Economia

Il futuro delle startup? Sempre più in Europa

5 Febbraio 2015

Il futuro delle startup tecnologiche? E’ in Europa. A rivelare la nuova tendenza è il Billion Dollar Club, ovvero la ristretta classifica – stilata da Wall Street Journal e Dow Jones VentureSource – delle società high tech valutate almeno un miliardo di dollari (che abbiano raccolto fondi negli ultimi tre anni e che tra gli investitori abbiano almeno un venture capital), nella quale per la prima volta compaiono ben cinque startup del Vecchio Continente.

Si arricchisce dunque la truppa a ruota della società europea più nota e più alta in classifica (14esima nel mondo): la svedese Spotify, fondata nel 2006 e capace di raccogliere fondi per oltre mezzo miliardo di dollari. L’app musicale, scaricata da più di 50 milioni di utenti, nel 2013 era già valutata 4 milioni: un decimo della prima in classifica, il brand di telefonia mobile cinese Xiaomi (raccolta 1,4 miliardi, valutazione 46 miliardi), seguita dal plotone della Silicon Valley con le più note Uber, Snapchat, Air BnB, Dropbox e Pinterest (tutte, tranne l’ultima, nel ristrettissimo club di quelle che valgono almeno 10 miliardi) sparse nella top-ten, e dal portale di e-commerce indiano Flipkart, al sesto posto con una valutazione di 10 miliardi.

L’ultima europea in ordine di tempo a entrare nel club dei big, e subito a ridosso della top-20, è la startup inglese Powa Technologies: la società fondata da Dan Wagner con sede a Londra, è stata valutata pochi mesi fa 2,7 miliardi di dollari (circa 2,34 miliardi di euro), dopo che una serie di importanti investitori ha creduto nella sua soluzione di mobile commerce, attraverso l’app PowaTag.  Powa Tag va oltre l’e-commerce e consente non solo di acquistare tramite smartphone, ma anche di scegliere il prodotto scattando una semplice foto (che viene appunto taggata) che riconosca il Qr code (su internet, su una rivista, sulla vetrina di qualche negozio, etc) o registrando un messaggio pubblicitario audio.

Si chiama “instant shopping” e ha istantaneamente fruttato alla società britannica, fondata nel 2007, la bellezza di 156 milioni di dollari di finanziamenti, in sole due tornate di fundraising. In particolare, da un solo importante fondo d’investimento, Powa ha ricevuto quasi 100 milioni, una cifra mai erogata (da un fondo) in precedenza a nessuna  start up di tecnologia. Neanche a Uber, seconda in classifica dietro a Xiaomi per valutazione, ma al primo posto in assoluto per investimenti ricevuti: come è noto, la startup di ride sharing, fondata a San Francisco cinque anni fa, ha ricevuto il sostegno delle grandi banche e di Google (che da sola, nel 2013, ha messo a disposizione circa 250 milioni) per un totale di quasi 3 miliardi di dollari.

Partendo da molto meno si è ritagliata un posto nel Billion Dollar Club anche la giovane startup berlinese Delivery Hero: il servizio online di food delivery, fondato nel 2010 e con una rete attuale di 23mila ristoranti in 23 Paesi, ha raccolto 350 milioni di dollari e ora, secondo Wsj e Dow Jones, vale già due miliardi. Arriva invece dall’Olanda Adyen: fondata quasi dieci anni fa, ha raccolto circa 150 milioni e lo scorso dicembre è stata valutata 1 miliardo e mezzo. Adyen consente a tutti i commercianti (hanno aderito in 3.500 nel mondo) di accettare pagamenti internazionali online  di ogni tipo, persino il BitCoin, attraverso la recente integrazione con BitPay. La più bassa in graduatoria, ma la seconda a entrarci dopo Spotify, è infine l’altra inglese Shazam: la popolare app che riconosce brani musicali vale dal gennaio 2014 esattamente un miliardo di dollari. A quando la prima startup italiana?

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