Economia
Il cambiamento radicale proposto da Carlo De Benedetti
L’Ingegner Carlo De Benedetti ha ricoperto ruoli di grande rilievo nel settore industriale, finanziario, culturale del nostro Paese. Nato a Torino nel 1934, a quarant’anni ha costituito il gruppo C.I.R, è stato amministratore delegato della Fiat e dell’Olivetti, Presidente del Gruppo Editoriale L’Espresso e nel 2020 ha fondato il quotidiano Domani. Già autore in passato di due saggi politici per Mondadori ed Einaudi, ha da poco pubblicato con Solferino un agile e interessante volume, “Radicalità. Il cambiamento che serve all’Italia”, sostenendo la necessità di una decisa trasformazione dell’assetto politico e sociale della nostra nazione.
La prima parte del libro offre un’analisi spietata delle condizioni in cui versa l’Italia, stretta tra la crisi energetica e quella climatica, economicamente sull’orlo della recessione, guidata da una classe politica inadeguata, con vasti strati della popolazione in povertà. La stagnazione, aggravata dalla corruzione dilagante e dalle infiltrazioni mafiose negli apparati dello stato, esige quindi che si operi un cambiamento radicale, ben al di là dei timidi aggiustamenti tattici dell’esistente che vengono proposti dalla prudenza di tutti i partiti. Il giudizio dell’autore sia sul ventennio berlusconiano, sia sui pasticciati governi che l’hanno seguito è severissimo. Implacabile la sua valutazione della condotta del PD: “una compagine dominata da baroni stanchi, generali rimasti senza esercito dopo aver conquistato la borghesia e perduto il popolo… Un partito irriformabile, dilaniato e avvitato nei propri psicodrammi interni anziché proiettato nella soluzione di problemi reali: l’equivalente di una seduta psicoanalitica sul ponte della nave che affonda, senza neanche l’orchestrina”. Ritiene pertanto indispensabile sia la formazione di una classe dirigente che abbia la competenza necessaria a guidare il paese in una contingenza difficile come l’attuale, sia l’irrobustimento di un’opposizione che sappia contrastare il declino democratico cui siamo avviati.
La debacle del socialismo europeo, fatta eccezione per la Spagna, è una realtà incontestabile, sotto gli occhi di tutti. Si impone quindi la nascita di un nuovo socialismo, solidamente ambientalista e orientato in primo luogo a difendere la dignità del lavoro. Salvezza del pianeta e occupazione sono i temi su cui si gioca la partita del futuro. Per ciò che riguarda la nostra nazione, le condizioni da rispettare perché il paese ritrovi le coordinate su cui muoversi sono una nuova legge elettorale per recuperare il concetto di rappresentanza e il ripristino del finanziamento pubblico, onde evitare l’instaurarsi di una pericolosa plutocrazia che garantisca la gestione del potere solo a chi ha i mezzi finanziari per farlo.
Le proposte caldeggiate da De Benedetti per la salvaguardia dell’ambiente sono concrete e sensate: fermare il consumo del suolo e l’edificazione selvaggia attraverso la rigenerazione e la riutilizzazione delle costruzioni esistenti, incentivare le energie pulite e l’economia circolare, riqualificare abitazioni e mezzi di trasporto con il risparmio energetico, prendendo esempio dalle leggi e dai controlli più rigidi applicati in Svizzera e nell’Europa del nord.
Dove recuperare le risorse per attuare le riforme? Indirizzando il Pnrr verso progetti mirati di interesse comune, senza vagheggiare inutili e pionieristiche “grandi opere”. A tal fine bisogna ripensare il sistema di tassazione con l’introduzione di una patrimoniale che colpisca i grossi capitali, alzare la tassa di successione e combattere l’evasione fiscale anche attraverso un drastico abbassamento della soglia dei pagamenti in contante, accrescere gli introiti nelle casse comunali commisurando al reddito le multe e le sanzioni stradali. È indispensabile ridistribuire ricchezze e risorse per salvaguardare il potere d’acquisto delle classi più povere, introdurre il salario minimo e adeguare gli stipendi esistenti al costo effettivo della vita, garantendo parità di retribuzione tra donne e uomini.
La politica deve soprattutto accelerare il rinnovamento nel modo di pensare il lavoro e le strutture produttive del nostro paese. Tante sono le proposte suggerite a tale fine: incentivare le persone a specializzarsi e a formarsi, anche introducendo una forma di servizio civile per i giovani; aumentare la competitività nei mercati, sostenere il welfare per appoggiare l’impiego femminile liberandolo dalle cure domestiche, dinamizzare il marketing, promuovere la digitalizzazione e l’innovazione informatica, valorizzare la ricerca universitaria, gestire correttamente lo smart working, motivare la creatività, riscoprire un ruolo più combattivo dei sindacati (l’autore rivolge un commosso ricordo a Luciano Lama e Bruno Trentin),
Il capitalismo non è all’altezza del nuovo mondo che si sta configurando: la svalutazione del dollaro rispetto all’euro, la ridotta competitività nelle esportazioni, l’aumento del costo del debito, l’inflazione, la crescita dei tassi d’interesse sono fattori che produrranno meno consumi, meno produzione, meno occupazione, e quindi un’inevitabile recessione. In Italia questo stato di cose finirà per aggravare la frattura esistente tra nord e sud, che la proposta dell’autonomia differenziata presentata dall’attuale governo renderà inevitabile. A un quadro economico e finanziario molto critico, si aggiungono le minacce del cambiamento climatico, con la siccità che mette in pericolo la produzione agricola, la guerra in Ucraina e la possibilità di nuove epidemie, al punto che il mondo sembra vacillare sull’orlo di un burrone.
Sulla base di un’attenta analisi dell’attuale situazione geopolitica, De Benedetti azzarda una tragica profezia: l’ineludibile conflitto militare che opporrà Cina e Stati Uniti, probabilmente innescato dalla crisi di Taiwan e poi combattuto per il dominio del Pacifico. “Le mosse americane in Estremo Oriente sono del tutto analoghe a quelle già fatte in Ucraina: addestramento per le truppe locali, mappatura del territorio per capire dove e come offrire sostegno, fornitura di materiali per anticipare le necessità. Si chiama setting the theatre, preparare il terreno”.
C’è spazio ancora per qualche ottimismo? De Benedetti ritiene di sì. L’Italia, che gode di una straordinaria concentrazione di bellezza, cultura e intelligenza, può dare un contributo reale al mondo e alla democrazia, giocando al proprio interno una partita di civiltà per ricostruire uno spazio sociale equo e coeso, rieducando i propri cittadini alla partecipazione politica, valorizzando le virtù e i talenti che possiede e diventando così la testa di ponte del Rinascimento europeo.
CARLO DE BENEDETTI, RADICALITÀ – SOLFERINO, MILANO 2023, p. 92
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