale del mercato dei tabacchi e delle bevande alcoliche, si stima che l’erario nazionale incasserebbe ben 8 miliardi l’anno di tassazione sulle vendite. Tuttavia tale cifra del report montiano è comunque prudente: se si volessero considerare i benefici complessivi per l’economia del paese, derivanti dalla sottrazione di un grande giro d’affari alle narcomafie, la convenienza aumenterebbe di gran lunga.

Detto ciò e guardando alle esperienze degli altri Stati, ha senso continuare a lasciare che sia la criminalità organizzata a rifornire i circa quattro milioni di italiani che consumano le droghe leggere? Grazie all’esperienza di paesi come l’Uruguay e di alcuni stati americani (Colorado e Washington) che hanno legalizzato la produzione e la vendita della marijuana per uso ricreativo e terapeutico, si è aperta una prima breccia nell’ordine proibizionista ed è possibile iniziare a misurarne gli effetti. In Colorado a giugno 2014, dopo 6 mesi dalla legalizzazione della vendita al dettaglio e 18 mesi dalla decriminalizzazione, gli incidenti d’auto non sono aumentati e i reati sono persino diminuiti, secondo la polizia di Denver (non è stata necessariamente la legalizzazione a ridurre il crimine, ma di certo non ne ha prodotto un aumento). L’eliminazione delle pene detentive per i piccoli reati connessi alla marijuana fa risparmiare al Colorado tra i 12 e i 40 milioni di dollari l’anno, mentre il gettito fiscale della legalizzazione nei primi 6 mesi del 2014 è stato superiore ai 30 milioni di dollari (comprendendo la marijuana per uso medico). Inoltre per volontà degli elettori, le entrate fiscali saranno destinate al sistema scolastico e alla sensibilizzazione contro l’abuso di stupefacenti.

Riassumendo, confrontando e analizzando i dati che arrivano dai paesi precursori in questo senso, è possibile affermare che legalizzando il mercato delle droghe leggere ed imponendo una tassazione sufficientemente alta da non promuovere il consumo, ma non troppo per evitare di incentivare il ricorso al mercato illegale, lo stato risparmierebbe e riscuoterebbe entrate oggi interamente assorbite dal mercato criminale. A conti fatti si tratterebbe di grandezze fiscali non di poco conto considerando che, ad esempio, lo stato nel 2014 ha incassato circa 3,5 miliardi di euro (nemmeno la metà di quanto potrebbe ottenere tassando la vendita di marijuana e hashish) dalla riscossione di Imu e Tasi sulla prima casa.

Considerato che la repressione proibizionista non dà risultati positivi né sul lato dell’offerta e né sul lato della domanda delle sostanze proibite, la sensazione è che in Parlamento si debba veramente incominciare a prendere sul serio la questione e discuterne senza pregiudizi od opposizioni ideologiche.

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