Economia
La rivincita della Curia: si dimette l’incaricato della trasparenza vaticana
Libero Milone ha lasciato, il 19 giugno. Se non sapete chi sia, questo è già, di per sé, un segnale del fatto che, le cose importanti, non serve più nasconderle o smentirle: non interessano nessuno.
Libero Milone è un professionista (laico) nominato da Papa Bergoglio nel maggio 2015 come Revisore dei Conti dello Stato di Città del Vaticano. Questa nomina segue quella del famoso poliziotto svizzero René Brühlhart a capo della FIU Vaticana (si chiama AIF Autorità di Informazione Finanziaria, l’ufficio che investiga prima che arrivi una notizia di reato), ed in entrambi i casi Papa Francesco aveva garantito una squadra di non prelati, indipendenti, esperti del settore – cosa che era effettivamente avvenuta. Ma da lì in poi l’autorità del Papa non è bastata più. Se lo IOR (la banca vaticana) ha chiuso molti dei conti correnti “imbarazzanti”, evitando in questo modo di dover consegnare ai nuovi controllori i dati sugli intestatari e sulla movimentazione, l’APSA (Administratio Patrimonii Sedis Apostolicae), che corrisponde contemporaneamente al Ministero delle Finanze, del Tesoro, alla Banca Centrale ed alla CDP, si è messa per traverso ed ha dichiarato guerra.
In questi 25 mesi ne sono successe di tutti i colori: resistenza passiva (nemmeno su ordine espresso del Papa hanno consegnato i documenti richiesti), divieto per la squadra di Milone di mettere il naso fuori dei propri uffici, falsificazione dei dati circolanti, scandali Vatileaks, ed a nulla è valsa la battaglia del grande alleato di Milone, il Cardinale australiano George Pell, nominato dal Papa a capo della neonata Segreteria dell’Economia Vaticana – un altro ente costituito per togliere potere ai prelati dell’APSA. Quali sono i motivi per cui APSA non vuole trasparenza, a costo di sfidare il Papa? Perché se lo facesse, crollerebbe tutto.
Da decenni APSA perde soldi. I bilanci di questo ente non subiscono alcuna certificazione, nessun controllo, e tutti sanno che sono cifre campate in aria. Ogni anno, da un decennio, i bilanci vengono chiusi in rosso, ma Papa Francesco si è rifiutato di firmarli, ed infatti il bilancio 2016 non è nemmeno ancora stato presentato. Ufficialmente il Vaticano perde tra i 12 ed i 19 milioni l’anno, cifra mitigata dai risultati utili di IOR (altro bilancio fantasmatico), che nel 2015 avrebbe chiuso con un utile di 36 milioni. Ma accanto a ciò esiste un patrimonio di circa 1,4 miliardi ufficiali di liquidità, che per tradizione non viene inserito a bilancio. Bergoglio non è riuscito ad ottenere questo passo. Ma allora qual è la situazione reale? Non si sa. Certamente il Vaticano soffre di una profonda crisi di pubblico. Come nel caso della musica pop, ai concerti locali (le messe parrocchiali) non va quasi più nessuno (le cifre ufficiali dicono che, dal 1966 al 2016, la flessione sia dell’89,4%), e le chiese si riempiono solo per battesimi, matrimoni, comunioni, cresime e funerali. Come nel caso dei Rolling Stones, nonostante la vecchiaia e la decadenza fisica, un’apparizione live del Papa richiama milioni di persone.
In soldoni: le chiese raccolgono pochissimo. Per finanziare l’immenso apparato della Chiesa Cattolica ci sono tre mezzi soltanto che garantiscano entrate continue ed ingenti: il commercio offshore, lo sviluppo di strumenti finanziari occulti, i contratti assicurativi sul contrabbando. Proprio ciò che Giovanni Paolo I e Francesco I avrebbero voluto distruggere. La Curia ha accettato la decapitazione del Paperon de Paperoni odiato anche dall’ecclesia, il Cardinale Tarcisio Bertone, ma non può e non vuole rinunciare ai collegamenti con le sètte, con le organizzazioni di stile massonico (come l’Opus Dei, ma ce ne sono di peggiori), alle operazioni che in altri Paesi sarebbero illegali o addirittura scopertamente criminali. AIF e Revisore del Vaticano servono solo per ottenere che il Vaticano venga tolto dalla Black List dei Paesi offshore – una lista che comporta un embargo ed una serie di misure coercitive gravi. Questo risultato è stato ottenuto, ed ora il Vaticano, che Dio lo voglia o no, con le dimissioni di Milone torna ad essere uno dei cardini del sistema criminale mondiale. Cosa accadrà dei dipendenti? Cosa faranno i componenti della squadra dell’AIF? Ufficialmente non cambia nulla. Ma se fossi uno di loro cercherei un altro posto di lavoro al più presto. La Chiesa Cristiana non è migliore del PD. Se i revisori interni del Monte dei Paschi cadono come mele mature dai balconi, non è detto che cose analoghe non possano accadere anche al Vaticano. Poi non prendetevela con David Yallop se, alla veneranda età di 80 anni, fosse costretto a scrivere un nuovo libro…
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